Segnali negativi dall’industria dell’Eurozona. Secondo l’Eurostat l’economia dell’area euro a marzo “continua a perdere vigore, indicando soltanto una leggera espansione dovuta al calo più forte degli ultimi sei anni del settore manifatturiero. Il terziario sta mostrando maggiore capacità di recupero mantenendo però il peggior volume di crescita da fine 2016. Allo stesso tempo, la stagnazione degli ordini ed il crescente pessimismo sulle aspettative future hanno ridotto le assunzioni“. A segnare una contrazione dell’attività sono in particolare gli indici Pmi manifatturiero della Germania e della Francia.
Per Berlino il Purchasing manager index, risultato di sondaggi condotti dalla società Markit tra i direttori acquisti, è sceso a 44,7 dal 47,6 precedente, ai minimi dal 2012 e in controtendenza rispetto alle attese del mercato che puntava su un rialzo a 48 punti. Quota 50 è la soglia di demarcazione tra espansione e contrazione del ciclo. L’indice composito è sceso a 51,5 (da 52,8) toccando il livello più basso da circa sei anni. L’indice Pmi che monitora il settore dei servizi ha segnato un calo a 54,9 da 55,3 punti.
Anche in Francia a marzo, secondo la lettura preliminare, l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 49,8 punti dai 51,5 di febbraio, deludendo le attese degli analisti ferme a 51,4 punti. Sotto le aspettative anche il Pmi servizi che è sceso da 50,2 a 48,7 punti, contro un aumento a 50,6 punti previsto dal mercato.