Gli assistenti vocali non riescono a sostenere conversazioni e non sempre capiscono le domande degli utenti. Tutta colpa della loro scarsa conoscenza del mondo. Secondo il responsabile di Amazon Alexa, per migliorare ci vogliono occhi e gambe, e una vita nel mondo reale.
Gli assistenti vocali si stanno diffondendo, molti utenti stanno sperimentandone utilità e difetti. Rohit Prasad, responsabile di Amazon Alexa, ha fatto il punto della tecnologia alla conferenza EmTech Digital 2019 di San Francisco. Il bilancio è positivo, ma ammette che ci sono limiti che gli assistenti vocali oggi non riescono a superare. Sono dovuti al fatto che non conoscono il mondo, pertanto secondo Prasad “l’unico modo per rendere gli ‘assistenti intelligenti’ davvero intelligenti sarebbe dare loro gli occhi e lasciargli esplorare il mondo“. Quindi è possibile che arrivino robot personali e domestici con occhi e gambe, e ovviamente l’assistente vocale integrato. Amazon ha già creato versioni di Alexa con una fotocamera, stando al MIT Technology Review ci sono aziende impegnate nella realizzazione di robot veri e propri.
La parte interessante del discorso è capire come gli assistenti vocali potrebbero migliorare esplorando il mondo. Chi ha trascorso un po’ di tempo a interagire con gli assistenti vocali, sa che a volte non riescono a rispondere a domande apparentemente banali, spesso non riescono a sostenere una conversazione in maniera appropriata. Perché? Perché le parole cambiano significato a seconda del contesto, della gestualità e dell’espressione.
Un esempio banale è chiedere ad Alexa “qual è la temperatura?”. L’assistente si domanderà se l’informazione richiesta è com’è il meteo fuori casa, che cosa indica il termostato della stanza, o se il forno è abbastanza caldo per infornare la torta. Per provare a rispondere in maniera corretta Alexa cercherà di incrociare le informazioni sulla posizione dell’utente, sulle sue abitudini, sull’ora del giorno, sulle domande di altre persone nella stessa città. In realtà, per dare la risposta giusta le basterebbe avere quello che si chiama “senso comune”, che le manca. Da qui nasce la convinzione che le macchine non padroneggeranno il linguaggio se non sperimenteranno il mondo.
Prasad non ha aggiunto altro, ma fra le righe appare chiaro come per Amazon sia di cruciale importanza l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale dietro al suo assistente vocale. Nel momento in cui gli assistenti vocali dovessero diventare presenze fisiche diffuse, i feedback si moltiplicherebbero a dismisura. Inoltre milioni di utenti addestrerebbero le IA per fargli sviluppare lessico, osservazione e manipolazione di oggetti. In cambio avrebbero assistenti vocali sempre più utili e intelligenti. A scapito, probabilmente, della privacy.