IL PROFESSORE E IL PAZZO di P.B. Shemran. Con Mel Gibson, Sean Penn, Jeremy Irvine, Natalie Dormer, Steve Coogan. Irlanda 2019. Durata: 124’. Voto: 3/5 (AMP)
Dietro alla redazione del monumentale New English Dictionary on Historical Principles (1879-1928 in 10 volumi) si cela la storia di una straordinaria quanto improbabile amicizia. Quella fra due menti geniali, diversamente espresse, del filologo scozzese autodidatta James Murray e del chirurgo militare americano e schizofrenico William Chester Minor che fuori da ranghi e regolamenti riuscirono a collaborare a un’impresa linguistica senza precedenti.
Alla base del film che Shemran ha scritto e girato su incoraggiamento di Gibson, c’è il libro L’assassino più colto del mondo (1998) che pone in chiave romanzesca la storia vera di cui riferisce. Amplificandone naturalmente i toni melodrammatici, l’adattamento cinematografico cerca di tener dentro i generi che la vicenda invoca a partire dal thriller perché Minor è l’omicida colposo di un uomo scambiato per un altro. Da questo “errore” diparte un racconto dark e suggestivo specie per l’ambientazione nell’Inghilterra vittoriana. Accanto alle atmosfere fra Dickens e Jack lo Squartatore si accostano quelle più luminose ed eleganti portate avanti dall’altro protagonista, Murray, accompagnato nella sua folle impresa filologico/linguistica.
Il loro incontro sancisce l’unione dei registri del film, che mescola ambienti diversi (prigioni, manicomi, biblioteche e accademie) a spiriti dell’epoca. Sullo sfondo una società in mutazione, figlia del positivismo anglosassone ma anche dell’espansionismo imperiale. Mettere in un ipertesto (direbbe Eco) tutti i vocaboli (e la loro storia) intercettati nella letteratura in lingua inglese attraverso il ricorso di tutto il popolo anglofono (un dizionario nato come processo “democratico”) è stata un’impresa di sangue, sudore e passioni fuori dal comune e il film ce la restituisce.