Se Autostrade nel 1993 avesse riparato tutti i piloni e non uno soltanto? “Il ponte Morandi sarebbe ancora in piedi“. La risposta arriva da Bernhard Elsener, uno dei periti nominati dal giudice Angela Maria Nutini per l’incidente probatorio nell’inchiesta sul viadotto crollato a Genova il 14 agosto scorso che provocò 43 vittime. La risposta di Elsener alla Radiotelevisione svizzera, nell’ambito del documentario ‘Il ponte spezzato‘, non rappresenta un semplice punto di vista: il docente sarà colui che, insieme ai colleghi Massimo Losa e Giampaolo Rosati, dovrà stabilire le cause del crollo. Tanto che, rivela il Secolo XIX dopo aver visionato il documentario, sia i legali della galassia Autostrade sia quelli che assistono i dirigenti ministeriali nel mirino stanno valutando se e come intraprendere azioni dopo queste dichiarazioni.
La premessa di Elsener è che “il difetto del Morandi, visto con gli occhi di oggi, è che non ha ridondanza: quando uno degli stralli si rompe, cade il ponte”. Gli stralli sono i tiranti con anima in acciaio e guaina in calcestruzzo che scendono da ciascuno dei tre piloni principali: “A causa dei problemi di umidità i cavi si sono assottigliati e si spezzano facilmente. E abbiamo trovato meno cavi integri di quelli che avremmo dovuto trovare”, rivela il perito nel documentario.
“Il crollo ci ha dimostrato quello che si sa dagli Anni 80 – aggiunge Elsener, sottolineando implicitamente che non si piò dare la colpa a chi ha costruito il Morandi – il calcestruzzo armato non è eterno, si può deteriorare”. Il punto debole del ponte, ribadisce ancora il perito, è che “gli stralli sono solo quattro per pilone” e basta che uno non tenga per far crollare la pila: ” Non c’è possibilità che resti in piedi”. Per Elsener altre possibili concause del crollo sono fumo negli occhi: “Rimaniamo con i piedi per terra e non cerchiamo cose fantasiose… Se nel 1993 avessero riparato tutti i piloni, il ponte sarebbe in piedi”. È la bordata ad Autostrade, anche se il docente accusa pure il consulente del Politecnico di Milano che segnalò criticità ma non ottenne risposta dal concessionario. Per Elsener “doveva sollecitare o rivolgersi al Ministero, non può dormire tranquillamente“.