Cultura

Teatro alla Scala Milano, Alessandra Ferri racconta Woolf Works: “Mi ha cambiato la vita”

L’étoile si emoziona quando parla della creazione di Wayne McGregor ispirata agli scritti di Virginia Woolf, in scena in prima italiana al Teatro alla Scala di Milano dal 7 al 20 aprile. Il coreografo del Royal Ballet di Londra le ha chiesto di dare anima al personaggio della Woolf

di Simona Griggio

Woolf Works mi ha cambiato la vita. E’ il lavoro che mi ha portato a scoprire, a 50 anni, un nuovo universo creativo”. L’étoile Alessandra Ferri si emoziona quando parla della creazione di Wayne McGregor ispirata agli scritti di Virginia Woolf, in scena in prima italiana al Teatro alla Scala di Milano dal 7 al 20 aprile. Il coreografo del Royal Ballet di Londra le ha chiesto di dare anima al personaggio della Woolf nel 2015, un ruolo che continua a sorprenderla.

Su musiche del compositore Max Richter, per la direzione d’orchestra di Oleg Caetani, Woolf Works è ispirato a tre romanzi della scrittrice inglese, Mrs Dallowey, Orlando e The Waves. Ma anche a lettere, saggi e diari. Un debutto per il corpo di ballo scaligero, che affronta per la seconda volta il linguaggio contemporaneo di McGregor, regista e coreografo che ha modificato la danza dei nostri giorni aprendosi alle interazioni con cinema, musica, visual art e tecnologia”.

Sul palcoscenico, accanto ad Alessandra Ferri, il principal dancer della compagnia londinese Federico Bonelli, con cui c’è grande affiatamento. “Per me – puntualizza la Ferri – questa coreografia è una riflessione sulla vita, rappresenta il lasciar andare ciò che non ha più senso per trovare pace con il proprio vissuto”. Poi aggiunge: “Sì, ci sono sfumature che mi rappresentano in questo personaggio, la forza e la fragilità come aspetti della totalità dell’essere”. Nel primo e nel terzo atto l’artista restituisce al pubblico la complessità del mondo interiore della scrittrice, la sua sfaccettata sensibilità, le sfumature e l’inquietudine.

La coreografia di McGregor non segue il filo della narrazione, lascia alla plasticità del corpo l’espressione di stati d’animo e percorsi interiori. “Il mio lavoro si crea con gli interpreti, si compone a poco a poco grazie al loro apporto individuale, afferma McGregor – Abbiamo più che mai bisogno di artisti intelligenti e coraggiosi, affamati di nuove esperienze e con la voglia di mettersi in gioco”.

Il primo brano del trittico I know, I then ispirato al romanzo Mrs Dalloway, è un viaggio emozionale ed evocativo. Una coreografia che restituisce attraverso il movimento il fluire di stati d’animo e dimensioni emotive. Becomings, la parte centrale, è ispirata a Orlando, il personaggio che attraversa tre secoli senza mai invecchiare e in costante mutazione fra maschile e femminile. La scena qui è inondata da laser e il movimento è ipercinetico. I rapporti sono fugaci e l’esperienza del tempo e dello spazio è relativa. L’ultimo brano, Tuesday, che prende spunto da The Waves, fonde temi tratti dal romanzo con l’evocazione del suicidio di Virginia Woolf per annegamento. Il suo procedere verso l’acqua, da casa fino al fiume Ouse, è un cammino solo suggerito.

Il linguaggio di McGregor è stato una scoperta per Alessandra Ferri. “Nella mia carriera esiste un prima e un dopo Woolf Works – conclude – Il mio incontro con lui ha rappresentato una svolta. Subito mi sono chiesta se fossi all’altezza di sostenere fisicamente il suo stile, così inaspettato e mai scontato.”. Ad alternarsi nei primi ruoli, nelle recite successive, Emanuela Montanari e Antonino Sutera. Mentre il secondo atto sarà interpretato da primi ballerini e solisti scaligeri, tra i quali Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Christian Fagetti, Virna Toppi e Nicola del Freo.

 

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