Spesso vediamo i robot come manufatti estranei all’ambiente naturale, che possono danneggiare Madre Natura, più che aiutarla. Invece il progetto di ricerca europeo EUFET ASSISIbf, coordinato dal professore Thomas Schmickl dell’Università di Graz (Austria), dimostra che i robot possono aiutare l’ambiente e facilitare la costituzione di ecosistemi stabili.
L’uomo ha modificato l’ambiente al punto da rendere gli ecosistemi sempre più vulnerabili, a causa della perdita o della frammentazione degli habitat. Negli ultimi 15 anni si è registrato il 75% della perdita di biomassa degli insetti, e perdite importanti di mammiferi, uccelli, pesci e altre forme di vita. Studi dimostrano che la biodiversità e la ricchezza dell’interazione tra specie sono fattori chiave per avere ecosistemi stabili e resistenti. Più la diversità diminuisce, più gli ecosistemi diventano fragili.
I ricercatori dell’Università di Graz, dell’École polytechnique fédérale de Lausanne (Svizzera), del Laboratory for Robotics and Intelligent Control Systems dell’Università di Zagabria, del Laboratoire Interdisciplinaire des Energies de Demain dell’Università di Paris-Diderot, dell’FCiencias.ID di Lisbona e dell’azienda Cybertronica Research di Stuttgart (Germania) hanno unito le risorse per trovare una soluzione, che passa per i robot.
In particolare, hanno creato robot che si integrano in popolazioni animali differenti, e che hanno stabilito una nuova connessione ecologica a distanza. L’integrazione dei robot autonomi è avvenuta in sciami di api e branchi di pesci, due gruppi di organismi oggi sottoposti a uno stress ecologico estremo.
L’esperimento non convenzionale, quindi unico, è consistito nell’impiegare i robot per consentire a un gruppo di api a Graz, in Austria, di coordinare le loro aggregazioni sociali con le decisioni collettive di navigazione prese da un gruppo di pesci a Losanna, in Svizzera. Era la prima volta che venivano trasferite informazioni da una specie animale a un’altra, tramite Internet e un gruppo di robot che fungeva da “mediatore” e “traduttore”.
Il risultato è stato che proprio grazie ai robot, entrambi i gruppi si sono stabilizzati su un comportamento che rappresenta un equilibrio ecologico. Ha funzionato nonostante le due specie non siano in sintonia in natura, dimostrando la versatilità di questa tecnologia. L’idea è che in futuro si possa impiegare una tecnica simile per recuperare le connessioni ecologiche che scompaiono con l’estinzione delle specie. Non per riportare in vita una specie estinta, ma per riparare l’ecosistema in cui viveva, e che impoverendosi è divenuto fragile.