In Italia ci ha pensato Gucci: i suoi podcast sono chiacchierate dove raramente si parla di vestiti: Florence Welch che presenta il suo libro di poesie, o Sir Elton John che parla della “connessione artistica” che ha con il designer Alessandro Michele
Siamo abituati a vedere la moda in vetrina, in passerella, su Instagram. Adesso però possiamo anche ascoltarla: la mania dei podcast, i contenuti audio da scaricare e ascoltare in qualsiasi momento, non ha risparmiato nemmeno l’haute-couture. Lo utilizzano grandi maison come Gucci, Chanel e Margiela, ma anche catene di negozi di lusso come le boutique newyorkesi Saks e Barneys. Altro che Instagram: per essere all’ultimo grido bisogna mettersi le cuffie.
Quello dei podcast è un fenomeno in crescita: tutti li amano perché permettono di ingannare i tempi morti – in auto, sui mezzi pubblici – ascoltando una conversazione, senza essere distratti dalle immagini. Come la radio, ma con il vantaggio di riprodurli quando e dove si vuole, senza seguire un orario di messa in onda. Ci sono quelli di informazione, gli approfondimenti tematici sulle donne o sulla politica estera, i thriller a puntate e chi più ne ha più ne metta. In Italia sono ancora un fenomeno di nicchia, altrove è una mania: nel 2018 Edison Research ha stimato che solo negli Stati Uniti vengono ascoltati 48 milioni di podcast a settimana. In prevalenza sono donne, e questo ha scatenato una corsa al microfono nel mondo della moda e del beauty.
Pioniera è stata Chanel, che già nel 2017 aveva lanciato ‘3.55’, produzione realizzata in occasione della chiusura del concept store Colette e registrata proprio nella boutique. L’esperimento ha dato il via a diverse serie, come ‘Chanel at the Opera’ o ‘Chanel in Cannes’ con ospiti del calibro di Keira Knightley, Lily Rose-Depp (figlia di Johnny Depp e musa della maison), Pharrell Williams e – ovviamente – Karl Lagerfeld. Si raccontano aneddoti sulle borse e i profumi, ma soprattutto si parla di arte con ballerini, attori e artisti circensi (non perdetevi la puntata con Le Cirque Du Soleil). Attraverso ‘The memory…with John Galliano‘, Maison Margiela racconta ai suoi ascoltatori la storia del marchio.
In Italia ci ha pensato Alessandro Michele, con ‘The Gucci podcast’: 40 minuti circa, in inglese, e raramente si parla di vestiti: sono chiacchierate con i suoi collaboratori o altri artisti, come la cantante Florence Welch (voce e anima dei Florence and the Machine) che presenta il suo libro di poesie, o Sir Elton John che parla della “connessione artistica” che ha con il genio ribelle della moda, Alessandro Michele. “I podcast permettono ai marchi moda di raccontare storie esplorando il contenuto in profondità” spiega Dana Schwartz, fondatrice di The Hours Agency, in un’intervista a Business of Fashion. “Consentono perciò di ampliare la narrativa del brand”. Anche perché, per realizzare un podcast, serve un investimento veramente basso, nell’ordine di poche centinaia di euro. Spiccioli, se pensiamo a quanto spendono in comunicazione i marchi di lusso. Minima spesa, massima resa: le cifre non sono da capogiro, ma i podcast stanno conquistando rapidamente un’affezionata nicchia di ascoltatori. La serie ‘Where brains meet beauty’, realizzato da Saks 5th Avenue, è salita al 18esimo posto della classifica Fashion & Beauty dei podcast Apple. La risposta della concorrenza, The Barneys Podcast, è già arrivata alla seconda serie, e ospita al microfono USA Cindi Leive, la precedente direttrice di Glamour. Lusso in pillole, a portata di mano. Anzi, d’orecchio.