Il corpo, seppellito nel cimitero di Cuneo, è stato portato nella camera mortuaria, dove si è svolta l'autopsia. L'uomo, che era diventato consulente del club per i rapporti con la tifoseria, morì cadendo da un viadotto della Torino-Savona nel luglio 2016
Morì cadendo da un viadotto vicino a Fossano nel luglio 2016, pochi giorni dopo essere stato interrogato dalla procura di Torino sui rapporti tra ‘ndrangheta e la curva della Juventus all’interno dell’inchiesta Alto Piemonte. A quasi tre anni di distanza, dopo che il caso era stato archiviato come suicidio, la salma di Raffaello Bucci, ex capo ultrà bianconero e poi consulente del club per i rapporti con la tifoseria, è stata riesumata.
Il corpo – seppellito nel cimitero di Cuneo, rimasto chiuso per consentire l’esumazione – è stato portato nella camera mortuaria del cimitero, dove un’equipe coordinata dal medico legale torinese Roberto Testi e da Lorenzo Varetto ha svolto l’autopsia. A chiedere di far luce sulla sua morte era stata la compagna, Gabriella De Bernardis, a un anno di distanza dalla scomparsa.
Quarantun’anni, originario di San Severo in provincia di Foggia, Bucci era considerato uno dei nuovi capi del più importante gruppo ultras della Juve, i Drughi. Come spesso accade ai leader delle curve, anche la sua ‘carriera’ da ultrà aveva compiuto una vertiginosa ascesa: nel 2015 la società bianconera lo aveva “promosso” come consulente del club per gestire i rapporti con la tifoseria. Bucci, si era poi scoperto nelle carte dell’inchiesta, era anche un “informatore” dei servizi segreti riguardo alle “infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve”, come raccontato da un agente dell’Aise ai magistrati.
A sollevare dubbi era stata la compagna attraverso l’avvocato Paolo Verra, che aveva presentato un’istanza chiedendo la riapertura del caso: le ferite sul volto, il borsello ritrovato e i suoi contatti misteriosi. Innanzitutto le tumefazioni ed escoriazioni sulla parte sinistra della faccia e un taglio dall’attaccatura del naso, sul lato destro, che solca la fronte in obliquo: secondo un medico interpellato dalla famiglia, non sono lesioni causate dalla caduta in verticale su un prato senza arbusti e alberi.
Il taglio, poi, “pare con tutta probabilità essere stato provocato dagli occhiali”. Ma gli occhiali sono stati ritrovati interi e sporchi di “materiale organico e sopracciglia” all’interno dell’auto. Ciò vuol dire una cosa, secondo la famiglia: quelle ferite sul volto c’erano già prima della caduta.
C’è poi la vicenda legata al borsello dell’ex ultrà, “dal quale ‘Ciccio’ Bucci non si separava mai”. La polizia, al momento dei rilievi dopo il suicidio, non lo ha trovato all’interno dell’auto (una vettura della Juventus assegnata come benefit lavorativo a Bucci) con gli altri oggetti personali e non risulta dalle fotografie. Né l’hanno trovato i dipendenti del club quando hanno riottenuto il veicolo e lo hanno ripulito. Eppure quel borsello è stato consegnato dal security manager della società, Alessandro D’Angelo, alla compagna di Bucci alcuni giorni dopo la morte dell’uomo.
Interrogato dai pm della Dda, D’Angelo aveva affermato di averlo trovato nell’auto, un fatto “particolare ed inquietante”, scriveva l’avvocato nell’istanza. E per Verra “non va taciuta un’anomalia”: la mattina del suicidio i server per le intercettazioni sono saltati e non sono state registrate le ultime telefonate di Bucci, rendendo difficile la ricostruzione delle ultime ore di vita.