È quanto scrive Panorama. Secondo il magazine l'ipotesi di reato è il traffico di influenze: tutto ruota intorno a un personaggio già noto nelle vicende del padre dell'ex premier: Luigi Dagostino, ex socio dei genitori di Renzi, arrestato lo scorso giugno per fatture false e coimputato con loro in un processo per false fatture
Un nuovo fascicolo d’inchiesta, aperto a Firenze, sugli affari di Tiziano Renzi. È quanto scrive Panorama nel numero in edicola. Secondo il magazine l’ipotesi di reato è il traffico di influenze: tutto ruota intorno a un personaggio già noto nelle vicende del padre dell’ex premier: Luigi Dagostino, ex socio dei genitori di Renzi, arrestato lo scorso giugno per fatture false e coimputato con loro in un processo, iniziato il 4 marzo scorso, per due fatture considerate false, pagate alla madre e al padre dell’ex segretario dei Democratici. Nella fattispecie si tratta di due pagamenti, per un totale di 195mila euro, che l’imprenditore di origini pugliesi ha versato nelle casse della Eventi 6, la società in cui i Renzi hanno ormai lasciato le cariche societarie, per la realizzazione di una struttura ricettiva all’interno del The Mall di Leccio Reggello.
Il nuovo fascicolo, secondo Panorama, punterebbe al movente di quei versamenti: ovvero un’attività di lobbying di cui lo stesso Dagostino aveva parlato con La Verità: “Perché faceva parte del suo lavoro, quello della lobby. Era un’epoca, quella, dove incontravi un tale per strada e voleva stare con Renzi… Come l’arbitro che dà il rigore alla Juventus per condizionamento psicologico“. La prima fattura di circa 20mila euro, ricostruisce Panorama, viene inviata a Rignano sull’Arno il 17 giugno 2015. La data coincide il tuor che l’imprenditore pugliese fa fare a tre persone: il magistrato Antonio Savasta, l’avvocato Ruggiero Sfrecola e il tributarista Roberto Franzé. Il primo arrestato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari perché stando alle indagini evitò di indagare su Dagostino in cambio di un appuntamento con l’allora Sottosegretario del consiglio Luca Lotti: il pm aveva procedimenti disciplinari e penali a suo carico e voleva trasferirsi a Roma. Mentre stando a quanto rivela Panorama Franzé ha raccontato agli inquirenti fiorentini che nei primi mesi del 2015 l’imprenditore gli riferì che che si rinnovavano per scadenza naturale i consigli d’amministrazione di alcune società partecipate dallo Stato. Il traffico di influenze è già stato contestato nell’inchiesta Consip a Tiziano Renzi, ma per i pm di Roma, nonostante l’inattendibilità dell’indagato, non ci sono le prove di aver cercato denaro promettendo favori con la pubblica amministrazione. E oggi il Fatto Quotidiano pubblica in esclusiva le chat tra Renzi senior e l’imprenditore Carlo Russo, per cui però la procura di Roma aveva derubricato il reato in millantato credito.