Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 2 anni per il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia (Lega) imputato per turbativa d’asta, in qualità di ex assessore lombardo all’Economia, per una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate. Imputato in concorso anche l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani (Forza Italia) per il quale il pm ha chiesto 7 anni anni e 6 mesi. Nel processo a 12 imputati Mantovani è anche accusato di corruzione e concussione. Nella scorsa udienza nella prima parte della requisitoria, terminata oggi davanti ai giudici della IV penale (presidente del collegio Giulia Turri), il pm aveva spiegato che l’ex assessore lombardo leghista e ora viceministro Garavaglia, assieme all’ex assessore regionale alla Sanità ed ex vicepresidente della Regione Mantovani, avrebbe dato “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro, indetta nel 2014 “in forma aggregata” da tre Asl, per il servizio di trasporto di persone dializzate. Un’inchiesta che era stata fortemente criticata dall’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini.
L’input del “comportamento illecito di Giorgio Scivoletto“, ex dg della Asl Milano 1 (imputato, per lui sono stati chiesti due anni), che si attivò per “boicottare” la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, “risale – ha detto il pm – alla telefonata tra i due assessori” del 1 marzo 2014, “senza quell’input niente sarebbe avvenuto”. Nell’imputazione di turbativa d’asta, infatti, concorre, tra gli altri, anche Giovanni Tomasini (per lui chiesti 2 anni), presidente della Croce Azzurra Ticina Onlus, associazione che, come ha spiegato il pm, aveva deciso di non presentare offerte per aggiudicarsi quella gara perché “le tariffe per i servizi erano troppo basse”. Furono altre associazioni di volontariato, dunque, ad aggiudicarsi la gara ma, secondo l’accusa, l’esito del bando venne boicottato proprio perché Croce Azzurra, che aveva gestito fino a quel momento il servizio di trasporto dializzati, non aveva potuto partecipare alla gara.
Il pm ha ricostruito che il primo marzo 2014 Garavaglia, dopo aver ricevuto “a casa sua rappresentanti della Croce Azzurra, si attivò e chiamò Mantovani perché quel bando, con quelle tariffe ‘metteva fuorigioco Croce Azzurra’ e Mantovani assicurò il suo interessamento”. Da un incontro tra Mantovani e Tomasini, “che era in rapporti stretti con Mantovani”, poi, secondo il pm, arrivò l’indicazione a Scivoletto di “pilotare, boicottare” la gara. Tuttavia, come ha chiarito il pm, “senza l’intervento di autorità così elevate a livello regionale”, ossia Garavaglia e Mantovani, “Scivoletto non avrebbe mai fatto quello che ha fatto”.
Secondo l’accusa l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, ex assessore lombardo, ex sottosegretario, ex sindaco di Arconate Mario Mantovani era “a capo” di un “sistema di favori” e gestiva un “groviglio di interessi pubblici e privati che si concentrava nella sua figura, un sistema gestito anche dal suo entourage e dalle sue persone di fiducia”. “È il processo alle persone perbene, anche Garavaglia è una persona perbene”, ha detto Mantovani fuori dall’aula ai cronisti, spiegando che l’accusa di turbativa d’asta in concorso con Garavaglia è una “cosa inesistente, è l’accusa per una telefonata“. Mantovani, presente a tutte le udienze del processo (che terminerà nei prossimi mesi), era stato arrestato nell’ottobre 2015 per corruzione, concussione e turbativa d’asta. Tra le varie imputazioni, a Mantovani viene contestato di avere avuto un architetto a sua “esclusiva disposizione” a cui avrebbe fatto ottenere incarichi pubblici in cambio di lavori gratuiti su alcuni suoi immobili. In più, sempre secondo l’accusa, dal 2012 al 2014 avrebbe “abusato” dei suoi ruoli istituzionali per fare “decise” pressioni con lo scopo di fare reintegrare nel suo incarico di funzionario al Provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia, Angelo Bianchi, anche lui arrestato all’epoca, assieme al collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua. Nel suo entourage, ha spiegato il pm, “tutti facevano capo a Mantovani che nelle chat, infatti, era chiamato ‘il capo’”.
Nel 2012, ha riassunto il pm, l’ex ‘numero due’ del Pirellone “aiutò Bianchi a conservare le sue prerogative nel provveditorato, dove poteva continuare a gestire le gare pubbliche e a Bianchi bastava un ordine di Mantovani per eseguire“. Così Bianchi avrebbe invitato l’architetto Gianluca Parotti “ad una serie di gare per le quali era inadeguato e Parotti lavorava quasi gratis per Mantovani, Parotti lavorò per la sua ‘Villa Clericì e in cambio Mantovani gli girò lavori nella sanità“. Anche l’ex dg della Asl di Milano Giorgio Scivoletto era un suo “fiduciario, per lui Mantovani era un ‘maestro di vita’”. Il pm ha chiesto anche 4 anni e 10 mesi per Di Capua, 2 anni per Scivoletto, 2 anni e 9 mesi per Parotti, 2 anni e 8 mesi per Gianluca Peluffo, altro architetto, 2 anni per Giovanni Tomasini, ex presidente della Croce Azzurra Ticinia Onlus, 4 anni per Francesco Errichiello, ex provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia e altre 4 condanne tra 1 e 2 anni.