E’ uno sport riconosciuto anche dal Coni, ma molti lo praticano in modo estremo, come testimoniano decine di filmati in Rete. Una disciplina con molte regole, ma in alcuni casi anche molto pericolosa: proprio ieri a Mariano Comense un 16enne è precipitato dal tetto di una fabbrica di mobili. Il parkour è considerata una disciplina metropolitana nata in Francia negli anni Ottanta. Il padre riconosciuto, il francese David Belle, iniziò a praticare a Lisse, un sobborgo di Parigi, le tecniche apprese giocando da bambino nei boschi della campagna francese. Da allora questo, che viene considerato uno “sport”, ed espone ad alti rischi, ha fatto proseliti nel mondo, soprattutto in Francia e Inghilterra ma anche in Italia. Spesso però, come nel caso del ragazzo caduto da un tetto a Como, viene praticato senza alcuna regola di sicurezza.
Il termine parkour fu definito nel 1998 da Belle e dal suo amico Hubert Koundé, che prendendo spunto dal “percorso del combattente“, ovvero il percorso di guerra utilizzato nell’addestramento militare, sostituì la c con la k per suggerire aggressività ed eliminò la s muta perché contrastava con l’idea di efficienza. I praticanti del parkour sono chiamati traceurs (creatori di percorsi).
Il parkour consiste nell’eseguire un percorso estremo o acrobatico, superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza, velocità e semplicità di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante, sia naturale o urbano, attraverso corsa, salti, equilibrio, scalate, arrampicate, alcuni con vere e proprie figure o volteggi codificati, un po’ come accade per altre discipline di acrobazia, sia sugli skate, sia sulle tavole da snowboard.
Il parkour viene spesso erroneamente confuso col “free running“: anche se possono sembrare simili, in realtà hanno dietro due filosofie completamente diverse. Il parkour infatti consiste nel seguire un percorso stabilito, superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza di movimento possibile mentre nel free running l’efficienza viene messa in secondo piano.
Sebbene molti praticanti neghino che il parkour sia uno sport estremo, ha comunque dei rischi notevoli. Praticare la corsa, saltare, atterrare sul cemento e interagire con una varietà di strutture urbane come tetti, scale, superfici sopraelevate, muri, può provocare infortuni, soprattutto tra chi non si sottopone a un adeguato allenamento. Ma correre rischi eccessivi, mettono in guardia praticanti e associazioni, va contro la filosofia del parkour.