Sono arrivati in 50mila a Padova stamattina per la 24esima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Armati di cartelloni, di bandiere e magliette di Libera hanno invaso la città di Sant’Antonio per dire un no fermo e deciso alla criminalità organizzata riconoscendo che anche il Nord Est non ne è immune. Un corteo colorato, coinvolgente capitanato dai famigliari delle vittime di mafia e da don Luigi Ciotti si è snodato da piazzale Boschetti fino a Prato della Valle dove in religioso silenzio sono stati letti i 1011 nomi degli uomini, delle donne e dei bambini ammazzati dalla criminalità organizzata. “E’ da 163 anni – ha detto don Ciotti – che parliamo di mafie. Non è possibile in un Paese civile. L’80% dei famigliari delle persone vittima della criminalità organizzata non conosce la verità o la conosce solo in parte”.

A stringersi attorno a loro, oggi, c’erano soprattutto i ragazzi delle scuole, gli scout, l’Azione Cattolica, i rappresentanti dei movimenti studenteschi. Giovani coscienti che la mafia ormai è arrivata anche al Nord Est. Lo sa bene Maria Chiara, 16 anni, scout: “Nei mesi scorsi siamo andati ad un incontro con don Ciotti e crediamo a questa iniziativa. A Padova c’è la mafia ma non si vede. Fa più paura quando non si può guardare negli occhi”. Un parere condiviso da Leonardo che sventola una bandiera della pace lunga decine di metri: “Sono arrivato da Pieve di Sacco con la mia scuola, la ‘Enrico de Nicola’. La nostra professoressa nelle scorse settimane ha fatto un percorso sul tema e oggi siamo qui per manifestare contro uno dei mali di questo Paese, di tutta l’Italia, Veneto compreso”.

Tra la fiumana di giovani che attraversano ponte delle Torricelle, riviera Ruzzante e Businello c’è anche chi è più critico: “Vogliamo rendere più consapevoli le persone attraverso i nostri messaggi. Della mafia si parla ancora troppo poco nelle scuole e nelle università. Ho chiesto anche a mia sorella che è più giovane se ne avevano parlato a scuola ma nulla”, spiega Marta, studentessa al primo anno di scienze politiche a Padova. E a loro, ai ragazzi si è rivolto don Luigi Ciotti nel suo discorso finale: “Voi giovani non siete intossicati o corrotti dalla sete di denaro e di potete. Ma ricordatevi che in questo Paese abbiamo spacciatori di illusioni. Oltre 2 milioni di ragazzi laureati non trovano lavoro. In questi mesi vi ho incontrati, ho colto il grido per la precarietà e l’incertezza del futuro ma non rassegnatevi!”.

Sotto il palco Maurizio Landini, segretario della Cgil annuisce. Intanto a sognare è Camilla, 13 anni: “Voglio farmi sentire, vogliamo combattere questo fenomeno. Sono di Ventimiglia, siamo partiti mercoledì per essere qui. Siamo in venti dell’istituto comprensivo Cavour. Serve forza di volontà e la voglia di credere. Noi ci siamo”. Non s’arrende nemmeno Clara di Limena: “I mafiosi possono anche farci paura e spaventarci ma le nostre idee non si fermeranno mai. La mafia c’è anche qui nel Nord Est. Ho fatto un campo di Libera in provincia di Milano e siamo stati su un bene confiscato perciò la mafia l’abbiamo toccata con mano”. A sperare è anche Giorgia arrivata a Padova da Carmagnola: “Non so sinceramente se anche a Carmagnola si paga il pizzo ma nei giorni scorsi sono state arrestate 17 persone affiliate alla ‘ndrangheta. Capisci? Erano tra noi”.

Intanto dal palco don Ciotti tuona contro le politiche di questo Governo: “I migranti sono vittime che vengono rappresentati come colpevoli. Io sto con la nave Mediterranea. Sto lì con ci salva vite. Il nemico non sono i migranti ma le mafie, la mancanza di lavoro, la povertà”. A stringersi attorno al prete che combatte la mafia alla fine è l’applauso dei giovani ma anche quello degli amici di sempre di Libera: Gian Carlo Caselli, il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, Rosy Bindi e Nando dalla Chiesa.

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