Dieci persone arrestate con le accuse di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti.  L’ultima operazione contro Cosa nostra della squadra mobile di Palermo colpisce ol mandamento mafioso di San Lorenzo – Tommaso Natale. Le indagini sono state coordinate dalla Dda e si sono avvalse, tra l’altro, delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

Numerose le estorsioni ai danni di imprenditori edili operanti anche in territori diversi da quelli propri di quel mandamento mafioso, come Isola delle Femmine, Capaci e Carini, ai quali veniva imposto il pagamento di ingenti somme di denaro per “la messa a posto”. Le estorsioni avvenivano anche grazie anche al ruolo di collegamento con altre “famiglie” mafiose del territorio palermitano assunto da alcuni degli arrestati.

I ricavi, infatti, in alcuni casi venivano divisi tra le famiglie in diversi quartieri cittadini. L’organizzazione era anche particolarmente attiva nel campo del traffico di stupefacenti, tanto che uno degli arrestati, con l’appoggio di Cosa nostra, a cui corrispondeva regolari somme di denaro in funzione dello stupefacente venduto, si era imposto come il principale spacciatore del quartiere Zen. Si tratta di Fabio Chianchiano. “Fino al momento del suo arresto è stato documentata la gestione della piazza di spaccio dello Zen grazie all’aiuto di Cosa nostra”, ha spiegato il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti.

“Fra gli arrestati di spicco di questa operazione c’è un imprenditore, Baldassarre Migliore, un imprenditore un pò trasversale che, grazie agli appoggi delle famiglie mafiose, riusciva a ottenere dei lavori in territori dove Cosa nostra incideva”, ha detto il capo della mobileSecondo gli inquirenti, Migliore si sarebbe occupato della ‘messa a posto’ di altri imprenditori, soprattutto edili, tra Isola delle Femmine, Capaci e Carini. In carcere è finito oggi anche Giuseppe Fricano, ex reggente del mandamento di Resuttana che, con Giuseppe Torre e Salvatore Lucera, è accusato di una estorsione ai danni del lido Battaglia di Isola delle Femmine. Per l’accusa, il titolare avrebbe – dopo la mediazione anche di Fricano – sborsato 13mila euro per l’intera stagione estiva; la somma sarebbe poi stata divisa tra le famiglie mafiose di Palermo Centro e Tommaso Natale. Mentre Girolamo Taormina sarebbe responsabile dell’estorsione al titolare dei vivai La Franca di Palermo.

Le indagini che – ha detto sempre Ruperti – “si sono avvalse della collaborazione” di un pentito. Si tratta di Silvio Guerrera, uno degli ex capimafia di Tommaso Natale, che nel 2015, un anno dopo il suo arresto, ha deciso di saltare il fosso e collaborare con la magistratura. Il figlio di Guerrera, dopo avere saputo che il padre aveva deciso di collaborare con la giustizia, aveva ripudiato il congiunto insieme con la madre. “Le dichiarazioni di Guerrera – dice il dirigente della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti – confrontate con numerose attività tecniche e con una parziale e a volte completa collaborazione di vittime di estorsioni, ci ha permesso di realizzare oggi questo risultato”.

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