Il day after dei festeggiamenti che hanno tenuto in ostaggio Napoli per il matrimonio trash in stile Casamonica tra il neomelodico Tony Colombo e la vedova del boss di Secondigliano Tina Rispoli, si apre con una domanda: come è possibile che tutto questo sia potuto accadere? Non poteva essere impedito prima? L’assessore alla Polizia Locale Alessandra Clemente ha fatto capire di essersi accorta della festa di ‘addio al celibato’ di lunedì notte, piazza del Plebiscito requisita per un miniconcerto con tanto di luci, microfoni e palchetto e ospiti in limousine, soltanto ieri pomeriggio grazie alla visione di alcuni filmati sui social network. “Ci era stato solo comunicato un flash mob, tale comunicazione era stata inviata dagli organizzatori anche agli altri uffici preposti” ha precisato Clemente in una nota che annuncia una raffica di sanzioni per gli eccessi di quella sera e di ieri, tra il corteo di giocolieri a Secondigliano, il cocchio trainato dai cavalli bianchi, il castello del Maschio Angioino concesso per un giorno a un matrimonio degno di andare in onda a “Il boss delle cerimonie”, un convegno di Libera sulle vittime innocenti di camorra spostato in extremis dal Maschio Angioino a Palazzo San Giacomo per evitare contatti imbarazzanti.
Ma quel ‘concerto’ impazzava in rete da martedì, un allarme evidente di quel che sarebbe potuto succedere dopo. E a sentire Tony Colombo ospite ieri a ‘Pomeriggio Cinque’ da Barbara D’Urso, al Comune forse qualcosa sapevano. Tanto che il cantante ha ringraziato il sindaco Luigi de Magistris. “Lei non lo sapeva (si riferisce a Tina e al concertino in piazza, ndr). Io ho organizzato tutto, ho chiesto al sindaco di Napoli di darmi i permessi per Piazza del Plebiscito e lui fortunatamente ha capito che era una cosa d’amore bellissima. Grazie al Comune di Napoli, perché una cosa del genere non si era mai vista, non è mai stata fatta prima a Piazza del Plebiscito a Napoli”. Dalle parole di netta presa di distanza di Luigi de Magistris, pronunciate ieri sera a Radio Capital, sembra invece che il sindaco non abbia dato il nulla osta a quel teatrino. “Una cosa insopportabile. Di matrimoni ne facciamo a migliaia, a milioni. Capita anche questo. La polizia municipale comunque è già intervenuta e ha già elevato contravvenzioni. Da questo punto di vista legalità, norme e regole valgono per tutti, a maggior ragione per una situazione di questo tipo”, ha detto il sindaco. “Chiunque sta in questa comunità – ha proseguito de Magistris – sa come si deve muovere e chi sbaglia paga“. Similitudini con i funerali a Roma di un Casamonica? “Sono due cose diverse, lì era una cosa riferibile a un clan, qui è un fatto di folklore e di trash discutibile con tante violazioni, alcune già accertate altre che accerteremo. Se ci sono altri profili saranno altri che li dovranno verificare”. Stamane il sindaco ha ulteriormente precisato: “Se altri ci ringraziano perché esistiamo ci fa piacere… ma non è stata concessa alcuna autorizzazione per piazza del Plebiscito e per le attività abusive che si sono svolte lì”.
Fabio Giuliani di Libera spiega a ilfattoquotidiano.it l’ incredibile sequela di coincidenze che hanno determinato il rischio di incrociare al Maschio Angioino il convegno coi familiari delle vittime di camorra e il matrimonio alla Casamonica. “Coincidenze catastrofiche – precisa Giuliani – perché va detto che quel convegno era stato già fatto il 14 marzo, nell’ambito delle iniziative per i ‘Cento Passi’ del 21 marzo. Solo che quel giorno c’era l’allerta meteo e l’assessorato comunale decise di ripetere l’evento per consentire la presenza delle scuole”. Il giorno prima, mercoledì 27 marzo, qualcuno al Comune si accorge della concomitanza e in fretta e furia si decide di spostare il convegno nella sala giunta di Palazzo San Giacomo, a locandine ormai stampate e affisse. “E’ stato un gesto di sensibilità e di attenzione, anche se dal mio punto di vista – dice Giuliani – non dovremmo essere noi ad andare via, ma gli altri. Ma ci è stato spiegato che la sala per il matrimonio era stata affittata da un anno, a pagamento, la procedura era ormai avviata e noi invece ci eravamo interposti per la concomitanza del 14 marzo con l’allerta meteo. Peraltro la nuova sala assegnata al convegno era un luogo di grande dignità e prestigio e in sala giunta abbiamo avuto modo di ringraziare il Questore e il comandante dei Carabinieri per il lavoro svolto e l’attenzione che ci hanno rivolto. Insomma, pareva tutto recuperato: però in quel momento nessuno di noi era in grado di comprendere pienamente quel che stava accadendo in città”.
Il clamore delle nozze di ieri riaccende il faro su un episodio che risale al 1 novembre scorso: ignoti spararono una decina di colpi di pistola contro la ‘House Colombo Dreams’, la sede della casa discografica di Tony Colombo, e gli investigatori lo interpretarono come una vendetta, un avvertimento dei clan, un segnale contro la storia d’amore del cantante con la vedova Marino. Un modo per provare a impedirne il matrimonio. Una lettura che Colombo smentì subito con un video su Instagram, derubricando il tutto a una rapina. “Non so se ridere o piangere per quello che sto leggendo – disse il neomelodico sul web – ci tenevo a fare questo video perché mi piace dare spiegazioni sempre, specie quando girano cose non vere. Si parla di un raid punitivo contro una storia d’amore… ragazzi, si è trattato semplicemente di un tentativo di rapina. Nel mio studio ho vari strumenti musicali. Hanno cercato di entrare per rubare, hanno sparato per rompere il vetro, non ci sono riusciti e si sono dileguati”. “Io e mia moglie siamo due artisti – aggiunse – e mia moglie è una donna dalla fedina penale pulitissima. Certo nessuno risponde delle responsabilità penali di altri. Io faccio l’artista e la donna che tra qualche mese sarà ufficialmente mia moglie oggi fa la casalinga. Siamo delle persone perbene, non c’è stato nessun raid punitivo. Noi viviamo la nostra storia d’amore in modo pulito agli occhi di tutti e non dobbiamo nasconderci da nessuno. Anzi, il 28 marzo siete tutti invitati al matrimonio”, concluse il neomelodico. Ed è stato di parola. A Napoli tutti, ieri, hanno visto, saputo, commentato, o subìto in qualche modo, queste nozze dirompenti. Una sorta di invito collettivo che in molti non hanno apprezzato.