Descrivendo Michele Strogof, Jules Verne parla del “coraggio senza collera degli eroi”. È un po’ la sensazione che emana da Rodolfo Corazzo, il gioielliere che nel 2015 uccise uno dei tre rapinatori che minacciavano di tagliare la gola a lui, a sua moglie e alla sua bambina. Corazzo è stato uno degli ispiratori nella legge sulla legittima difesa e del concetto di “Grave turbamento dell’aggredito“, che secondo alcuni legittima il Far West.
Nel suo negozio, a Milano, gli chiedo come lo abbia vissuto. “Quando li ho visti entrare” racconta “non ho reagito. Come indole e anche per la mia preparazione – insegno karate e sono istruttore di tiro – avrei dovuto reagire immediatamente, invece ho avuto un blocco”. La sera del 24 novembre, Corazzo rientra nella sua villetta di Rodano e viene assalito da tre figuri col passamontagna. Trascinato in casa, dove c’erano moglie e figlia di 10 anni, consegna ai banditi orologi, gioielli e i soldi che aveva in cassaforte. “Gli ho detto: ‘Avete preso? Ora, andate via’, ma non c’è stato verso. Cercavano altri soldi . Hanno portato al piano di sopra mia figlia (10 anni) dicendole ‘Se papà non ci dice dove sono, gli tagliamo le dita una ad una’, poi minacciarono di sgozzarci tutti e tre”.
I banditi però commettono due errori: perquisendo frettolosamente Corazzo non hanno trovato la pistola che aveva addosso e, dopo le minacce di morte, lo chiudono in cucina con la famiglia per dargli tempo di decidere. Lui nasconde moglie e figlia dietro un divano e arma la pistola. “Quando hanno riaperto avrei potuto colpirli tutti e tre. Non l’ho fatto perché non sono un assassino. Gli ho lasciato lo spazio per andarsene”. I banditi scendono le scale ma non riuscendo ad aprire la claire del garage le risalgono sparando per travolgere Corazzo che risponde uccidendo Valentin Frrokaj, ergastolano albanese di 37 anni evaso dopo una condanna per omicidio.
Corazzo spiega che è stata sua conoscenza delle arti marziali a fargli superare la paura e lo stato di “grave turbamento” di cui il giudice dovrà ora tener conto. In un’intervista alla Stampa, però, Ennio Amodio, illustre giurista, obietta che la legge “dà voce alle risposte viscerali di chi è dominato dalla paura” e fa un esempio “Una persona che sente rumori nel giardino della sua villetta, scorge delle ombre e corre a prendere il fucile. In questo caso un pericolo effettivo c’è, ma non giustifica certo l’omicidio di chi è entrato nel giardino, perché la situazione di rischio del padrone di casa non è quella che si realizza quando la pistola è puntata contro la persona e non c’è altro rimedio che reagire con violenza per salvare la propria vita”.
“Sì ho letto quell’articolo” replica Corazzo “ma non è così”. E spiega che la difesa è sempre legittima in casa e se c’è imminente pericolo e la non-desistenza dell’aggressore. Se qualcuno entra in giardino, non c’è imminente pericolo, perché c’è la porta, le inferriate. La situazione cambia se il ladro cerca di buttare giù la porta. Se l’aggredito lo avvisa, dicendo “sono armato” e il ladro non desiste, allora è legittimato a difendersi. È sempre il giudice che alla fine decide, ma deve tener di due parametri:
1. l’autodifesa, sempre legittima se esercitata in casa
2. Il “grave turbamento” che ricorre quando il rapinatore mi sta demolendo la porta.
Obietto che Angelo Peveri, visitato in carcere da Salvini, sparò due colpi di fucile a un ladro che era stato già immobilizzato e pestato. “Io non avrei sparato” risponde Corazzo “ma io non ho subito 91 furti e non sono incazzato perché la mia situazione economica è compromessa. Non è stata una vendetta, ma la reazione del momento, la rabbia, accumulata per anni, per cui ne prendi uno che paga per tutti“.
Dato che esiste l’autodifesa rafforzata e che i giudici di solito assolvono chi si difende, gli chiedo se era proprio necessaria questa legge e Corazzo risponde che il “grave turbamento” è un paletto in più che il cittadino ha per potersi difendere. Il giudice dovrà tenerne conto perché “lo vive chiunque subisce un’aggressione. Se in tre, incappucciati, ti entrano in casa di notte, ragioni normalmente? Sei nel panico, il cuore ti batte a mille. Se commetti un illecito è giusto che il giudice capisca la tua situazione in quel momento. È un paletto in più a favore dell’aggredito”.