INSTANT FAMILY di Sean Anders. Con Mark Wahlberg, Rose Byrne, Octavia Spencer. Usa 2019. Durata: 118’. Voto: 3,5/5 (DT)
California, oggi. Due quarantenni wasp che vendono e ristrutturano case, senza evidenti problemi economici, si ritrovano a riflettere della possibilità di avere un figlio adottivo. Sempre senza troppa convinzione, con emozioni altalenanti e parecchio disincanto, cominceranno a frequentare un corso per genitori affidatari di otto settimane. Si ritroveranno ad accudire in casa propria una ragazzina ispanica, più fratellino e sorellina piccola, figli di una spacciatrice tossicomane. E proprio quando tutto sembra funzionare al meglio la vera madre dei bimbi esce di galera. Vivace, tenera e mai scontata commedia dall’impianto volutamente realistico che affronta il tema dell’affidamento di minori con un impeto etico per nulla retorico.
Il tono dello script di Anders e John Morris è spiritoso nell’illustrare i componenti del corso (dalla coppia gay, alla single progressista ossessionata da voler adottare un ragazzino afroamericano dotato nello sport, fino alla coppia ultracristiana), ironico nel mostrare la differenziazione di approccio ai bimbi da adottare a seconda della loro età (più facile coi piccoli, più complicato con gli adolescenti), perfino demenziale quando si reitera la gag del ragazzino imbranato che s’inciampa ovunque. Instant Family, infine, sa camuffare il fine produttivo smaccatamente commerciale in un film battibecco genitoriale/familiare degno dell’età dell’oro della commedia americana. E nel computo attoriale, al netto di qualche moina, risulta più stratificato ed interessante il personaggio della Byrne (qui perfino sul water a braghe calate con invasione dei bambini) che quello di Wahlberg.