di Giuliano Checchi
All’indomani del tanto discusso Congresso mondiale della famiglia di Verona, che ha interessato un po’ tutti gli ambiti della vita pubblica, dalla politica alla religione, dovremmo mettere tutti da parte le opinioni personali in merito e concentrarci sul capire quale dato oggettivo è emerso maggiormente. A prescindere dal merito dei temi trattati, che impatto c’è stato? Qual è il messaggio che è stato trasmesso? A mio parere, divisione. Nient’altro che divisione.
Divisione è la parola con cui si può benissimo titolare l’evento. Divisa la politica (con l’ennesimo scontro nella maggioranza di governo), divisa la Chiesa (presenti i vescovi, ma non Papa Francesco, che invece si incontra con gli attivisti per i diritti gay) ma, soprattutto, divise le famiglie stesse. Emblematico lo scontro riportato dalla stampa fra Massimo Gandolfini e la figlia.
E allora io mi chiedo: come si può pensare di celebrare e valorizzare la famiglia, nella divisione? C’è un dato oggettivo che nessuno ha rammentato. La famiglia esiste da sempre. Da prima ancora della politica, da prima ancora della religione. La famiglia è qualcosa di vivo, che da sempre cresce e si sviluppa influenzata dall’ambiente che lo circonda. Può essere vissuta in molti modi, dipende dalle evoluzioni dei rapporti sociali nel tempo. Ci sarà sempre chi approva e chi disapprova i cambiamenti; ma da sempre, la famiglia come società naturale fa parte della vita stessa. Finché dura la vita stessa, dura la famiglia.
E allora mi chiedo: che senso ha battersi, dividersi, fare crociate pro o contro le famiglie tradizionali o allargate? Si può credere che la miglior realizzazione possibile della famiglia sia quella fondata sul matrimonio (art. 29 della Costituzione) o fra l’unione di persone dello stesso sesso, ma non si può pretendere di escludere dal concetto stesso di famiglia tutte quelle che non rispettano questo schema. Nemmeno in nome della religione. Un messaggio forzatamente imposto non sarà mai accolto: creerà solo discordia.
Dove c’è discordia non si può nemmeno parlare di famiglia, perché la famiglia è unione. Per questo io dico che, oggettivamente, questo convegno delle famiglie, purtroppo, alla fine non è stato altro che un’occasione persa. Per tutti.
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