Girava, tempo fa, una leggenda metropolitana: Mario Girotti, più noto come Terence Hill (che oggi compi 80 anni!) è il figlio del grande Massimo Girotti. Nonostante l’attore avesse smentito, in alcune delle sue (rare) interviste, la voce continuava a girare. Succede solo ai miti con la M maiuscola di essere assaliti da indistruttibili balle spaziali. Come quell’altra, più intellettualoide, secondo cui scelse il nickname di Terence Hill in omaggio al commediografo romano Terenzio e al cognome, Hill, della moglie americana-tedesca, l’amatissima Lori. “Quella fu una storia inventata di sana pianta da un giornalista che mi intervistò a quei tempi e decise di rendere la cosa più interessante scrivendo che avevo preso il cognome di mia moglie per fare un omaggio alle donne, visto che eravamo nel periodo delle rivendicazioni femministe“, aveva dichiarato Terence durante una chiacchierata con i membri di uno dei suoi tanti fan club. In realtà, Terence Hill nacque durante le riprese di Dio perdona… io no! (1967). “Mi fu chiesto di scegliere entro 24 ore un nome americano da una lista di venti. Scelsi Terence Hill perché suonava bene ed era facile da pronunciare dato che si legge come si scrive; inoltre mi saltò all’occhio che le iniziali erano le stesse di quelle di mia madre e mi sembrò ben augurante”.
Neppure adolescente, nel 1951, Mario, insieme ai fratelli Odoardo e Piero (anche loro ebbero particine da bambini in alcune pellicole degli anni 50), venne accompagnato sul suo primo set: “Mia madre seppe da un’amica che stavano cercando dei ragazzini per un film e, per gioco, mi portò con i miei due fratelli ai provini. Dino Risi mi scelse subito. Il film era Vacanze col gangster“. Mario era una delle pesti che, con altri amichetti, aiuta un malavitoso, creando non pochi casini. Per mantenersi agli studi (liceo classico, poi prenderà una laurea in Lettere) accetta altri piccoli ruoli e si fa le ossa con big del calibro di Mauro Bolognini, Francesco Maselli, Gillo Pontecorvo. Persino Georg Pabst. Passa attraverso i fotoromanzi e i musicarelli. Finché, anche grazie alla sua bellezza, viene notato da Luchino Visconti che lo scrittura, nel 1963, per la parte del garibaldino conte Caviraghi ne Il gattopardo.
Ha detto Terence a Fabio Melelli in un’intervista del 1992 all’Università di Perugia: “Quello con Visconti è stato un incontro che mi ha fatto decidere di intraprendere definitivamente la carriera di attore, perché sino ad allora non ero convinto che quella fosse la mia strada. Adesso capisco quanto fu importante quell’esperienza, perché partecipai alla realizzazione di un film che credo sia avvenuta raramente nella storia del cinema. Per esempio, adesso quando si scelgono i costumi, il regista non li controlla neanche (…) Io, in quel film, anche se avevo una parte piccolissima, feci ben cinque prove (…) Bisognava trovare la giusta tonalità di rosso della camicia. Perché i garibaldini se le facevano a casa e quindi non erano tutte dello stesso rosso. Visconti fu presente a tutte e cinque le prove”. Altro che le sciatte fiction di oggi.
Segue il periodo dei primissimi spaghetti-western che, al contrario di quanto pensino i più, vennero prodotti in Germania. Il sodalizio con Carlo Pedersoli–Bud Spencer nasce nel 1967: il protagonista scelto dal regista Pino Colizzi per Dio perdona… io no! si chiamava Peter Martell, uomo litigioso che una sera, tentando di appioppare un calcione alla fidanzata, si ruppe un piede. Venne così sostituito da Girotti. In realtà, Pedersoli e Girotti avevano preso parte, nel 1959, ad Annibale di Carlo Ludovico Bragaglia e l’austriaco Edgar G. Ulmer, ma non s’erano mai incontrati sul set. Dopo il film di Colizzi, e per 19 lucrosissimi anni, i due divengono inseparabili. Impossibile (e privo di senso) riferirne in queste poche righe. Poi una separazione e ancora un film insieme, non particolarmente pregevole: Botte di Natale, diretto dallo stesso Hill che da allora si dedicherà soprattutto alla tv. Per citare solo due titoli: Don Matteo e L’uomo sognava con le aquile (dieci milioni di spettatori!).
Pensare Terence Hill 80enne mi riesce difficile. Se li porta alla grande, certo. Ci sono alcuni attori che si fa fatica a immaginare anziani: lui è uno di quelli. Un paese dell’entroterra ligure, Masone, è già alla 14esima edizione del Bud e Terence Festival. Non capita certo a tutti. Solo agli attori “popolari” nel vero senso del termine, ovvero adorati dal popolo.