Lo show di Canale 5 non si può non definire trash, salvato però dal sapore cult-nostalgico. Perché certe esagerazioni e inquadrature ginecologiche sembrano davvero poca roba rispetto agli ultimi episodi che hanno travolto Mediaset
Da una parte Carlo Conti, dall’altra Paolo Bonolis. Da una parte La Corrida con il debutto fissato in radio 51 anni fa, dall’altra Ciao Darwin che si mostrava al pubblico per la prima volta nel 1998. La sfida accesissima del venerdì sera potrebbe aprire lunghi dibattiti sulla tv che ritorna e non innova ma dovrebbe anche far riflettere sulla forza di format capaci di resistere a vere e proprie rivoluzioni televisive. La leggerezza come trait d’union tra le due trasmissioni, proposte però al pubblico con stili e linguaggi diversi.
Lo show di Canale 5 non si può non definire trash, salvato però dal sapore cult-nostalgico. Perché certe esagerazioni e inquadrature ginecologiche sembrano davvero poca roba rispetto agli ultimi episodi che hanno travolto Mediaset. Un format che si ripropone in maniera identica, senza la necessità cambiare nulla: salvato come sempre da un Bonolis in grande spolvero, capace con il suo stile e il suo linguaggio di non risultare volgare. Le categorie protagoniste della seconda puntata sono state “Family Day” e “Gay Pride”, una sfida che aveva suscitato polemiche già prima della messa in onda, capitanate da Giuseppe Povia e Vladimir Luxuria.
Un modo anche per cavalcare l’attualità dopo le polemiche sul Convegno Mondiale sulla Famiglia in programma a Verona tra qualche giorno: “Ciascuno di noi nasce da un uomo e da una donna e quindi la famiglia non può essere in contrapposizione con nessuno. Mi pare un po’ forzato costruire, come vuol fare il programma di Bonolis, questo tipo di contrapposizione, seppure scherzosa. La famiglia naturale non è contro nessuno e non discrimina nessuno e anzi accoglie e ama i figli, indipendentemente dal loro orientamento”, aveva detto il senatore leghista Pillon nei giorni scorsi.
La replica di Bonolis alle critiche è arrivata ieri con un’intervista a La Stampa: “Il punto è proprio quello: trattare con leggerezza e disincanto argomenti di rilevanza sociale. Magari può essere utile. Le contrapposizioni ideologica, culturale, politica, religiosa, sentimentale creano solchi e distanze. Se poi ci mettiamo il bombardamento quotidiano che incita alla divisione, come una goccia cinese che alla fine riesce a bucare le teste, grazie anche ai pregressi storici che l’hanno fatta maturare. Quindi, se scherziamo su un tema così importante, è possibile che passi l’idea che l’amore è amore, e che si può condividere”.
Lo show di Rai1 ideato da Corrado Mantoni è invece l’elogio della provincia, l’esaltazione della festa popolare, la leggerezza del non talento che si mette gioco. Un meccanismo noto e solido che funziona ancora oggi. Il debutto è pieno zeppo di “freak” che strappano un sorriso, tra la vallette del pubblico e i campanacci da suonare quando il semofaro diventa verde. Nell’epoca degli show super tecnologici a tutto montaggio ed effetti speciali, La Corrida torna all’anologico puntata sull’Italia genuina. La serata scorre veloce, Conti si diverte tirando fuori un lato più ironico e meno istituzionale. Chi ha vinto la prima sfida? Ciao Darwin si aggiudica la serata con 4.117.000 telespettatori e il 21,8% di share, al debutto La Corrida ottiene 4.024.000 e e il 18,6%. La trasmissione di Rai1 ha preso il via circa quindici minuti prima, quella di Canale 5 ha chiuso più tardi rispetto al competitor.