Vi ricordate di Povia? Sì, proprio quel cantautore che circa un decennio fa ha sfornato alcuni singoli di medio successo come I bambini fanno oh e Vorrei avere il becco. E la sapete l’ultima? La tv ha deciso di ‘riabilitarlo’. Non si sa bene perché, ma da un paio di settimane a questa parte, il menestrello Povia si è riaffacciato con prepotenza sulla televisione generalista nostrana. Antonella Clerici l’ha ospitato sul palco di Sanremo Young, Paolo Bonolis tra gli spalti di Ciao Darwin come sostenitore della categoria Family Day, Mara Venier lo ospiterà domenica prossima nel salotto super pop di Domenica In. E la domanda è: perché? Perché Povia ha riacquistato un posto di primo piano, nonostante la sua ultima canzone che il grande pubblico ricorda risalga al 2010 con la partecipazione a Sanremo (era l’edizione della Clerici)? Forse c’entra l’elogio che il cantautore aveva fatto nei confronti di Marcello Foa per sostenere la sua presidenza in Rai? Non è dato sapere.
Sebbene ora sostenga di non voler più parlare di temi politici ma di voler continuare a fare il cantautore in modo “serio, sereno e sorridente”, il buon Povia di opinioni a dir poco provocatorie ne ha avute tante nel corso degli ultimi anni. Come quella sull’omofobia. Nel 2017 consigliò alle persone omosessuali di curarsi con delle supposte del farmaco da lui chiamato “Eterox“. “Ma se siete nati così non è colpa mia. Prendetevela con i vostri genitori e con la musica di merda che ascoltate”, aveva scritto sui social, prima di cancellare tutto. D’altronde che dall’omosessualità si potesse “guarire” l’aveva già accennato nella canzone Luca Era Gay.
Eppure Povia sostiene di non essere omofobo. Ok, però sull’omofobia ha un pensiero contorto (lo aveva espletato durante un concerto di qualche anno ripreso e pubblicato sui social, ma anche quel video è stato eliminato): “Omofobia non vuol dire niente perché prende il nome dal greco Homoios, cioè identico, e fobia, cioè paura. Paura dell’identico, cioè dello stesso. Ora mi devi spiegare cosa vuol dire (…) Non è che se vedo un tappeto con una bella donna disegnata mi metto a dire che il tappeto è omofobo o chi l’ha fatto è omofobo perché ha disegnato una donna su un tappeto”, disse il menestrello libero.
Già paragonare la bellezza della vita semplice a quella di un piccione sembrava azzardato, ma le teorie sul complotto lo sono state ancor di più. Povia ha fatto una canzone contro i poteri forti (“Chi comanda il mondo? C’è una dittatura di illusionisti, finti economisti equilibristi, terroristi padroni del mondo peggio dei nazisti (…) Siamo servi di queste sorridenti merde”). Ha appoggiato il movimento “free vax” (“L’obbligo dei vaccini è legge, ma anche le leggi razziali lo erano, non per questo erano giuste. La legge sull’obbligo dei vaccini vuol dire trattamento sanitario obbligatorio sui bambini”). Ha detto la sua persino sui terremoti (“La terra è in continuo movimento naturale, ci sono scosse di assestamento etc. Ma la terra è anche popolata da 7 miliardi di persone che si muovono e questa potrebbe essere un’altra causa”).
Sovranista e costituzionalista convinto, Povia è quello che su Canale Italia si era denudato per cantare la canzone Era meglio Berlusconi. Ma è pure quello che durante un concerto ha esibito il cartello “chitemmuort’ Garib’a’”, riferendosi a Giuseppe Garibaldi. Già, tra le varie teorie del cantautore, c’è anche quella sull’Unità d’Italia, etichettata come una truffa ai danni del Sud. Durante quello stesso tour, Povia aveva pure sventolato spesso la bandiera dei Borboni. Senza dimenticare la frase “se in Italia l’evasione fosse legittima difesa sarei un po’ più democratico” cantata in una canzone. E poi le dichiarazioni sull’Euro (“Se ogni Stato uscisse dall’Euro davvero, magari ogni debito andrebbe a zero”), sull’immigrazione (“L’immigrato con l’aiuto del governo, mentre noi litighiamo, lui si prende il nostro posto”), su, su su. Che dire. Certe volte, forse, sarebbe meglio l’oblio.