Cultura

Elogio della lettura. E di chi ancora si ostina a praticarla

Librarsi in volo ossia volare attraverso i libri e allora si che le altezze non spaventano, anche quando le vette sono irraggiungibili. Un nuovo elogio alla lettura e a chi si ostina a praticarla, rivendicandone la dipendenza, è l’intenzione di questo post.

Per tutti coloro che si aggirano nelle librerie e non si sentono mai sazi, che sanno che il mondo, e la propria vita, sono pieni di problemi e di incombenze quotidiane, ma non smettono di crucciarsi del fatto che i libri non letti, per quanto ci si affanni e per quanto a lungo si possa vivere, saranno sempre numericamente spropositatamente superiori a quelli letti. Il lettore ogni mattina si sveglia con la consapevolezza che dovrà scorrere le parole dei libri, vicino al comodino, molto più velocemente del tempo che impiegherà a ritrovarsi in libreria a scegliere i nuovi.

Leggere aiuta a ricordare tutto quel che si vuole dimenticare con l’accortezza data dal permettere di dimenticare tutto quello che non si vuole ricordare. Nei libri c’è scritto tutto, ma tutto ancora può essere scritto, quello che appare contraddittorio ai più, non lo è per i lettori abituali (da non confondere con i lettori saltuari, con tutto il rispetto per questi ultimi, sono su un altro livello, ma per loro le porte, anzi le pagine sono sempre aperte).

I libri cambiano le persone perché non le giudicano, si lasciano leggere fiduciosi che chi legge saprà trarre le sue conclusioni, non imbrigliano l’intelligenza, certo non possono sostituirsi ai nostri pensieri, ma li allenano, li mettono alla prova, ne fanno morire alcuni, ma ne fanno nascere molti di più. La parola libero contiene la parola libro con l’aggiunta di una e ossia di una congiunzione, di un qualcosa che unisce collega e crea contatto,  che condanna l’isolamento, se non quello temporaneo del tempo dato alla lettura.

Tra le tante forme di apprendimento, la lettura dà libero sfogo all’intelletto e all’emotività come nessun’altra e quasi non opera alcuna distinzione tra le due. La lettura coinvolge quattro sensi su cinque:

1. Attraverso gli occhi, un libro lo vedo
2. Attraverso le mani, ne afferro la consistenza
3. Attraverso le narici, sento l’odore della carta
4. Attraverso le orecchie riconosco il familiare rumore dello sfogliare di pagina
5. Un libro non si può mangiare, anche se si può gustare ed è nutrimento per la mente, pur non passando per la bocca.

Avete mai pensato che l’odore del libro e il fruscio delle pagine appagano forse anche maggiormente della vista e della consistenza del libro, un buon libro dovrebbe essere proprio questo, qualcosa che ribalta e confonde i sensi comuni.

Abbiamo scritto ormai tanti libri quanti sono i fili di erba di un prato, forse qualcuno in più, un giorno saranno quanti i granelli di sabbia di una spiaggia, me lo auguro e, se anche noi non ci saremo più e nessuno potrà leggerli tutti, vi avremo contribuito, se continueremo a pensare alla lettura come a un piacere, ma anche a un dovere. Ho il dovere di conoscere, coltivare il mio pensiero renderà migliore me e le persone con cui verrò a contatto nella mia vita. Buona lettura!

Vignetta di Pietro Vanessi