La contestazione della Procura parte da un fatto raccontato ai pm da Parnasi, l'imprenditore ritenuto a capo dell'associazione a delinquere al centro dell'indagine. Il costruttore raccontò di aver chiesto all'esponente del M5s un nome di una persona per il ruolo di responsabile delle relazioni istituzionali in una delle sue aziende. L'assunzione non si concretizzò mai
L’assessore allo Sport del Comune di Roma Daniele Frongia è indagato per corruzione. L’iscrizione è avvenuta nell’ambito dell’inchiesta che ha come oggetto principale il progetto del nuovo stadio sulla Roma e che ha al centro l’imprenditore Luca Parnasi, l’imprenditore romano accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati contro la pubblica amministrazione e tra questi episodi di presunta corruzione. È da questo procedimento che è nato anche il filone di indagine che ieri ha portato all’arresto dai parte dei carabinieri del nucleo Investigativo di Roma del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.
La contestazione a Frongia – che si è autosospeso e ha rimesso le deleghe – è dovuta a una vicenda raccontata da Parnasi ai pm in uno dei suoi interrogatori, di cui il Fatto Quotidiano aveva già raccontato a settembre: qualche tempo prima del suo arresto, avvenuto nel giugno 2018 e poi revocato, aveva chiesto all’assessore M5s il nome di una persona da inserire come responsabile delle relazioni istituzionali di una sua società, la Ampersand. Frongia – sempre secondo il racconto di Parnasi – avrebbe proposto una donna di circa 30 anni, ma la possibile assunzione svanì quando arrivarono gli arresti. Parnasi parlando con i pm negli interrogatori è sempre stato chiaro: mai ricevuto pressioni o richieste di favori da parte di Frongia. La posizione dell’assessore potrebbe andare dunque verso l’archiviazione.
Sentito dal Fatto, Frongia spiega: “Ho appreso di essere coinvolto nell’indagine ‘Rinascimento’ del 2017, per la quale non ho mai ricevuto alcuna comunicazione, elezione di domicilio o avviso di garanzia. A seguito di informazioni assunte presso la Procura, il procedimento a mio carico trarrebbe origine dall’interrogatorio di Parnasi del 20 settembre 2018, già uscito all’epoca sui giornali, in cui lo stesso sottolineava più volte di non aver mai chiesto né ottenuto favori dal sottoscritto. Con il rispetto dovuto alla magistratura inquirente, avendo la certezza di non aver mai compiuto alcun reato e appurato che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, confido nell’imminente archiviazione del procedimento risalente al 2017”.