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Ramy, Matteo Salvini cambia di nuovo idea: “Sì alla cittadinanza per il 13enne, ha capito i valori di questo Paese”

"È come se fosse mio figlio. Il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare": parola del ministro dell'Interno, che ha ammorbidito la sua posizione dopo che nelle scorse ore aveva ribadito il no alla concessione al 13enne che ha dato l’allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese, evitando di fatto una strage

Cittadinanza sì, cittadinanza no, cittadinanza sì. In pochi giorni – se non ore – il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha cambiato idea tre volte rispetto alla concessione della cittadinanza italiana a Ramy, il ragazzino che ha dato l’allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese, evitando di fatto una strage. L’ultima giravolta è arrivata nel primo pomeriggio del 26 marzo: “Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”. Parola del vicepremier leghista, che però solo poche ore prima, commentando un’operazione di polizia, aveva scritto su Twitter: “Altro che ius soli e cittadinanze in regalo, occorrono rispetto e controlli“. Un pensiero, quello di Salvini, coerente con quello espresso nella serata del 25 marzo, quando aveva sottolineato che “non ci sono gli elementi per concedere” la cittadinanza a Ramy a causa dei “numerosi precedenti penali” di un parente del ragazzino egiziano.

Dopo poche ore la giravolta, corredata con un invito al Viminale insieme ad altri 4 ragazzi della scuola media Vailati di Crema che erano presenti sul pullman e a 12 carabinieri, che sono stati coinvolti nel dirottamento del bus, sulla strada Paullese, in zona San Donato Milanese, in provincia di Milano. I ragazzi che il ministro incontrerà, ha fatto sapere il Viminale, sono Adam (che dopo aver nascosto il telefonino al terrorista, è riuscito a chiamare i Carabinieri, fornendo indicazioni utili), Aurora (che, presa in ostaggio, ha mantenuto la calma e il sangue freddo), Fabio (che ha parlato con il terrorista, cercando di dissuaderlo e tranquillizzarlo), Nicolò (che si è offerto come ostaggio, dopo la richiesta del terrorista) e proprio Ramy (che, anche lui sottraendo all’attenzione il telefonino, è riuscito a chiamare i Carabinieri, fornendo ulteriori utili informazioni).

La giravolta di Salvini è stata salutata con grande soddisfazione dall’altro vicepremier Luigi Di Maio: “Nei giorni scorsi avevo inviato una lettera proprio ai ministeri competenti per chiedere loro di conferire la cittadinanza per meriti speciali al piccolo Ramy – ha detto il capo politico dei 5 Stelle – Sono felice di aver convinto anche Salvini sulla cittadinanza a questo bambino. L’ho già detto: questo è un Paese che vale molto più della semplice indignazione“. Sulla stessa linea d’onda il Guardasigilli Bonafede: “Prendiamo atto che finalmente anche Salvini si è convinto. Questa è la ennesima dimostrazione di come questo governo possa viaggiare compatto per i cittadini”. Felicissimo, invece, il padre del ragazzino: “Non ne so ancora niente, se fosse così sarei contentissimo, e sarà contento anche mio figlio Rami, che è qui con me, ha una faccia felice ed è contentissimo”. Il padre di Ramy, Kaled Shehata, ha appreso in diretta dalla trasmissione di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora la notizia della cittadinanza concessa dal vicepremier Salvini al figlio. Ramy invece ha commentato così la notizia: “Sono contento, ringrazio Matteo Salvini e Luigi di Maio“. È vero che incontrerà Salvini? “Si, voglio vederlo e salutarlo, domani andrò a Roma con Ramy per incontrarlo”.

Eppure nella serata del 25 marzo Salvini aveva anche motivato il suo no alla cittadinanza: facendo riferimento alla famiglia di Ramy, aveva sottolineato che “purtroppo ad ora non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza. Le cittadinanze non le posso regalare e per darle ho bisogno di fedine penali pulite – aveva spiegato – Non parlo dei ragazzini di 13 anni, ma se qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni – aveva aggiunto, rivolgendosi ai giornalisti – fatevi una domanda e datevi una risposta sul perché”. A sentire le agenzie di stampa, i numerosi precedenti penali del parente di Ramy hanno fatto pensare a una soluzione alternativa, ovvero al Viminale che attribuisce la cittadinanza solo a Ramy e non al resto dei familiari, un percorso che di fatto non avrebbe precedenti (se non quello, che poi non si concretizzò, del bambino inglese Charlie Gard, affetto da una malattia incurabile) ma che difficilmente verrebbe ostacolata.

Il tredicenne di origini egiziane, tuttavia, ha messo in evidenza i cambi in corsa di Salvini, rinnovando comunque la sua richiesta: “Salvini all’inizio ha detto sì, poi no. Di Maio vuole darmela, quindi mi fido Di Maio. E vorrei che anche gli altri la ottenessero, ma non sono io a decidere”. Le parole del ragazzino, del resto, hanno fatto riferimento alle ore immediatamente successive al dirottamento del bus e al sequestro delle 53 persone ad opera dell’autista di origini senegalesi. Man mano che venivano resi noti i particolari di cronaca relativi alla vicenda, Salvini si spese subito per concedere la cittadinanza a Ramy. Ieri, poi, la brusca frenata. A distanza di meno di 24 ore, invece, il nuovo cambio di rotta. Che, salvo ennesimi colpi di scena, dovrebbe essere l’ultimo.