La curva dei rendimenti si è invertita e ha girato in negativo venerdì. Ogni rallentamento economico degli ultimi 60 anni è stata anticipata 18-24 mesi prima da un andamento di questo tipo: l'ultima volta è successo nel 2007. Intanto la Fed ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita americane e le sue attese sull'andamento dei tassi di interesse, congelando i rialzi per l’intero 2019
Segnali di recessione prossima ventura iniziano ad arrivare anche dall’economia statunitense. Per la prima volta dal 2007, poco prima della crisi finanziari a e della Grande recessione, la curva dei rendimenti dei titoli di Stato Usa si è invertita e ha girato in negativo: quelli con scadenza a tre mesi sono arrivati a rendere il 2,45%, più di quelli a 10 anni che pagano il 2,43 per cento. E’ il sintomo che gli investitori temono un ribasso dei mercati. Si tratta di uno dei segnali più potenti di rallentamento economico: ogni recessione negli ultimi 60 anni è stata prevista da un’inversione della curva dei rendimenti, che anticipa di circa 18-24 mesi la frenata del pil.
La domanda di titoli di Stato usa è sostenuta da giorni, da quando la Fed ha rivisto al ribasso le prospettive di crescita americane e le sue attese sull’andamento dei tassi di interesse, congelando i rialzi per l’intero 2019. Toni da colomba che hanno spinto gli investitori a ipotizzare un possibile taglio dei tassi entro il 2020: al momento una riduzione già quest’anno è data al 50%.
Nel frattempo l’indice Pmi dell’area euro è calato ai minimi da sei anni innescando la corsa ai Bund a 10 anni, i cui rendimenti sono scesi in territorio negativo per la prima volta dal 2016. Gli investitori vedono nel debito tedesco un bene rifugio fra i crescenti segnali di raffreddamento dell’economia dell’Eurozona.