Tutt’a un tratto FCA sembra diventata il baricentro delle brame dei grandi colossi dell’automotive: dopo le moine di PSA, che la reggenza degli Elkann avrebbe rispedito al mittente (soprattutto per via della debolezza dei francesi in Usa e Cina), sembra che ora sia Renault-Nissan a volersi fare sotto. L’indiscrezione è del Financial Times, che specifica come la multinazionale della Losanga vorrebbe avviare il processo di fusione con Nissan nel corso del prossimo anno, per poi concentrarsi sul “merger” con un altro colosso dell’auto. E in pole position ci sarebbe proprio FCA.
L’unificazione di Renault e Fiat-Chrysler, secondo quanto riporta il quotidiano economico, sarebbe stata caldeggiata circa tre anni fa dall’ex numero uno di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, finito in manette alla fine dello scorso anno con l’accusa di frode fiscale: ci sarebbero stati anche dei contatti tra il manager brasiliano e i vertici di Fca, anche se poi la potenziale fusione avrebbe incontrato lo stop del governo di Parigi. Ora, con l’uscita di scena di Ghosn e l’arrivo al vertice di Jean-Dominique Senard, il marchio francese e Nissan potrebbero procedere alla loro fusione, la stessa che fino a oggi era stata esclusa dai due partner al fine di poter mantenere una migliore agilità operativa. A patto nauralmente che il versante giapponese dell’Alleanza sia d’accordo, cosa ad oggi poco verosimile.
Evidentemente, però, i nuovi rapporti di forza dell’industria delle quattro ruote – cioè il crescente potere dei fabbricanti d’auto cinesi e coreani – sta spingendo l’Alleanza a rivedere le proprie posizioni. Un matrimonio Renault-Nissan-FCA genererebbe il più grande colosso automobilistico del mondo, lasciando parecchio indietro giganti come Volkswagen e Toyota. E, come detto, FCA potrebbe essere il partner ideale in questo senso, considerata la sua forza sul mercato nordamericano grazie a marchi come Jeep e Ram. Anche il gruppo italoamericano sarebbe interessato a possibili fusioni/alleanze, tanto che il presidente John Elkann avrebbe incontrato i rappresentanti di diverse multinazionali del settore, incluse quelle coreane e cinesi. Queste ultime potrebbero essere favorite rispetto a Renault-Nissan, che dovranno fare i conti con le proprie tempistiche di fusione.
FCA, dal canto suo, è interessata soprattutto a crescere sul mercato cinese, il più importante del mondo, spostando quindi il suo centro di gravità più verso l’Asia. In questo senso torna a concretizzarsi con forza l’ipotesi di unione coi coreani di Hyundai, fra le aziende maggiormente in salute a livello finanziario e dotata delle migliori tecnologie di elettrificazione.
Tuttavia, i fiori d’arancio potrebbe portarli anche la Geely, già interessata all’acquisto del 50% di Smart, e maggiore azionista di Daimler (leggi Mercedes). Il gruppo del miliardario Li Shufu è altresì proprietario di Volvo e dei marchi Polestar e Lynk&Co – brand generalista che sfrutta meccaniche elettrificate condivise con Volvo: è pronto a “invadere” l’Europa dal 2020 e nel suo primo anno di attività in Cina, il 2018, ha venduto oltre 120 mila auto – e sembra poter spalancare a FCA le porte del mercato cinese. Chissà che non sia proprio Geely a incontrare i favori degli Elkann. Con una condizione non da poco: l’opinione della Casa Bianca sarà fondamentale a riguardo.
Fatti a motore
Fca, tutti la vogliono: prima PSA, ora Renault. Coreani e cinesi alla finestra
Dopo il no degli Elkann alle avances di PSA, il Financial Times riferisce che il gruppo italo-americano è stato messo nel mirino da Renault, che vorrebbe provare ad acquisirlo dopo aver completato la fusione con Nissan. In realtà, nella lista di pretendenti restano anche i coreani di Hyundai e i cinesi di Geely
Tutt’a un tratto FCA sembra diventata il baricentro delle brame dei grandi colossi dell’automotive: dopo le moine di PSA, che la reggenza degli Elkann avrebbe rispedito al mittente (soprattutto per via della debolezza dei francesi in Usa e Cina), sembra che ora sia Renault-Nissan a volersi fare sotto. L’indiscrezione è del Financial Times, che specifica come la multinazionale della Losanga vorrebbe avviare il processo di fusione con Nissan nel corso del prossimo anno, per poi concentrarsi sul “merger” con un altro colosso dell’auto. E in pole position ci sarebbe proprio FCA.
L’unificazione di Renault e Fiat-Chrysler, secondo quanto riporta il quotidiano economico, sarebbe stata caldeggiata circa tre anni fa dall’ex numero uno di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, finito in manette alla fine dello scorso anno con l’accusa di frode fiscale: ci sarebbero stati anche dei contatti tra il manager brasiliano e i vertici di Fca, anche se poi la potenziale fusione avrebbe incontrato lo stop del governo di Parigi. Ora, con l’uscita di scena di Ghosn e l’arrivo al vertice di Jean-Dominique Senard, il marchio francese e Nissan potrebbero procedere alla loro fusione, la stessa che fino a oggi era stata esclusa dai due partner al fine di poter mantenere una migliore agilità operativa. A patto nauralmente che il versante giapponese dell’Alleanza sia d’accordo, cosa ad oggi poco verosimile.
Evidentemente, però, i nuovi rapporti di forza dell’industria delle quattro ruote – cioè il crescente potere dei fabbricanti d’auto cinesi e coreani – sta spingendo l’Alleanza a rivedere le proprie posizioni. Un matrimonio Renault-Nissan-FCA genererebbe il più grande colosso automobilistico del mondo, lasciando parecchio indietro giganti come Volkswagen e Toyota. E, come detto, FCA potrebbe essere il partner ideale in questo senso, considerata la sua forza sul mercato nordamericano grazie a marchi come Jeep e Ram. Anche il gruppo italoamericano sarebbe interessato a possibili fusioni/alleanze, tanto che il presidente John Elkann avrebbe incontrato i rappresentanti di diverse multinazionali del settore, incluse quelle coreane e cinesi. Queste ultime potrebbero essere favorite rispetto a Renault-Nissan, che dovranno fare i conti con le proprie tempistiche di fusione.
FCA, dal canto suo, è interessata soprattutto a crescere sul mercato cinese, il più importante del mondo, spostando quindi il suo centro di gravità più verso l’Asia. In questo senso torna a concretizzarsi con forza l’ipotesi di unione coi coreani di Hyundai, fra le aziende maggiormente in salute a livello finanziario e dotata delle migliori tecnologie di elettrificazione.
Tuttavia, i fiori d’arancio potrebbe portarli anche la Geely, già interessata all’acquisto del 50% di Smart, e maggiore azionista di Daimler (leggi Mercedes). Il gruppo del miliardario Li Shufu è altresì proprietario di Volvo e dei marchi Polestar e Lynk&Co – brand generalista che sfrutta meccaniche elettrificate condivise con Volvo: è pronto a “invadere” l’Europa dal 2020 e nel suo primo anno di attività in Cina, il 2018, ha venduto oltre 120 mila auto – e sembra poter spalancare a FCA le porte del mercato cinese. Chissà che non sia proprio Geely a incontrare i favori degli Elkann. Con una condizione non da poco: l’opinione della Casa Bianca sarà fondamentale a riguardo.
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Roma, 14 gen. (Adnkronos Salute) - "Cambierà lo scenario di valutazione e di accesso delle tecnologie a livello europeo e a livello nazionale", il Regolamento europeo sull’Health Technology Assessment (EuHta-R), in vigore dal 12 gennaio 2025. Così Eugenio Di Brino, Co-Founder & Partner di Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in un’intervista pubblicata su 'Alleati per la salute', la sezione dedicata ai pazienti di Novartis.it, racconta l’esperienza della 'Roadmap Hta 2025' sottolineando l’importanza "fondamentale" della formazione di "stakeholder e pazienti".
L’applicazione del nuovo Regolamento sarà graduale. Si parte con le "terapie oncologiche e terapie avanzate nel 2025, nel 2026 su una selezione di dispositivi medici e diagnostici in vitro per poi passare, nel 2028, sui farmaci orfani e, nel 2030, su tutte le tecnologie". La sua attività si basa "sull'esperienza del consorzio EUnetHta (European Network for Health Technology Assessment) - spiega Di Brino - un'esperienza ventennale che ha sviluppato un framework di Hta andando a dividere sostanzialmente le dimensioni di valutazione di una tecnologia sanitaria in 9 domini, 4 di natura clinica e 5 di natura non clinica". In particolare, "la valutazione clinica congiunta (Joint Clinical Assessment – Jca) viaggerà in parallelo alla valutazione scientifica di immissione in commercio di una tecnologia (es. farmaco) che è in capo all’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali e alla Commissione europea". L’EuHta-R, dettaglia il professore, "andrà a snellire il processo di valutazione" delle nuove tecnologie per la salute. "Alcune attività di natura clinica di valutazione verranno infatti anticipate in un contesto europeo e i singoli Paesi membri dovranno occuparsi dei domini di appannaggio nazionale - o domini non clinici - come l’economico, l’organizzativo, l’etico, il legale e il sociale. Questo sarà un importante cambiamento nel processo regolatorio e di accesso delle tecnologie al mercato perché dovrebbe velocizzare quella che è la valutazione e le giornate impiegate dalle diverse agenzie nazionali ed europee di valutazione di una nuova tecnologia".
Ovviamente "cambierà il framework, cambieranno e si adatteranno anche i singoli Paesi membri a dare una risposta concreta a questo regolamento - si legge nell’intervista - ma una cosa che sarà fondamentale ovviamente è andare a coinvolgere, nei diversi processi, anche le associazioni pazienti e i pazienti, in questa nuova applicazione del regolamento europeo. Quindi sarà fondamentale che tutti gli stakeholders e soprattutto i pazienti, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, vengano a contatto con corsi di formazione specifici sul regolamento europeo di Hta erogati dalle università e dalle agenzie regolatorie nei diversi contesti per poter essere attori fondamentali di questo cambiamento di processo".
In questo scenario, "Altems Advisory, lo spin-off dell'Università Cattolica di Salvo Cuore", nel 2024 "ha affrontato proprio quelli che sono stati i cambiamenti apportati dal regolamento europeo di Hta - descrive Di Brino - Nello specifico sono stati rilasciati 5 di 6 atti implementativi, che potremo definire la cosiddetta ‘messa a terra del regolamento europeo di Hta’. Nello specifico, in parallelo, abbiamo avuto anche un rilascio di numerose linee guida e di procedure dedicate alla parte metodologica" relative a: "come effettuare le comparazioni dirette e indirette; come strutturare il dossier di Joint Clinical Assessment; come effettuare uno 'scoping process'; come declinare i rapporti tra Htacg - un nuovo organismo - con Ema. Una delle cose molto importanti su cui si sta discutendo e si continuerà a discutere - rimarca l’esperto - è il conflitto di interessi che riguarderà tutti gli attori coinvolti in questo processo molto innovativo" che "sta coinvolgendo più di 600 persone a livello europeo", in rappresentanza "dei singoli paesi membri nonché delle commissioni europee e delle agenzie europee".
Nel 2024 "abbiamo affrontato questi cambiamenti in un ciclo di seminari che abbiamo chiamato appunto Roadmap Hta 2025 - con più di 90 dirigenti di aziende in rappresentanza del mondo della life science, quindi sia del mondo del farmaceutico che del medical device, insieme anche a circa 50 rappresentanti di associazioni di cittadini e pazienti - un percorso dedicato - puntualizza di Brino - di studio e di approfondimento di questo regolamento e di tutti i documenti e delle modifiche che avverranno nel prossimo futuro. L'abbiamo chiamata Roadmap perché era ed è una maratona in quanto il percorso è ancora lungo".
Nel 2025, "ci sarà tutta una fase di implementazione nazionale, continueremo con una versione 2.0 che ci vedrà coinvolti in uno studio di approfondimento: è importantissimo monitorare e studiare tutte queste attività e queste novità nel processo regolatorio e nel processo di accesso delle tecnologie perché siamo fortemente convinti che l'Hta - conclude il professore - è l'unica metodologia per garantire una governance innovativa delle tecnologie sanitarie che saranno, nei prossimi anni, sempre più complesse, aiutando a misurare quel valore olistico generato dalle tecnologie nei processi di cura in cui saranno inserite".
Tel Aviv, 14 gen. (Adnkronos/Afp) - "L'accordo è davvero catastrofico". Lo ha dichiarato il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir su Telegram, riferendosi alla tregua a Gaza che potrebbe essere raggiunta a breve. Dopo il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich, il membro dell'estrema destra del governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu è il secondo ministro a opporsi pubblicamente a un accordo, ma ha affermato che non avrebbe fatto cadere la coalizione al potere.
"Ciò cancella di fatto i risultati ottenuti con fatica durante la guerra, ottenuti a caro prezzo del sangue dei nostri soldati a Gaza, ha affermato Ben Gvir. "Si tratta di una decisione consapevole, presa con la volontà di pagare il prezzo con la vita di molti altri cittadini israeliani, che purtroppo dovranno sopportare il peso di questo accordo".
Roma, 14 gen. (Adnkronos) - “Esprimo il più profondo cordoglio per la morte di Furio Colombo, una vita al servizio del giornalismo e dell’impegno politico e civile. Direttore storico de L'Unità, parlamentare del Partito Democratico, e ancora grande conoscitore dell’America, intellettuale, con la sua vasta produzione saggistica ha sempre avuto a cuore i problemi dell'informazione e il rapporto tra realtà e mezzi di comunicazione, in una parola la qualità della democrazia. Ci mancherà il suo sguardo lucido e appassionato”. Così in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein.
(Adnkronos) - L'audizione dell'ex Procuratore di Palermo ed ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso è stata chiesta dalla difesa "per riferire sull'impegno investigativo della Dia di Palermo a partire dal 2001 in direzione della ricerca e la cattura di Bernardo Provenzano in merito alla segnalazione, fatta dall'allora colonnello Pellegrini, nel gennaio 2001, di propositi criminosi concepiti da appartenenti a Cosa nostra e da compiersi nel territorio siciliano, alle attività conseguenti, ai relativi esiti, alla nota a sua firma del 29 gennaio 2001, nonché su ogni altra circostanza pertinente all'oggetto della imputazione e utile all'accertamento della verità". La difesa chiede anche l'audizione dei magistrati Michele Prestipino e Giuseppe Pignatone, ex Procuratore di Roma, "entrambi per riferire sull'impegno investigativo della Dia di Palermo a partire dal 2001 in direzione della ricerca e la cattura di Provenzano, sulla conoscenza del maggiore Tersigni e del colonnello Pellegrini e sulle interlocuzioni avute con i predetti, sulla conoscenza professionale di Pietro Riggio e Giovanni Peluso, su eventuali condotte contrarie ai doveri di ufficio e poste in essere dagli imputati e da altri soggetti nello svolgimento dell'attività di Polizia giudiziaria nonché su ogni altra circostanza pertinente all'oggetto della imputazione e utile all'accertamento della verità".
In lista testi altri generali e ufficiali, come il generale Carlo Alfiero, il generale Antonio Tomaselli, il colonnello Ignazio Lizio Bruno. Oltre al generale Paolo Azzarone "sugli accertamenti effettuati e sulle attività svolte a seguito delle informazioni fornite da Pietro Riggio asseritamente apprese da Giovanni Peluso". E pi diversi magistrati, come il Pm Maurizio Bonaccorso, Stefano Luciani, il Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, l'ex Procuratore di Palermo Giancarlo Caselli.
(Adnkronos) - "La legittimazione ad impugnare del socio è, dunque, espressamente limitata alla delibera consiliare non conforme a legge o statuto che arrechi pregiudizio alla sua sfera giuridica personale, andando ad incidere direttamente su un suo diritto individuale, amministrativo o patrimoniale, derivante dal contratto sociale e dalla sua posizione all’interno dell’organizzazione sociale che lo contrapponga alla società", spiegano i giudici che, di fatto, hanno accolto la tesi di Tim rappresentata da Francesco Gatti, Carlo Pavesi e Andrea Zoppini, avvocati di Tim. Il tribunale di Milano, non riscontra, pertanto, un vuoto di tutela nei confronti di Vivendi, "potendo il socio, nel caso la delibera consiliare sia funzionale ad una decisione assembleare, impugnare quest’ultima e, nel caso dell’omessa convocazione di un’assemblea, chiederla".
Roma, 14 gen. (Adnkronos) - Al via la seduta comune del Parlamento per eleggere quattro giudici costituzionali chiamati a sostituire Silvana Sciarra (tredicesimo scrutinio). Augusto Barbera, Giulio Prosperetti e Franco Modugno (quarto scrutinio). Per essere eletti è richiesta per tutti i candidati la maggioranza dei tre quinti i componenti l'assemblea, pari a 363 voti.
Roma, 14 gen (Adnkronos) - "E' proseguito il raccordo con le altre opposizioni e il confronto con la maggioranza ma ancora non sono mature le condizioni per un accordo complessivo. Continua nelle prossime ore il dialogo per arrivare, come prevede la Costituzione, all'elezione dei quattro giudici". Lo ha detto la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga al termine della riunione dei gruppi dem sul voto per la Consulta.