"Sì, si può usare la parola 'molestie', ma quei bambini erano eccitati all’idea di essere lì e sono loro stessi a dirlo oggi, la versione adulta di Wade Robson e James Safechuck", ha raccontato l'attrice e cantante americana in un'intervista al Times
“I suoi bisogni sessuali erano i suoi bisogni sessuali, che derivassero da un certo tipo di infanzia o da un particolare Dna. E non ha ucciso nessuno“. A pronunciare queste parole è l’attrice e cantante americana Barbara Streisand che in un’intervista al quotidiano britannico The Times ha voluto difendere Michael Jackson dalle polemiche scatenate dalla messa in onda di “Leaving Neverland“, il documentario che riporta le testimonianze di Robson e Safechuck, che accusano l’artista scomparso il 25 giugno 2009 di averli molestati sessualmente quando avevano 11 e 7 anni. Barbara Streisand spiega di credere “assolutamente” alle accuse di molestia nei confronti di Jackson al punto che per lei è stato “estremamente doloroso guardare il film“, allo stesso tempo però non vuole condannare definitivamente il musicista.
“Sì, si può usare la parola ‘molestie’, ma quei bambini erano eccitati all’idea di essere lì e sono loro stessi a dirlo oggi, la versione adulta di Wade Robson e James Safechuck. Entrambi comunque sono andati avanti, si sono sposati e hanno avuto figli, il che vuol dire che quegli episodi non li hanno uccisi“. E alla domanda se provi rabbia nei confronti di Jackson, Barbara Streisand risponde: “è un mix di sensazioni. Mi dispiace per quei bambini, mi dispiace per lui. Forse do la colpa ai genitori che hanno permesso ai loro figli di dormire con lui. Mi chiedo perché Michael avesse bisogno di vestire quei ragazzini come lui, perché li voleva nei suoi show, perché voleva che ballassero e indossassero i suoi cappelli?”. Streisand ha raccontato di aver incontrato Michael Jackson una sola volta e l’impressione avuta in quella occasione era stata di una persona “molto dolce, quasi infantile”.
Le sue affermazioni sono subito rimbalzate sui social è scoppiata la polemica e ad intervenire è stato anche Dan Reed, il regista del documentario che rivela i presunti abusi del re del pop: “Barbra Straisand ha detto davvero quelle cose?”, si chiede in un tweet. “La pedofilia è tollerata in una parte dell’industria dello spettacolo?“, aggiunge.
“His sexual needs were his sexual needs” – is pedophilia tolerated in parts of the entertainment industry? #leavingneverland https://t.co/LTdq1LXLkg
— Dan Reed (@danreed1000) March 23, 2019
All’indomani della polemica, la Streisand si è scusata, ritrattando le sue affermazioni: “Per essere chiari, non c’è situazione o circostanza dove è ok che un adulto se ne approfitti di bambini innocenti“, ha detto, “Le storie che questi uomini hanno condiviso con noi sono dolorose anche solo da ascoltare, e provo compassione per loro”.