“Secondo me ha parlato quello là, come minchia si chiama..Tuzzolino”. I magistrati indagavano ma i massoni “riservati” sapevano già tutto. Per questo la frase è rientrata tra le centinaia di intercettazioni raccolte dai carabinieri nell’ambito del blitz che ha svelato l’esistenza di un associazione segreta a Castelvetrano, in provincia di Trapani
“Secondo me ha parlato quello là, come minchia si chiama..Tuzzolino”. I magistrati indagavano ma i massoni “riservati” sapevano già tutto. Per questo la frase è rientrata tra le centinaia di intercettazioni raccolte dai carabinieri nell’ambito del blitz che ha svelato l’esistenza di un associazione segreta a Castelvetrano, in provincia di Trapani. A parlare era il commercialista Gaspare Magro intercettato al telefono con Giovanni Lo Sciuto, ex deputato all’Ars e uomo di punta del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Il professionista era iscritto alla loggia massonica Hypsas, tra gli elenchi del Centro sociologico italiano e da stamattina si trova in carcere, così come il politico castelvetranese. I due fanno parte della stretta cerchia di persone che – secondo le indagini – avevano costituito una piccola loggia coperta, senza nome e senza sede. A margine delle logge regolari.
Il gip ha riconosciuto l’appartenenza all’associazione segreta di almeno otto persone. Oltre a loro due ci sono l’ex consigliere comunale Giuseppe Berlino, il poliziotto Salvatore Passanante, l’ex vice sindaco Enzo Chiofalo, l’ex sindaco Felice Errante e l’attuale candidato Luciano Perricone. Inoltre la Procura aveva chiesto anche l’arresto di un avvocato, Vincenzo Salvo del foro di Marsala (cognato di Magro) che difende molti tra complici e familiari del latitante Messina Denaro. Si incontravano in “apparenti convegni culturali” ma “le decisioni di maggior rilevanza avvenivano durante cene, serate conviviali e incontri alla pizzeria Myros”, prima di proprietà di Passanante e poi ceduta a Rosario Allegra, cognato del boss di Castelvetrano.
Nel novembre 2016 Lo Sciuto aveva appreso dell’esistenza di un’indagine riservata su suo fratello Antonino. “Ci sono ventitre avvisi di garanzia per la massoneria”, gli rivelava un tale Arturo Corso che aveva appreso della notizia da un carabiniere di Mazara del Vallo e aggiungeva: “C’è pure tuo fratello!”. Il blitz era davvero imminente “Tra l’altro – dice Corso – i giudici lo sai perché non lo fanno? Perchè sono tutti massoni!”. Il politico castelvetranese attivava i suoi canali ma la prima decisione era quella di imporre al fratello e a Gaspare Magro la cancellazione dalle logge massoniche d’appartenenza. “Il problema lo sai qual è – diceva Lo Sciuto parlando con Magro – colpiscono lui e mettono in evidenza a me, hai capito o no? Il problema qua non è che sono io, per mezzo mio c’è lui, hai capito?”.
Secondo i due, l’indagine era di competenza della Dda di Palermo che “ipotizzava un legame “mafia-massoneria” basato sulle dichiarazioni dell’allora collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino”. Adesso il collaboratore si trova ai domiciliari in seguito a una condanna per calunnia e non fa più parte del programma di collaborazione. Il gip di Caltanissetta lo definì un “bugiardo patologico” perché aveva riferito di alcune minacce d’attentato che poi si erano rivelate false. All’inizio della sua collaborazione, nel 2013, Tuzzolino era stato ritenuto credibile poi il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi parlò di “riflessioni dei due gruppi Dda Trapani e Agrigento che non avevano visioni unitarie sulla attendibilità di Tuzzolino”.
Di Tuzzolino ha parlato ai magistrati il vicepresidente dell’associazione antiracket, Nicola Clemenza, vicepresidente dell’associazione antiracket Libero Futuro, massone e proprietario della sede della loggia Hypsas (di via Parini). “Conosco l’architetto Giuseppe Tuzzolino che io avevo conosciuto e visto circa tre volte nelle circostanze di cui dirò. Fu il dottor Gioia (Giuseppe Gioia, presidente del Centro sociologico Italiano e Gran Mestro della loggia Federico II operante a Trapani ndr) a informarmi, sorpreso e amareggiato, che Tuzzolino era stato arrestato, esclamando con rabbia: “Ma questi di Agrigento non si informano sulle persone?”. Nell’interrogatorio reso ai pm Clemenza aggiunge che “Tuzzolino era un affiliato della stessa obbedienza in provincia di Agrigento e si occupava di grossi lavori pubblici e privati. L’ho visto anche in un convegno sulla massoneria a Venezia poi si fece trasferire nella loggia di Castelvetrano e in un occasione mi disse che stava aprendo un locale, tipo Wine Bar, negli Stati Uniti, a New York. Gioia mi disse che Tuzzolino aveva portato a Castelvetrano un altro soggetto di Agrigento, tale Carmelo Vetro”.
Ed è sintomatico che proprio Tuzzolino tra il 2014 e il 2015 parlò dell’esistenza di una loggia coperta che a Castelvetrano tutto decideva, nella quale venivano perfino effettuate delle bonifiche da alcuni investigatori in servizio. E tra le decine di nominativi forniti ai magistrati (soprattutto a Marcello Viola e Teresa Principato, all’epoca rispettivamente procuratore capo a Trapani e procuratore aggiunto a Palermo, entrambi a processo a Caltanissetta, anche per l’invio di una pen drive contenenti le dichiarazioni di Tuzzolino) c’erano quelli dell’avvocato Vincenzo Salvo e del cognato Gaspare Magro, che – lavorando nello studio del commercialista Victor Di Maria – era riuscito ad agganciare perfino l’ex deputata Simona Vicari, per farsi nominare nel collegio sindacale dell’Asp. E tra nomi e fatti rivelati ai magistrati c’era anche Giovanni Lo Sciuto tanto da fargli dire “perchè se io sapevo questo fatto di Tuzzolino che io c’ero nel mezzo, ti avrei detto a te un anno e mezzo fa di uscirtene” aggiungendo “stu fatto di Tuzzolino che stai, mi tengono sottobanco, invece è una cosa grave, ricordatelo!”
*aggiornato da redazione online il 2 aprile 2019 alle ore 18