Maserati, Spider, Porsche, rapporti creditizi per un saldo attivo di 424.159 euro, una polizza pegno relativa anche a tre rolex, bar e ristoranti nel centro storico di Roma e a pochi passi del Vaticano, rivendite di auto e infine anche una palestra per un valore totale di 30 milioni di euro. Tutti confiscati – dopo il sequestro avvenuto due anni fa – a membri della famiglia Casamonica e a esponenti di cosche della ‘ndrangheta dalla Divisione Anticrimine di Roma, in esecuzione dei decreti emessi dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione della capitale nell’ambito del procedimento di prevenzione “All’ombra del Cupolone“. Cancellate dal Registro delle Imprese anche 25 società risultate esistere solo sulla carta e verosimilmente costituite solo per schermare attività illecite, riciclare profitti indebiti e rendere difficoltosa l’identificazione dei soci occulti.
Oltre alla confisca, è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di polizia con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 5 anni nei confronti di Francesco Filippone – figlio del più noto Rocco Santo e capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta legata ai Piromalli – e di Salvatore Casamonica, figura di spicco dell’omonimo clan coinvolto in precedenza in attività di spaccio di stupefacenti, di tentata estorsione e in altre attività criminose quali estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti, tutti con l’aggravante del metodo mafioso. La sindaca Virginia Raggi ha espresso soddisfazione per la notizia.
Gli investigatori hanno accertato un’infiltrazione nella realtà economico-finanziaria della capitale, iniziata alla fine degli anni ’90, da parte di alcuni appartenenti di cosche della ndrangheta che sarebbero entrati in contatto con appartenenti alla famiglia Casamonica stringendo alleanze ad opera di Francesco Calvi, del cognato di Calvi Mercuri Michele e di Roberto Giuseppe Cicivelli, professionista consulente del gruppo. Con l’aiuto di prestanome avrebbero poi acquistato locali in zone turistiche di Roma, reinvestendo cospicue somme di denaro di provenienza illecita come traffico di stupefacenti e usura e avviando anche svariate società “cartiere” dedite al riciclaggio di denaro.