Ottocento euro in dieci anni. Sono quelli persi dal personale della scuola pubblica, secondo il Conto annuale della Ragioneria dello Stato. Nel 2017, l’anno più recente preso in considerazione, le retribuzioni sono state in media pari a 28.440 euro – la più bassa tra tutti i comparti pubblici – quando nel 2008 toccavano quota 29.280. Il dato risente del blocco dei contratti e dell’entrata nel settore di personale più giovane con stipendi più bassi. Rispetto all’anno precedente si è registrato comunque un incremento di circa 170 euro. Rispetto al 2011 la perdita è di quasi 1.900 euro.

 

Complessivamente il blocco del turn over ha avuto, secondo la Ragioneria, effetti sul numero complessivo dei lavoratori della pubblica amministrazione. Che nel 2017 erano 3,24 milioni (in lievissimo calo sull’anno precedente, -5.000 unità) ma, al netto degli enti acquisiti di recente, il totale del personale è di 3,18 milioni con una riduzione di 257.661 unità sul 2008 (-7,5%). La riduzione è rallentata negli ultimi anni a causa della stretta sull’accesso alla pensione.

Diminuiscono, al contempo, i lavoratori con un contratto stabile. Tra il 2008 e il 2017 il personale a tempo indeterminato è diminuito del 4,4%, a quota tre milioni. Se poi si considera il personale al netto degli enti acquisiti nel periodo, il personale stabile scende sotto i tre milioni a 2.947.000 unità (circa 18mila lavoratori in meno rispetto all’anno prima) con un calo di 198.535 occupati (-6,3%) rispetto al 2016.

Negli anni è sceso anche il costo del personale della P.A., che nel 2017 è stato pari a 160 miliardi di euro: sull’anno precedente è stato registrato un aumento dello 0,2% sull’anno precedente, ma sul 2008 il calo è stato del 4,6%. A parità di enti rispetto al 2008, sottolinea la Ragioneria, si è registrato un calo della spesa del 7%, arrivando a 156,1 miliardi. Rispetto all’anno precedente l’aumento della spesa più consistente insieme alla Presidenza del Consiglio (+5,7%) e agli enti di Ricerca (+2,5%) è stato per la scuola (+1,7%) che registra però un calo del 9% sul 2008. Palazzo Chigi ha fatto registrare un consistente aumento anche rispetto al 2008: se quell’anno i suoi dipendenti guadagnavano in media 45.227 euro, nel 2017 ne prendevano 64.611.

La spesa del personale si è ridotta soprattutto per le Regioni e le autonomie locali: -3,2% sul 2016, – 21,6% rispetto al 2008. Ma il dato non considera le Regioni a statuto speciale per le quali la spesa è aumentata del 26,4% rispetto al 2008. In particolare queste ultime hanno visto aumentare i loro dipendenti, saliti dai 72mila del 2008 ai 90mila del 2017, e gli stipendi, passati da una media di 32.838 euro a una di 35.759 euro. Nel frattempo è diminuito il costo del Servizio sanitario nazionale: -0,1% sull’anno precedente, -4,1% sul 2008.

La retribuzione media dei dipendenti pubblici è di 34.491 euro ma il valore cambia molto a seconda dei comparti, passando dai 28.440 della scuola ai 137.294 medi della magistratura (in aumento di 11.000 euro sul 2008). Insieme alla scuola sono sotto i 29.000 euro in media i dipendenti delle autonomie locali (28.632) mentre tra gli stipendi più sostanziosi ci sono i dipendenti che fanno la carriera prefettizia e quelli delle autorità indipendenti con una media che supera i 90.000 euro.

L’età media del personale è cresciuta di oltre sette anni tra il 2001 e il 2017 e ormai supera largamente i 50 anni (50,6). L’età media più alta è nel comparto ministeri (54,9 anni con un aumento di oltre 9 anni dal 2001) mentre quella più bassa è nelle Forze armate (38,6) anche se con un aumento di quasi nove anni dall’inizio del secolo (era di 29,8 anni nel 2001). Nella scuola l’età media è di 52,3 anni, con le insegnanti che sono tra le più vecchie in Europa.

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