Il titolare dello sport nel Comune capitolino è indagato per corruzione per una vicenda raccontata ai pm durante un interrogatorio da Luca Parnasi, l'imprenditore al centro dell'inchiesta, riguardo alla possibile assunzione di una donna in una sua società, poi svanita
La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione della posizione dell’assessore allo sport del comune capitolino, Daniele Frongia, indagato per corruzione nell’ambito del filone principale dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Lo apprende l’Ansa da fonti giudiziarie. La contestazione a Frongia – che si è autosospeso e ha rimesso le deleghe – è dovuta a una vicenda raccontata da Luca Parnasi, l’imprenditore al centro dell’inchiesta, ai pm in uno dei suoi interrogatori, di cui il Fatto Quotidiano aveva già raccontato a settembre: qualche tempo prima del suo arresto, avvenuto nel giugno 2018 e poi revocato, Parnasi aveva chiesto all’assessore M5s il nome di una persona da inserire come responsabile delle relazioni istituzionali di una sua società, la Ampersand. Frongia – sempre secondo il racconto di Parnasi – avrebbe proposto una donna di circa 30 anni, ma la possibile assunzione svanì quando arrivarono gli arresti. Parnasi parlando con i pm negli interrogatori è sempre stato chiaro: mai ricevuto pressioni o richieste di favori da parte di Frongia.
Dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del 21 marzo scorso, l’assessore al Fatto Quotidiano aveva detto: “Con il rispetto dovuto alla magistratura inquirente, avendo la certezza di non aver mai compiuto alcun reato e appurato che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, confido nell’imminente archiviazione del procedimento risalente al 2017”.
Parnasi è accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati contro la pubblica amministrazione e tra questi episodi di presunta corruzione. L’imprenditore romano era stato arrestato lo scorso 13 giugno insieme ad altre nove persone, tra cui cinque suoi collaboratori e l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone. È da questo procedimento che è nato anche il filone di indagine che il 20 marzo ha portato all’arresto dai parte dei carabinieri del nucleo Investigativo di Roma del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito.