L’attacco all’aborto e alla legge 194 è andato in scena sulle note di We Are family delle Sister Sledge: la marcia per le strade di Verona ha concluso il Congresso della Famiglia. Nella guerra dei numeri, gli organizzatori parlando di “un grande successo” e di 50mila persone presenti. Molte meno rispetto alle 100mila che sabato pomeriggio hanno sfilato nella contromanifestazione Transfemminista, anche in questo caso secondo le organizzatrici. È contento Massimo Gandolfini, leader del Family Day, che perlomeno oggi ha visto al suo fianco i figli “in linea” con le sue idee, dopo il clamore e le polemiche legate alle critiche di Maria, la figlia separata e aderente alla marcia femminista. Insieme a loro anche un gruppo di militanti di Forza Nuova ed esponenti della destra americana.
In piazza Bra, proprio alla partenza della sfilata, si è così palesata Loretta Gandolfini, la prima dei quattro figli sposati. Un passeggino con due bambini, un terzo che spuntava dallo zainetto alle spalle: “Ognuno fa le sue scelte – si è limitata a dire – e devono essere rispettate”. Lungo la strada si sono aggiunti altri due dei sette figli, tutti adottati, del neurochirurgo bresciano, che hanno seguito il corteo: Paolo e Marcos, anche loro con mogli e figli al seguito. Nessuna critica o contrapposizione con Maria, che sabato ha definito il congresso “medievale” e “inconcepibile nel 2019”. “Le parole di mia figlia – aveva risposto Gandolfini – sono servite se non altro a demolire l’immagine del fascista che impone le sue idee. Per cui mia figlia fa giustamente quello che crede e che reputa giusto. Io naturalmente la rispetto”.
Poco rispetto invece per i diritti sanciti dalla legge 194. “Dal 1978 a oggi sono stati uccisi 6 milioni di embrioni” ha detto Gandolfini, definendo poi la pratica dell’utero in affitto “vergognosa, criminale, barbara, tribale”. Tutti in linea anche con l’ultimo giorno di convengo, dove è stato proposto il contrasto alla pratica dell’utero in affitto tramite una rogatoria internazionale e la protezione dei minori, “a partire dai loro diritti ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetti di compravendita, di abusi sessuali e pedopornografia e a ricevere un’educazione che non metta in discussione la loro identità sessuale biologica e non li induca a una sessualizzazione precoce”. È uno dei passaggi del documento emerso dalla tre giorni degli organizzatori del Congresso delle famiglie di Verona.
Anche la marcia è stata soprattutto un attacco all’aborto camuffato da palloncini e bandiere con i disegni della famiglia tradizionale, musica e celebrazione “dell’eroismo” (sempre delle mamme e dei papà) che cambiano pannolini e crescono i figli ogni giorno. Così come camuffati erano anche gli esponenti di Forza Nuova, una dozzina in tutto. La Questura scaligera aveva avvertito il movimento di estrema destra a non esporre segni distintivi, per cui i militanti hanno indossato camicie bianche, formando un gruppetto davanti a tre grandi cartelli intitolati “Dio“, “Patria“, “Famiglia“. Tra gli slogan della marcia, quelli inneggianti alla ‘Famiglia futuro dell’Europa’, alla ‘Libertà per la donna di avere figli’, oppure ‘Abbiamo Gesù nel cuore‘. Ma anche le magliette con la scritta ‘Keep calm and play for family‘.
È da qui che il popolo pro famiglia e pro vita parte per avviare “un’azione lobbistica, il coordinamento c’è già, speriamo che vada avanti”, annuncia intanto il vicepresidente del Congresso mondiale delle famiglie, Jacopo Coghe. Prima della marcia, sul palco del congresso si sono visti anche segnali di vicinanza con movimenti della destra americana. Ed Martin, capo dell’organizzazione fondamentalista “Eagle Forum Education & Legal Defense Fund“, ha esposto un berretto con la scritta “Make Europe Great Again“, lo slogan di Donald Trump in chiave continentale, invitando tra gli applausi a combattere “per la famiglia, la libertà, la patria e per Dio”. Segnali confermati dallo stesso Coghe: “Sicuramente adesso c’è una fase politica nuova, ma siamo famiglie, non ci interessa fare politica, ci interessa farla nel senso sociale”. Ma “alle prossime elezioni europee – ha aggiunto – prenderemo atto di chi è dalla nostra parte e di chi ci insulta“.