Fare riabilitazione a casa propria, o monitorare la frequenza cardiaca senza doversi ricoverare in ospedale, creerebbe meno problemi ai pazienti e renderebbe la sanità più efficiente e meno costosa. È a questo che stanno lavorando i ricercatori del progetto Chess finanziato dall’UE con 4 milioni di euro. Allo studio è il modo per sfruttare le tecnologie emergenti, come gli indossabili, a scopo di assistenza sanitaria di livello professionale.
L’idea di sfruttare servizi medici “a distanza” mediante la tecnologia non è nuova, si parla da una decina d’anni della cosiddetta “salute connessa”. Ora gli indossabili hanno a bordo tecnologie molto più sofisticate che in passato, quindi è venuto il momento di valutare con attenzione e competenza l’opportunità di combinare tecnologie, strumenti, metodi e analisi al fine di creare un modello di gestione della salute potenzialmente più efficiente.
La tempistica non sorprende, se si pensa al programma Apple Heart Study portato avanti dalla Stanford University School of Medicine. Il programma di ricerca è finanziato dalla stessa Apple, ma per i medici è comunque un’occasione per verificare l’attendibilità delle rilevazioni fatte con un indossabile.
Il progetto Chess si appoggia a finanziamenti pubblici e non usa prodotti attualmente in commercio. Coinvolge 15 ricercatori di diversa estrazione e 18 partner provenienti dal mondo accademico, industriale e sanitario. Il lavoro si svolge su una vasta gamma di progetti ad alta componente tecnologica, compresi strumenti e applicazioni, alcuni dei quali potrebbero presto diventare prodotti commerciali.
Partiamo dalla selezione dei ricercatori: sono tutti dottorandi e i loro studi vertono su materie differenti: studi clinici, informatici, ingegneri, scienze sociali. Una scelta voluta perché, come spiega il coordinatore di Chess, Brian Caulfield dello University College di Dublino, “se la ricerca dovrà avere un impatto duraturo, i pionieri della salute di domani devono essere individui che ‘non hanno competenze solo nel proprio campo’. Al contrario, lavorare in un ambiente interdisciplinare li renderà molto più bravi”.
A che cosa stanno lavorando? Il progetto, che si concluderà ad agosto 2019, ha già dato molti frutti. Nell’ambito di Chess è stato sviluppato un sensore indossabile che consentirà alle persone con protesi all’anca o al ginocchio di fare riabilitazione a casa propria. “È essenzialmente una terapia fisica a distanza”, spiega Caulfield, fornita con un’app da usare sul tablet per seguire i video con gli esercizi e i movimenti da fare. Ovviamente il lavoro è coadiuvato dall’ortopedico e dal personale specializzato, che spiega ai pazienti come si deve svolgere il processo di riabilitazione, come si debbono usare gli ausili per la deambulazione, eccetera. Il sensore è già stato testato da un gruppo di pazienti in ambito clinico con risultati positivi.
In sviluppo anche un sensore indossabile in grado di rilevare battiti cardiaci irregolari, ossia delle aritmie, una condizione che potrebbe portare a gravi complicazioni, come per esempio un ictus. Il rilevamento precoce può essere un salvavita, così come lo è un monitoraggio costante per capire se la terapia farmacologica prescritta sta funzionando o meno.
Sono al vaglio anche soluzioni combinate di sensori e app per permettere ai pazienti affetti da demenza di viviere in sicurezza nelle proprie case, e soluzioni di telemedicina (l’assistenza sanitaria a distanza) per i pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva. In mancanza di alternative, spesso vengono ricoverati a causa di infezioni, anche se “un ospedale è il posto peggiore in cui tenere una persona con un’infezione” spiega Caulfield.
Ora che il progetto è quasi giunto alla fine si pensa alla creazione di start-up che renderanno commerciali i prodotti. Non resta che attendere.