Violata dai ladri, accessibile a chiunque, immersa in un grande parco completamente incolto, con le statue e le suppellettili divelte, Villa Rodella è in uno stato pietoso. Un bilancio disastroso tre anni e mezzo dopo che l'ex presidente della giunta regionale decise di abbandonare la propria residenza e ne accettò la confisca per pagare parte dei suoi debiti con la giustizia
La villa dell’ultimo Doge, diventata per Giancarlo Galan la moneta di scambio con lo Stato per poter patteggiare una pena di due anni e dieci mesi di reclusione, è in uno stato pietoso. È abbandonata, incustodita, violata dai ladri, accessibile a chiunque, immersa in un grande parco completamente incolto, con le statue e le suppellettili divelte. Un bilancio disastroso a quasi cinque anni dallo scandalo Mose, a tre anni e mezzo dal momento in cui l’ex presidente della giunta regionale decise di abbandonare la propria residenza e ne accettò la confisca per pagare parte dei suoi debiti con la giustizia. Il degrado dell’enorme edificio è documentato dalle fotografie e dai video degli interni. Accedere è facile. Nel parco ci sono numerosi punti dove la recinzione è divelta. Le imposte sono chiuse, ma sul retro è spalancata una porta, che qualcuno ha forzato un paio d’anni fa, visto che i ladri vi si sono introdotti. Nessuno ha provveduto a ripararla.
Ciò che appare nelle stanze è surreale. C’è un silenzio spettrale
Quando la Procura di Venezia ottenne la confisca della villa che si trova a Cinto Euganeo, sui colli che circondano Padova, i magistrati dissero che si trattava di una importante acquisizione di beni, a ristoro seppur parziale delle tangenti pagate dal sistema ideato da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova. Perché la villa fu valutata due milioni 600 mila euro il conto di Galan con lo Stato in realtà è molto più alto, se si pensa che la Corte dei Conti lo ha condannato a rifondere più di 5 milioni di euro. E proprio il restauro della villa era finito nei capi d’imputazione, in quanto prezzo del trattamento di riguardo che Galan aveva per i progetti del Mose.
Su Villa Rodella è infatti iscritta una ipoteca di Veneto Banca, a garanzia di un mutuo da oltre un milione di euro concesso a Galan per la ristrutturazione. Poi l’ipoteca era stata cancellata, ma secondo il gip si trattava di una procedura anomala. E quindi Veneto Banca (acquisita da Banca Intesa dopo il crac finanziario) avrebbe ancora diritto al titolo. Nel momento in cui fosse venduta, quindi, parte degli introiti andrebbero all’istituto di credito. E’ per questo che il Comune ha fatto marcia indietro. “In questa vicenda facciamo tutti brutta figura – commenta il sindaco – perché è un bene pubblico depauperato. Il rischio è che tutto vada nel dimenticatoio, senza che la confisca abbia avuto un’utilità pubblica”.
Il Doge Galan, in una delle ultime apparizioni in Tribunale aveva dichiarato.”Lo scandalo Mose? Mi hanno fatto una enorme porcata. La villa? Ho avuto una liquidazione milionaria da Publitalia. Non avevo certo bisogno di soldi. L’ultima mia dichiarazione dei redditi è stata di 461 milioni di lire, ed era il 1993. Poi ho preso un miliardo di lire di liquidazione. Non ero un povero cane. È chiaro che potevo permettermi villa Rodella e anche ristrutturarla. I soldi non mi sono mai mancati”. Quando l’aveva lasciato, i tecnici dell’Agenzia del Demanio avevano scoperto che si era portato via anche i termosifoni e i sanitari. E così, per evitare nuove condanne, si era affrettato a ripristinare lo stato dei luoghi.