Una mossa che era nell'aria, dopo che il Parlamento britannico aveva approvato la mozione che toglie al governo il controllo della Brexit. Il deputato conservatore James Cartilage ha precisato però che la May ha affermato che non sarà lei a seguire la prossima fase dei negoziati
“Sono pronta a lasciare il mio incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordinata“: sono le parole con cui Theresa May si è rivolta oggi ai deputati del gruppo Tory riunito nel comitato 1922. Il deputato conservatore James Cartilage ha precisato però che la May ha affermato che non sarà lei a seguire la prossima fase dei negoziati.La premier britannica ha formalizzato così l’intenzione di dimettersi prima del previsto in cambio di un via libera all’accordo di uscita dall’Unione europea, già bocciato due volte dal Parlamento. Una mossa che era nell’aria, dopo che il Parlamento britannico aveva approvato la mozione che toglie al governo il controllo della Brexit: già da martedì si vociferava infatti che nella riunione May potesse mettere sul piatto le sue dimissioni nel tentativo di ottenere in cambio l’appoggio dei deputati del suo partito conservatore al suo accordo di uscita del Regno unito dall’Ue.
“E’ stato un periodo probante per il nostro paese e il nostro partito. Ho capito che c’è voglia di un approccio diverso e di una nuova leadership per la seconda fase dei negoziati e io non mi opporrò a questo”, ha detto ancora May ai deputati, come si legge sull’estratto del discorso reso noto da Downing Street. “So che qualcuno è preoccupato che se votate a favore dell’accordo, io lo prenderò come un mandato per fiondarmi nella seconda fase senza il dibattito di cui invece abbiamo bisogno. Non lo farò, ho ascoltato ciò che mi avete detto. Ma dobbiamo approvare l’accordo e realizzare la Brexit“, ha proseguito la premier in un discorso che molti cronisti politici hanno definito “appassionato”. “Chiedo a tutti i presenti in questa stanza di sostenere l’accordo così che possiamo portare a termine il nostro dovere storico: realizzare la decisione del popolo britannico e lasciare l’Unione europea con un’uscita lineare e ordinata”, ha concluso May.
Qualche dettaglio più preciso sulla tempistica delle dimissioni è giunto da una fonte del numero 10 di Downing Street, citata sempre da Sky News: l’iter per eleggere un nuovo leader conservatore, e quindi un nuovo primo ministro, verrà avviato solo dopo la Brexit, che se i deputati effettivamente approveranno l’accordo di May questa settimana dovrebbe avvenire il 22 maggio. Fino al completamento di quell’iter, May resterà premier. “La promessa di Theresa May ai deputati Tory di dimettersi se voteranno a favore del suo accordo dimostra una volta per tutte che i suoi caotici negoziati sulla Brexit riguardavano in verità la guida del partito e non i principi né l’interesse comune”, ha commentato su Twitter Jeremy Corbyn. “Un cambiamento al governo, non può essere un rattoppo Tory, è la gente che deve decidere”, ha attaccato il leader del partito laburista.
L’annuncio della May che arriva nel giorno in cui il dipartimento per la Brexit ha respinto la petizione online in cui si chiede la revoca dell’articolo 50, che ha raccolto quasi 6 milioni di firme: “Revocare l’articolo 50, e quindi rimanere nell’Unione Europea, minerebbe sia la nostra democrazia che la fiducia che milioni di elettori hanno messo nel governo”, hanno fatto sapere dal governo. La petizione verrà discussa ora dai Comuni il prossimo primo aprile, avendo ampiamente superato il tetto minimo di firme, 100mila, richieste per mettere all’attenzione dei deputati le petizioni popolare. Il governo, comunque, ne ha già bocciato i contenuti. “Rimane ferma politica del governo non revocare l’articolo 50 – si legge nella risposta ufficiale alla petizione – noi rispetteremo i risultati del referendum del 2016 e lavoreremo per ottenere un’uscita che porti benefici a tutti, che abbiano votato Leave o Remain”. Nella petizione si contesta l’affermazione del governo che l’uscita dalla Ue sia “il volere del popolo” e si chiede la revoca dell’attivazione dell’articolo 50, cosa che Londra potrebbe fare unilateralmente, senza bisogno di un accordo con la Ue.