Il comparto rappresentato da Anie - 1.300 aziende per un totale di 468mila addetti e 78 miliardi di euro di fatturato aggregato, il 3% del Pil nazionale - ha iniziato a rallentare nella primavera dello scorso anno. Se, infatti, a livello di fatturato totale, il primo semestre del 2018 ha segnato un +6% sul semestre precedente, gli ultimi sei mesi hanno fatto fare un passo indietro: -3,2% sul semestre antecedente
Giù il fatturato, gli ordinativi e gli investimenti. E giù anche la fiducia delle imprese. È quanto emerge dal rapporto sul 2018 stilato da Anie, la federazione di Confindustria che rappresenta i settori dell’elettronica ed elettrotecnica. I dati descrivono un anno a due velocità: dopo un primo semestre di crescita, sulla scia di un 2017 molto positivo, i sei mesi successivi hanno segnato una brusca frenata. I motivi? Secondo l’organizzazione guidata da Giuliano Busetto hanno pesato – e continuano a farlo – l’incertezza politica interna, lo scarso interesse del governo nei confronti dell’industria e le tensioni internazionali. Una rotta che va invertita al più presto, secondo Busetto, per evitare che si ripercuota “molto negativamente” sull’anno in corso.
Il comparto rappresentato da Anie – 1.300 aziende per un totale di 468mila addetti e 78 miliardi di euro di fatturato aggregato, il 3% del Pil nazionale – ha iniziato a rallentare nella primavera dello scorso anno. Se, infatti, a livello di fatturato totale, il primo semestre del 2018 ha segnato un +6% sul semestre precedente, gli ultimi sei mesi hanno fatto fare un passo indietro: -3,2% sul semestre antecedente. Il mercato più in sofferenza è quello dell’energia: +8,2% nel primo semestre 2018 e poi -6,4% nel secondo semestre. Indebolimento più leggero, ma comunque “preoccupante” per Anie, nell’industria e nelle costruzioni. Positivi i dati dell’ultimo comparto della federazione, quello relativo a trasporti e infrastrutture, ma in questo caso va considerato il disallineamento temporale nel conteggio delle commesse. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che rappresentano l’80% della platea di Anie, se nei primi sei mesi dell’anno scorso il 55% dichiarava un fatturato in crescita, nei sei mesi successivi la percentuale è scesa al 47 per cento.
Questo non significa che il 2018 sia stato del tutto negativo. Se si considera l’anno nella sua interezza, l’export risulta cresciuto di due punti e mezzo grazie all’aumento di domanda in Europa, Africa e Asia-Pacifico, mentre dall’America del neo-protezionismo la richiesta è calata. Ma per Anie il segno meno di fronte a quasi tutte le voci relative al secondo semestre dell’anno solleva “forti preoccupazioni sulla reale ripresa del mercato interno e dei principali mercati esteri di sbocco delle nostre tecnologie”. Tanto che meno di quattro imprese su dieci – il 39% – prevedono un incremento dei ricavi nei primi sei mesi del 2019.
Le cause? “Per mesi il governo ha parlato solo di reddito di cittadinanza e quota 100 – spiega Busetto -. Si tratta sicuramente di misure importanti per il Paese, ma è stata trascurata del tutto l’industria”. Politiche del genere, secondo la federazione, faranno aumentare la spesa pubblica senza dare una vera spinta alla ripresa economica. “C’è bisogno di misure urgenti e noi siamo disponibili a spiegarle al governo – prosegue il presidente di Anie -. Chiediamo degli incentivi strutturali a sostegno degli investimenti in innovazione tecnologica e formazione del personale e lo sblocco delle opere pubbliche fondamentali per rilanciare il sistema Paese”.