Tutto il WWW fischia con @JBastianich e #Gloria! ??#MasterChefIt pic.twitter.com/1Ltbj5JsuW
— MasterChef Italia (@MasterChef_it) 28 marzo 2019
“Mi impaluga tutto” (B. Barbieri)
Sotto la Mistery ci sono 45 scatoline con gli ingredienti più diversi, dal cioccolato bianco al chorizo, dalla mortadella ai lampascioni, dall’uva al roquefort, dalle cozze al cocco, dal riccio di mare al gufo. No, il gufo no: era solo un diversivo per svegliare i lettori. La prova è combinare due tra i 45 ingredienti, spingendo un po’ sul genio e sulla sregolatezza con quel solito problema che quando manca il genio l’alternativa è rischiare di fare con grande eleganza la figura della fava. Prendete Cirilli, il comico. O Maria Giovanna Maglie.
Gloria la furlàn, come da tradizione locale tramandata nei secoli, è un monolite di ghiaccio. Va in crisi perché non sa che ingredienti mettere insieme, ma alla fine fa sposare quasi a casaccio aglio nero e cioccolato bianco e invece dei Ringo cuoce una triglia che fa dire a Cannavacciuolo: “Ho sentito dei brividi”. I giudici hanno la superlativite stasera: Locatelli regala un “incredibile” al piatto di Gilberto composto con riccio di mare e mortadella, per Barbieri è un “capolavoro” il risotto di Guido con arachidi, ‘nduja e cicoria. Bastianich era rimasto indietro e ci piazza un “fantastici”. All’esaurimento scorte di lodi lodi lodi, viene comunicata la vittoria della friulana, d’altra parte portabandiera delle mai dome terre irredente.
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Quando il tuo vicino di casa comincia a martellare… ??? @giorgiolocatelli1 #MasterChefIt #Valeria
Il suo vantaggio nell’Invention Test è che può fare la spesa per conto suo. Una superspada spaziale visto che i sous-chef dei concorrenti sono i parenti, il peggiore degli incubi. E sono loro, da soli, a fare da spesa. Il suocero di Alessandro, che poi è anche il suo datore di lavoro, confessa di non aver mai fatto la spesa in vita sua (siamo in zona Congresso mondiale della famiglia) così torna dalla dispensa con tutto, tanto mica paga lui: per alzare il cestello serve il forklift.
L’eroe di cui #MasterChefIt aveva bisogno. ?
il suocero di #Alessandro is back! ???? pic.twitter.com/or06Yda7Hp— MasterChef Italia (@MasterChef_it) 28 marzo 2019
La mamma di Gilberto, a detta del figlio, mangia tutto il giorno “barrette e proteine” e invece gli porta tutti i suoi ingredienti preferiti (tipo il frutto della passione, cocchino di mamma) e così Gilbe scopre tuttonbotto che anche gli altri – intesi quelli fuori da lui, nel mondo – possono fare delle cose azzeccate. Sebastiano, fiancé di Valeria, porta fasolari, vongole e baccalà e per ricompensa viene comandato a bacchetta come un deputato grillino quando c’è da schiacciare i tasti in Aula. Il padre di Guidone gli porta tanta carne e pure i peperoni che per il figlio è come dire cocaina pura della Colombia appena sbarcata a Gioia Tauro. Nel frattempo si scopre che il suddetto papà di Guidone è veterinario di grandi animali, in particolare mucche. “Meti la mano nel culo e hai paura di cucinare?” gli chiede Joe. “C’ho passato la vita con la mano nel culo” risponde il dottore, triste solitario y final.
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Mai vista tanta paura in un uomo… ? #MasterChefIt @GiorgioLocatelli1
Io che prendo 6 in matematica #MasterChefIt pic.twitter.com/Fmbp31q6Im
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Risultati così così: Gloria porta un filetto di manzo con asparagi, come se fosse nel tinello di casa. Gilberto porta un “crudo e cotto” di gamberi con un puré di patate e menta, ma a vincere è Valeria con il fidanzato-soldatino grazie al baccalà su crema di patate. I peggiori sono Guido che porta l’agnello e parecchi problemi di salsa – un po’ troppe, un po’ abborracciate e un po’ troppo peperone, solito vizio da Sert – e Alessandro serve gli scottadito di agnello con guarniture più originali di Guido ma con qualche milionata di difetti elencata da Locatelli, sempre con quello stile anglo-varesotto che non si capisce mai fino all’ultimo se sta pronunciando una condanna all’ergastolo con isolamento diurno o ti sta assumendo a vita come assaggiatore.
Ma nessuno viene eliminato, per ora. Alessandro comincia a gioire, dando delle pacche al suocero e questo lo guarda come si guarda un povero scemo. Il padre di Guido esulta più del figlio, col sollievo di chi ha tolto la mano da dentro un culo con la sicurezza che per la vacca è tutto a posto.
Tornano l’esterna e anche uno dei magnifici cappelli yankee di Bastianich in un ristorante tre stelle Michelin (da Barbieri si impara il termine “tristellato” che è una parola mappazzone). E’ il Diverxo di Madrid di David Muñoz, che – pare di capire – oltre a essere un fenomeno mondiale è anche molto pazzo. Il motto è Vanguardia o morir. Ha preso le tre stelle in 4 anni, dai 29 ai 33, ma calmo ciccio che uno a 33 anni aveva già camminato sull’acqua e moltiplicato i reparti panetteria e pescheria.
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Quanto ai piatti di Muñoz, siamo a livelli di microchirurgia del cervello. Il primo piatto è fatto con espardeñas, cioè la parte interiore del cetriolo di mare, alla brace, con una salsa di Pil-Pil, fatta con un condimento di ceviche di triglia, le lische croccanti della triglia, le squame (le squame???) e un raviolo fritto con ripieno di uovo “che rompendolo farà uscire il tuorlo”. Coefficiente di difficoltà: onorato chirurgo Valdoni.
Difficile? Il secondo piatto è fatto da due piatti e già viene il fiatone solo a scriverne. Il primo: c’è lo scampo senza guscio, ma i gusci mica si buttano (“No buddare, è beggado” diceva l’ambasciatore del Catonga), si usano invece per fare una salsa bordalesa, alla cui base c’è (squadernare i bloc-notes) un burro di aglio nero, kimchi di peperoncino (un piatto coreano fatto con verdure e pesce) e un cristallo di patata viola (lo chef spagnolo ha detto proprio così, cristallo). Fin qui era solo la prima parte del secondo piatto. Il lato B prevede l’utilizzo della testa dello scampo Luigi XIV, passata sulla piastra con una vinaigrette thailandese, ibiscus e una polvere di burro tostato. Coefficiente di difficoltà: artificieri britannici, Iraq, stagione sportiva 2003-2011.
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Il terzo piatto è un dolce. Una mattonella ai frutti di bosco? Un profitterol? Una sbriciolona? Più che un dolce sembra una scultura in vetro di Murano: dentro c’è un chicle liquido di ribes (chicle non nel senso del chewing-gum) con liquirizia nera, basilico thailandese e un gelato di Tom Kha Gai, che non è né un attore mezzo londinese e mezzo laotiano né il ricordo di una passata quanto sgradevole disavventura intestinale. “Merda” esclama, per l’appunto, Gilberto dopo aver sentito tutto ciò. Coefficiente di difficoltà, comunque: lanciatore di coltelli bendato e con la tremarella.
Valeria si tiene per sé lo scampo scisso come una modella di Silvan, il dolce miniaturista alla cingomma lo regala a Gilberto, mentre il cetriolo di mare – sia detto fuori di metafora – tocca a Gloria.
Per tutta la prova Muñoz dà prova delle sue doti da stalker: spunta da tutte le parti, è ubiquo e continua a dire che bisogna essere concentrati, veloci, perfetti. “Agitalo”, “Veloce”, “Forza”, “Più denso”, “Più veloce”, “Un po’ di lime in più”. Un’agitazione che verrebbe da buttare il televisore per strada e chiamare prima il terapeuta e poi invitarlo al McDonald’s. Risultati bomba, invece. Completamente rincoglioniti dall’ansia di Muñoz e dai sapori solo immaginati (anche perché se il prezzo è in proporzione alla manodopera serve il pdf della busta paga), non si capisce più chi potrebbe vincere. Per Muñoz la migliorissima è Gloria, la prima finalista.
Al pressure Gilberto e Valeria devono cercare di seguirla rifacendo il piatto con cui ha vinto lei per il quale serve, come ormai si sarà capito, un PhD ad Harvard. Per decrittare la ricetta ci vuole il codice Enigma e Gloria riesce ad aggiungere quella chiarezza degna di un post-rissa a Uomini&Donne. Così Gilberto chiede a Gloria in balconata un consiglio, lei si rifiuta di dare suggerimenti e lui rinnova il suo amore per lei innalzando in volo il dito medio. L’Alta Corte dei Social vorrebbe l’espulsione, ma i giudici fanno finta di non vedere. Valeria comunque si perde per strada e Gilberto è più preciso nel remake del cetriolo dello spagnolo loco: è il Baffo malvagio, come l’hanno ribattezzato sul web dov’è molto stimato, il secondo finalista.
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Livello di confusione: Gloria che spiega cose. ? #MasterChefIt @GiorgioLocatelli1
Sono rimasti in tre (Valeria, Guido, Alessandro), ma c’è posto solo per due. Con loro cucina Cannavacciuolo. Sotto la cloche ci sono un po’ di ingredienti, come agnello e verdure: lo chef si inventerà una ricetta e i tre devono stargli dietro, passo dopo passo, come il duello finale delle puntate di Hell’s Kitchen di Papa Cracco. I tre rimangono abbastanza indietro ma a un certo punto ecco una delle pantomime per cui vanno matti i fan di MasterChef ma soprattutto gli autori. Lo chef risponde al telefono (“Buonasera dottore” purtroppo senza Franco Morgan-Mori) e i tre devono finire da soli. Cosa? E’ lì il punto. Viene fuori che l’unico a rispettare la ricetta di Cannavacciuolo è Alessandro sia pure scomponendola. Mentre già gira il meme di FEDERICO BUFFA RACCONTA ALESSANDRO si scopre che è lui il terzo finalista. E’ la cosa più incredibile dopo i renziani che danno a Zingaretti la colpa dei risultati del Pd alle Regionali. La quarta, invece, è Valeria e qui hanno contato le cose belle che ha fatto nelle ultime 3-4 settimane.
La paura negli occhi di #Alessandro quando @AntoninoChef se ne va a metà ricetta NON HA PREZZO. ???#MasterChefIt pic.twitter.com/v8f93UgRoS
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L’esatto opposto di Guido, che esce: sarebbe stato un finalista perfetto se non si fosse addormentato per tutto il mese di marzo. Quando gli comunicano che deve togliersi il grembiule, per dire, reagisce come se qualcuno gli avesse detto che a casa è finito il latte. Quello che non – Scusate, hanno suonato: è Muñoz che urla “Animo, animo” e dice che non c’è più tempo, che bisogna muoversi, che serve più energia, che il pezzo è troppo lungo, che i commentatori stanno aspettando, che…