Il senatore Luigi Zanda, tesoriere del Pd, ha proposto il finanziamento pubblico ai partiti e l’aumento dello stipendio dei parlamentari, dopo che i dem – con grande lungimiranza – si erano già opposti al reddito di cittadinanza per i poveri. Incredibile, ma molto utile al Pd: adesso è più vicino al popolo, che nelle prossime elezioni lo premierà… come sta già facendo da molto tempo.
C’è un’idea più popolare di quella del senatore Zanda? Per trovarla bisogna tornare indietro al 1° gennaio 1869, a una legge che favoriva i poveri e danneggiava i ricchi. O forse no, visto che fu detta “imposta progressiva sulla miseria”. Comunque, di ben altra miseria si occupa oggi Zanda: della “miseria dei parlamentari” che guadagnano solo 14mila euro al mese. Pochi. Ne chiede almeno 19mila. Interpreta un’urgenza del Paese.
Aumento dello stipendio dei parlamentari? Non vedevamo l’ora, ripetono in tanti. Qualcuno disapprova. E il Pd? Disapprova e condivide insieme (credetemi, cari lettori, è proprio così): il partito prende le distanze sconfessando Zanda con una nota ufficiale, Zingaretti intervistato lo difende: “Da parte mia non c’è stata alcuna sconfessione, ho solo chiarito una tempesta in un bicchier d’acqua”. Chiarito? Si afferma una cosa, la si nega, poi si nega la negazione. E ancora qualcuno si chiede perché gli elettori scappino dal Pd. Zingaretti si tenga stretto Zanda (“senatore straordinario”), con le sue popolari idee conquisterà il vero traguardo dem: l’estinzione del partito.
Intendiamoci, stimo il neo-segretario e vorrei vederlo dialogare coi 5Stelle, ma va in direzione opposta, verso alleanze che negano le idee e le radici del partito, e su questa strada non c’è speranza. Non c’è rinascita.
Resta una domanda: che farà Zingaretti dopo l’estinzione del Pd? È una brava persona, troverà spazio come attore in qualche puntata del Commissario Montalbano. Farà lo smemorato. Sembra si stia già allenando. Detto diversamente: urge recuperare i propri valori, la propria storia e un’identità di sinistra. La tradizione comunista in Italia è storia di battaglie civili, di cultura laica, di senso di responsabilità, di politiche tese all’interesse generale. L’aumento dello stipendio dei parlamentari rientra in questa tradizione? Rispondo con un’altra domanda: li vedete voi Gramsci, Togliatti, Ingrao, Amendola, Pajetta, Berlinguer, nel casino che stiamo vivendo, preoccuparsi del loro stipendio e chiederne l’aumento?
Post scriptum
Marco Travaglio dice che Zanda è “uno sfollagente politico… un diserbante elettorale”. Come mai? Perché non brilla per coerenza: “Nella scorsa legislatura… un giorno denunciava la ‘deriva antidemocratica’ dei grillini, l’indomani cacciava dalle commissioni parlamentari i dissidenti Pd… Un giorno difendeva ‘la centralità del Parlamento’… l’indomani inventava canguri e ghigliottine per silenziare le opposizioni. Un giorno negava inciuci con B. (che governava col Pd per interposti Alfano & Verdini), l’indomani si alleava con FI per bocciare al Senato il taglio dei vitalizi…” Bene. Anzi, male. Dicevamo che il vero traguardo dem è l’estinzione del partito. Non si spiega altrimenti la strenua difesa zingarettiana del senatore Zanda.