Dopo rinvii e polemiche, la Basilicata torna finalmente al voto per scegliere il successore del governatore Pd Marcello Pittella, travolto a luglio scorso dallo scandalo giudiziario sulla sanità. Le elezioni, in un primo momento previste per novembre, avrebbero dovuto essere non oltre il 20 gennaio. Ma proprio i temporeggiamenti della maggioranza, hanno spinto la data più in là possibile, fino alla sentenza del Tar che ha fissato il ritorno alle urne per il 24 marzo. Così oggi oltre 570mila elettori, di cui un quinto vive all’estero, si presenteranno alle urne per scegliere il nuovo presidente tra quattro candidati: Carlo Trerotola (centrosinistra), Vito Bardi (centrodestra), Antonio Mattia (Movimento 5 Stelle) e Valerio Tramutoli (La Basilicata possibile). Cinque sono gli impresentabili segnalati nelle liste: tre corrono con Trerotola e due con Bardi. La sfida avrà effetti inevitabili anche sugli equilibri nazionali di governo: Matteo Salvini punta a conquistare la Regione, mentre i soci 5 stelle cercano di arginare il colpo ed evitare le reazioni drammatiche come dopo le sconfitte di Abruzzo e Sardegna.

Il banco di prova è importante per tutte le forze in campo, a partire dal Pd che si presenta al voto per la prima volta dopo l’elezione di Nicola Zingaretti come segretario e proprio mentre i sondaggi segnalano una leggera ripresa. Il centrosinistra in Basilicata però, deve fare i conti con il pesante ritiro di Marcello Pittella, che fino all’ultimo avrebbe voluto candidarsi e che invece ha dovuto fare un passo indietro preventivo perché travolto dalle polemiche. A luglio scorso è infatti finito ai domiciliari, poi revocati dopo il ricorso in Cassazione, ed è stato sospeso per effetto della legge Severino. Si è dimesso solo il 24 gennaio dalla carica di governatore. Pittella è attualmente indagato per falso e abuso d’ufficio perché, per l’accusa, da governatore della Regione Basilicata ha istigato i coindagati a pilotare concorsi e nomine nella sanità lucana a favore dei candidati a lui più graditi. È stato definito dal giudice per le indagini preliminari come il “deus ex machina di questa distorsione istituzionale”. Al suo posto il centrosinistra ha candidato Trerotola, sostenuto da un’ampia coalizione di cui fanno parte 7 liste tra cui: Comunità democratiche – Pd, Partito socialista italiano, Verdi, e Progressisti. Il “farmacista di strada”, come si definisce lui, nei giorni scorsi è stato al centro delle polemiche per aver detto dello storico segretario del Msi Giorgio Almirante: “Andavo solo ai suoi comizi, lo ascolto anche adesso”. Lui non ha mai fatto politica, ma il padre era un dirigente del Msi.

Il centrodestra invece aspira alla vittoria con Vito Bardi, sostenuto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Generale della Guardia di finanza, vanta quattro lauree nel curriculum e ha puntato la campagna elettorale sulle infrastrutture senza le quali “non ci può essere futuro”. E’ esponente di Forza Italia e da tempo molto vicino allo stesso Silvio Berlusconi che lo ha fortemente voluto come candidato. Il suo nome è noto alle cronache. Nel 2011 Bardi fu indagato nell’inchiesta P4, ma fu poi archiviato (leggi il ritratto di M.Lillo). Archiviata anche l’indagine a suo carico su presunte anomalie nelle verifiche fiscali: ad aprile 2017 furono gli stessi pm Vincenzo Piscitelli, Henry Woodcock e Celeste Carranno a chiedere l’archiviazione. Il generale è stato evocato anche nel corso del processo a Gianpaolo Tarantini sul caso delle escort, in quanto partecipò alla contestata riunione a Bari nel giugno del 2009 per fare il punto sulle indagini. “La mia partecipazione – disse allora Bardi – vi fu solo ed esclusivamente al termine dei lavori” e in ogni caso “mi intrattenni il tempo necessario per assicurare la più corretta e piena collaborazione del comando della Guardia di finanza”.

Il nome è stimato da Berlusconi, ma su di lui punta anche Matteo Salvini che, se vincesse in Basilicata, otterrebbe la terza vittoria a livello regionale dopo Abruzzo e Sardegna e l’ennesimo segnale da lanciare ai soci di governo in vista delle prossime competizioni elettorali. In queste settimane ha girato in lungo e in largo la Regione per i comizi, non senza contestazioni. Tra le altre cose, ha fatto discutere l’intervento della candidata consigliera del Carroccio Gerarda Russo che ha gridato alla folla: “Io sono fascista”. Se al centrodestra riuscisse l’impresa sarebbe la prima volta in assoluto alla guida della Basilicata.

I 5 stelle invece provano la sfida difficilissima con Antonio Mattia, candidato M5s che usa come parole chiave “legalità, competenza, sviluppo e benessere”. Piccolo imprenditore di Potenza, ha 46 anni e una laurea in giurisprudenza. Solo a novembre scorso dato per vincente, si trova ora a rincorrere gli avversari e sconterà i brutti risultati delle scorse elezioni locali per i 5 stelle. Qui in Basilicata, i grillini, solo alle scorse nazionali, presero il 44 per cento dei voti e fino a pochi mesi fa potevano contare su un bacino di voti consistente. Molto è cambiato e non basterà per Mattia presentarsi già con la squadra composta e annunciata e aver fatto vari mesi di campagna elettorale. Quarto candidato infine è il professore di fisica Valerio Tramutoli, alla guida del raggruppamento ‘La Basilicata possibile’ che ha messo insieme realtà civiche, ambientaliste e settori della sinistra alternativa.

Gli elettori dovranno presentarsi oggi al seggio con un documento d’identità valido e la tessera elettorale. Con la nuova legge approvata ad agosto, si potrà votare su un’unica scheda, per il solo candidato presidente, tracciando una croce sul nome, oppure per il candidato e una delle liste a lui collegate, sbarrando il simbolo della lista. Non è invece ammesso il voto disgiunto, pena l’annullamento della scheda. E’ eletto governatore il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Per il Consiglio regionale si potranno esprimere una o due preferenze a patto che siano un uomo e una donna e appartengano alla stessa lista. In caso di errore, resta valida solo la prima preferenza.

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