La Basilicata va al centrodestra dopo 24 anni di governo ininterrotto del centrosinistra che così perde la sesta elezione amministrativa in un anno. Il 4 marzo 2018 il Partito democratico governava in 15 Regioni e il centrodestra in 4, oggi il centrodestra ne ha in mano di più: 10 a 9. L’elenco delle sconfitte del centrosinistra parte dal Molise, prosegue nel nord-est con Trentino e Friuli-Venezia Giulia e poi con i più recenti ribaltoni in Abruzzo e Sardegna. Ora la Basilicata, dove il nuovo presidente della Regione è Vito Bardi, candidato di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Ha ottenuto il 42,2% dei voti davanti a Carlo Trerotola del centrosinistra al 33,1%, Antonio Mattia del Movimento 5 stelle con il 20,3% e Valerio Tramutoli di Basilicata possibile al 4,4%. Il centrodestra ha vinto, così come tutte le volte che si è andati alle urne dopo le politiche: “7 a 0, saluti alla sinistra, ora si cambia l’Europa”, esulta Matteo Salvini. Che punta già al prossimo obiettivo: le Europee certo, ma anche il Piemonte (dove si voterà sempre il 26 maggio). La prossima Regione da soffiare al centrosinistra. 

Il M5s resta il primo partito con il 20,3%: percentuale più che dimezzata rispetto al 44,3% delle politiche. La Lega è a poco più di un punto percentuale di distanza (19,2) e dimostra ormai di avere una base di voti anche al Sud. Il Pd invece si ferma al 7,8%: l’elezione del nuovo segretario non ha ancora portato fuori dalla crisi i democratici, battuti perfino dalla lista dell’ex governatore Pittella (8,6%). “La regione è pronta per il cambiamento. Abbiamo scritto la storia”, sono state le prime parole del neo presidente Bardi che ha voluto sottolineare come l’affermazione della coalizione trainata dal Carroccio rappresenti un “momento importante per il quadro politico nazionale”. Al governo guarda anche Forza Italia che chiede alla Lega di “staccare la spina” all’alleanza gialloverde dopo le Europee. “Buttare a mare questa esperienza di governo dopo pochi mesi sarebbe un errore grave, che gli italiani di sicuro non perdonerebbero”, ammonisce invece sulle pagine de La Stampa il premier Giuseppe Conte.

Centrodestra al governo dopo 24 anni La Basilicata torna quindi al centrodestra dopo 24 anni di governo del centrosinistra e chiude il ‘regno’ della famiglia Pittella che ha guidato la regione fino allo scorso luglio quando l’allora governatore è stato sospeso per la legge Severino in seguito agli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla sanità lucana. Ancora una volta è stata una vittoria a traino leghista e ha dimostrato come ormai Salvini sia penetrato anche nel Mezzogiorno. Allo stesso tempo mostra come il Pd sia tuttora lontano da una rinascita e che il lavoro da fare per Nicola Zingaretti sia ancora molto. Il neo-segretario aveva fin da subito dato per persa la Basilicata e puntato tutto sul Piemonte: insieme al governatore uscente Sergio Chiamparino ha ora appena due mesi di tempo per provare a invertire la tendenza e non lasciare un’altra Regione nelle mani di Salvini.

Le preferenze di lista: M5s al 20, boom Lega Il Movimento con più del 20,3% di voti alla lista resta comunque il primo partito, nonostante il dimezzamento della percentuale rispetto alle Politiche di un anno fa. Boom della Lega che si avvicina ai pentastellati raccogliendo il 19,2% e conquistando 13 punti in più rispetto al 6,2 del 4 marzo 2018, mentre Forza Italia si ferma al 9,1% delle preferenze (aveva raggiunto il 12,4% il 4 marzo 2018). Il Pd scende al 7,8 e perde il testa a testa tutto interno alla coalizione con Avanti Basilicata dell’ex presidente Marcello Pittella (ancora al l’8,6%): la somma dei due risultati conferma il 16% preso alle politiche. Buon risultato per Fratelli d’Italia che viaggia poco sotto il 6 per cento. Nelle regionali 2013 il centrosinistra aveva trionfato con il 60% delle preferenze: il Pd era al 25% e la lista Pittella al 16%. Il Pdl era al 12,2% (tutto il centrodestra ottenne il 19% e la Lega nemmeno si presentò) mentre il M5s si fermava al 9%.

Forza Italia: “Lega stacchi la spina al governo” – Il successo della coalizione di centrodestra fa esultare Forza Italia che traspone il risultato in chiave nazionale e della tenuta del governo. Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, si augura che “la Lega stacchi la spina dopo le europee, se non intende perdere consensi e essere considerata corresponsabile di questo pessimo governo”. Mentre il senatore Giorgio Mulè si chiede “che senso ha un governo tra Lega e M5s, umiliati anche in Basilicata?”. Parole corroborate appunto dal neo-governatore Bardi che ha parlato di un “momento importante nel quadro politico nazionale”. Di tutt’altro avviso il premier Conte: “Le competizioni locali non possono condizionare l’esperienza di governo nazionale. Le due cose vanno distinte”, ha detto in un’intervista a La Stampa. “Questi ultimi appuntamenti elettorali non hanno segnalato performance brillanti per il M5s, ma bisogna mantenere lucidità e fare riferimento a un contesto più ampio e prospettico quando si ragione di scenari futuri. Il governo sta marciando a passo veloce. I risultati stanno arrivando. E questa è la cosa più importante”, ha sottolineato il presidente del Consiglio.

Al M5s la metà delle preferenze rispetto al 2018 I risultati delle urne raccontano il netto arretramento del Movimento Cinque Stelle, in linea con quanto accaduto in Abruzzo Sardegna: il 20,3% delle preferenze di lista rappresenta un dimezzamento abbondante rispetto al 44,3% raccolto nelle urne alle Politiche del 2018. “I 5 stelle si confermano primo partito in Basilicata”, afferma il senatore pentastellato Arnaldo Lomuti parlando al comitato elettorale: “Le elezioni politiche sono una cosa, le regionali un’altra e le comunali un’altra ancora”. Comparando il risultato con le Regionali del 2013, i pentastellati crescono: sei anni fa, quando la legge elettorale regionale prevedeva la possibilità di voto disgiunto, il candidato governatore Piernicola Pedicini raccolse il 13,2%, mentre la lista si fermò sotto il 9.

L’affluenza – Il dato definitivo dell’affluenza è del 53,58%, come comunicato dal Viminale. Si tratta di un dato in netto aumento rispetto alle precedenti consultazioni del novembre 2013 quando l’affluenza è stata del 47,6%: esattamente cinque punti in più.

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