La corte d’appello di Milano ha revocato il patteggiamento a 2 anni 8 mesi di Giulia Ligresti, assolvendola quindi definitivamente. Giulia Ligresti era imputata per aggiotaggio e falso in bilancio nell’ambito del caso Fonsai.
I giudici hanno accolto la richiesta avanzata dai difensori Gian Luigi Tizzoni e Davide Sangiorgio di revisione della sentenza definita nel 2013 a Torino. Una possibilità offerta dopo che la sentenza di assoluzione, per gli stessi fatti, nei confronti del fratello Paolo è diventata definitiva rendendo “inconciliabile” le due sentenze, vista la pronuncia passata in giudicato il 29 ottobre scorso che dichiara l’insussistenza del fatto.
La richiesta di sospensione della pena già accolta a novembre dalla stessa corte d’appello di Milano aveva permesso a Giulia Ligresti di lasciare San Vittore dopo tre settimane dietro le sbarre. Oggi i giudici della quinta sezione penale entrano nel merito revocando il patteggiamento e decidendo per il proscioglimento. La revisione consente all’imputata di riottenere anche 20mila euro, cifra pagata come multa. La figlia dell’immobiliarista Salvatore, morto a maggio, era finita in carcere il 19 ottobre scorso dopo che il giudice del tribunale di sorveglianza di Torino aveva respinto la proposta di un percorso di messa alla prova alternativo alla detenzione rendendo così efficace, dopo cinque anni, il patteggiamento.
Giulia Ligresti era già stata arrestata il 17 luglio 2013 insieme alla sorella Jonella e al padre con l’accusa di aggiotaggio e falso in bilancio di Fonsai. Dopo circa un mese (28 agosto) con una perizia medica, aveva ottenuto di poter lasciare il carcere di Vercelli e attendere ai domiciliari il processo. L’allora ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri fu travolta dalle polemiche per essersi interessata al caso. E numerose polemiche aveva sollevato l’inchiesta giornalistica – sempre smentita dalla difesa e dall’ordinanza di Torino – che l’imprenditrice avesse chiesto di fare la ‘pr’ per il suo percorso di messa alla prova. Dopo quasi sei anni e circa due mesi complessivi in carcere, si chiude così la lunga e complicata storia giudiziaria.