CAPTIVE STATE - 4/8
di Rupert Wyatt. Con John Goodman, Ashton Sanders, Vera Farmiga. Usa 2019. Durata: 109’. Voto 3/5 (DT)
2026. Nei dintorni di Chicago. Nove anni dopo l’occupazione da parte di invisibili forze extraterrestri. Il giovane Gabriel si unisce ad un manipolo di ribelli che vuol far saltare in aria uno stadio durante l’incontro tra migliaia di persone, autorità terrestri e alieni. Intanto un anziano capo della polizia prova a sgominare il gruppetto insurrezionista con uno strano atteggiamento in bilico tra determinazione e distacco. Ambizioso, intricato, e discontinuo esempio di sci-fi, grondante microchip e polaroid, ambientato in un cupo spazio urbano grigiastro in cui non filtra mai sole.
L’apparizione degli alieni tarda ad arrivare e il racconto viene tutto compresso nella preparazione dell’attentato plateale come nel lento disvelarsi delle vere identità e intenzioni dei protagonisti. Uno scontro specifico tra ordine e caos che slitta comunque sul piano simbolico di qualsiasi conflitto socio-politico universale. Mentre per incontrare e fare rapporto agli alieni, le forze di polizia terrestri devono indossare una mascherina alla top gun e scendere nelle viscere della terra con uno strano marchingegno tipo ascensore. Se si supera la prima ora in cui ci si scervella per capire chi è chi e chi fa cosa, la seconda parte è densa di suspense e il finale merita assai.