Il giudice ha ritenuto che non ci fossero prove per accusarli di aver voluto ricostituire il disciolto partito fascista e di non aver violato, quindi, la legge Scelba. Il pm aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a pena variabili dai 18 mesi ai 4 anni di carcere. Nel 2017, il Movimento aveva raccolto il 10% dei voti nel paese di 7mila abitanti riuscendo a conquistare un seggio in consiglio comunale
Non era una ricostituzione del partito fascista. Il gup del tribunale di Mantova ha prosciolto tutti i 9 imputati aderenti al Movimento dei Fasci del lavoro per non aver commesso il fatto. Il partito si era presentato alle comunali di Sermide-Felonica, in provincia di Mantova, nel 2017 ed era riuscito a conquistare un seggio. Le elezioni erano poi state annullate dal Consiglio di Stato.
Il giudice ha ritenuto che non ci fossero prove per accusarli di aver voluto ricostituire il disciolto partito fascista e di non aver violato, quindi, la legge Scelba e la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione. Il pubblico ministero aveva chiesto, invece, la condanna di tutti gli imputati a pena variabili dai 18 mesi ai 4 anni di carcere.
Dopo 15 anni di tentativi, nel giugno di due anni fa, il Movimento dei Fasci del lavoro aveva raccolto poco più del 10% (334 voti) delle preferenze riuscendo a entrare in consiglio comunale, dove era stata eletta la 20enne Fiamma Negrini, figlia del leader storico Claudio. La notizia dell’accettazione della lista, emersa solo dopo il voto, aveva fatto infuriare l’allora ministro Marco Minniti che aveva tuonato contro i funzionari. Il prefetto Carla Cincarilli, con provvedimento d’urgenza, aveva quindi revocato le designazioni dei funzionari componenti la settima sottocommissione elettorale circondariale responsabile per il comune di Sermide e Felonica.
Nei mesi successivi era quindi partita l’inchiesta della procura di Mantova che aveva ravvisato gli elementi a sostegno dell’accusa di “ricostituzione del partito fascista” anche nello statuto del Movimento, redatto da un notaio. Lo stesso statuto nel quale – secondo il legale del Movimento, Federico Donegatti – “non sono presenti elementi antidemocratici e razzisti. Basta leggerlo per rendersene conto. Il Movimento dei Fasci Italiani del Lavoro, nello statuto, accetta le regole democratiche e prende le distanze da ogni forma di razzismo”. I pm aveva quindi chiesto il processo e la condanna degli imputati. Un’interpretazione non condivisa dal giudice.
Soddisfazione per la sentenza di proscioglimento è stata espressa da Claudio Negrini, leader dei Fasci italiani del lavoro e uno degli accusati che annuncia la volontà di ricandidarsi con il nuovo simbolo Italia agli italiani: “Adesso ci ripresenteremo alle elezioni della prossima primavera per riprenderci il maltolto”, ha detto riferendosi alla sentenza del Consiglio di Stato. “Questa volta – ha aggiunto – ci presenteremo con la lista e il simbolo l’Italia agli italiani che non avrà alcun riferimento con quello vecchio dei fasci”.