“Tubi corrugati e anche dei sacchetti dove è ancora possibile leggere il codice a barre”. Per un totale di 22 chili di plastica. Erano insieme a un feto di 2,4 metri in via di decomposizione all’interno dello stomaco della giovane femmina di capodoglio di otto metri che è stata ritrovata morta giovedì nella spiaggia di Cala Romantica, a Porto Cervo. La scoperta, comunicata su Facebook da Luca Bittau della onlus SeaMe, che si occupa di tutela della risorsa marina, è stata fatta dai veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Sassari e della Facoltà di Veterinaria di Padova.
“Siamo rimasti tutti un po’ sgomenti nel vedere tutta questa plastica dentro lo stomaco di questo animale. Sicuramente rappresenterà un monito per quello che noi stiamo facendo a questi animali, al nostro mare e a noi stessi”, ha commentato Bittau. Il comune di Arzachena è uno dei comuni costieri che ha sottoscritto l’accordo Pelagos, il Santuario dei cetacei è una zona marina di 87.500 chilometri quadrati che nasce da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia per la protezione dei mammiferi marini che lo frequentano. All’interno di quest’area l’attenzione nell’avvistamento o ritrovamento di questi animali è altissima, infatti i militari della Guardia Costiera in questi casi devono procedere ad avvisare le Autorità competenti nell’interesse primario della tutela di questi mammiferi marini.
“C’è ancora qualcuno che dice che questi non sono problemi importanti? Per me si, e sono prioritari”, ha scritto in un post su Facebook il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “Il marine litter, la poltiglia di rifiuti in mare – continua – affligge tutto il mondo marino, non solo l’Italia, certo, ma ogni Paese nel mondo ha il dovere di applicare le politiche per contrastarlo: non oggi mai ieri”. E ancora: “Abbiamo usato in un modo spensierato la “comodità” dell’usa-e-getta in questi anni e oggi ne stiamo pagando le conseguenze, anzi le stanno pagando soprattutto gli animali”.
Il ministro dell’Ambiente aggiunge che “il disegno di legge #SalvaMare, che proprio nei prossimi giorni arriverà al Consiglio dei ministri, aiuterà queste creature marine perché troveranno molta meno plastica nei mari, grazie ai pescatori che finalmente potranno portare a riva tutta la plastica pescata, mentre adesso sono praticamente obbligati per legge a ributtarla in mare”. E ancora, “dal 2021 si comincerà a vietare l’uso e il commercio dell’usa-e-getta in plastica. La direttiva europea che lo stabilisce è stata approvata e vi prometto che l’Italia sarà uno dei primi Paesi a recepirla e metterla in atto”, ricorda Costa, “in più invito tutti i sindaci a fare e firmare ordinanze sul divieto delle plastiche usa-e-getta nelle proprie città e sui lungomare italiani come hanno fatto a Capri e il sindaco Luigi de Magistris a Napoli. La guerra alla plastica usa-e-getta è iniziata. E non ci fermeremo qui”.
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Non si è comunque trattato di un episodio raro. Sabato 30 marzo due tartarughe Caretta caretta in difficoltà – stavano male forse per aver ingerito plastica – sono state recuperate dalla Guardia costiera e affidate alle cure del personale del Centro Recupero del Sinis di Oristano. Due mezzi della Capitaneria, impegnati nella zona di Villasimius, per la regata velica Melges32, sono stati contattati da alcuni diportisti che hanno notato le tartarughe a circa un miglio dalla costa nel tratto di mare compreso tra Torre delle Stelle e Solanas. Le Caretta caretta sono state consegnate al coordinatore dell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, Fabrizio Atzori e alla biologa marina Nicoletta Cadoni che le hanno poi affidate al personale specializzato del Centro Recupero del Sinis, Andrea de Lucia e Andrea Camedda.
“Gli animali sono stati visitati all’arrivo ad Oristano alla Clinica Veterinaria due Mari – spiegano gli specialisti – e non avendo riscontrato fratture, ferite gravi o lesioni saranno vigilate per i prossimi giorni dal personale specializzato del Cres per monitorare l’eventuale espulsione di plastica, fatto che sta accadendo sempre più spesso in questi ultimi anni”.