Il presidente turco e il suo partito, l'Akp, ottengono circa il 45% dei consensi (più del 50% in coalizione). L'alleanza di opposizione si avvicina al 40%. I curdi si riprendono la loro capitale Diyarbakir e diversi comuni. Primo capoluogo di provincia ai comunisti. Il Consiglio d'Europa: "Non pienamente convinti che ci sia l'ambiente necessario per elezioni democratiche secondo i valori europei"
Erdogan vince ma non domina. Il presidente turco e il suo partito, l’Akp, ottengono circa il 45% dei consensi (più del 50% in coalizione) ma perdono la capitale Ankara e il principale centro economico, demografico e culturale Istanbul. Questo il risultato delle elezioni amministrative, le ultime consultazioni prima del 2023 quando si tornerà a votare per le politiche. L’Akp ha annunciato ricorsi ma il “Sultano” ha rivendicato che “come avviene dal 3 novembre 2002, l’Akp resta il primo partito con un ampio margine”. Tornato ad Ankara, il Sultano ha celebrato il successo parlando dal quartier generale del Partito della giustizia e dello sviluppo e esultando per la conquista del 56% dei comuni. Ma in realtà la recessione che dura da un anno e l’inflazione hanno influito sui risultati elettorali.
LA CAPITALE ANKARA
Secondo i dati non ancora definitivi del voto comunicati dall’agenzia ufficiale Anadolu, il partito presidenziale Akp ha perso la guida della capitale dopo 25 anni. La vittoria con il 50,9% dei voti è andata a Manus Yavas del Chp, il partito popolare repubblicano, principale forza laica di opposizione. Invece Mehmet Ozhaseki, candidato sindaco dell’Akp, si è fermato al 47%. Nella notte l’opposizione ha festeggiato la vittoria con fumogeni e bandiere della Turchia. Ma non sembra finita qui. Infatti Fatih Sahin, segretario del partito presidenziale, non ha confermato il risultato: “Abbiamo individuato voti nulli e irregolarità in molti dei 12.158 seggi ad Ankara. Faremo valere i nostri diritti e non consentiremo venga alterata la volontà dei nostri cittadini”. E nella mattinata i legali dell’Akp hanno annunciato di avere in preparazione diversi ricorsi.
ISTANBUL
Nella città sul Bosforo, che vale un terzo del pil turco, il candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu è stato eletto sindaco. A oltre 24 ore dalla chiusura delle urne, si è definitivamente concluso lo spoglio dei voti. Secondo i dati ufficiali diffusi dall’agenzia statale Anadolu, ha ottenuto il 48,79% dei consensi, circa 25mila in più dell’ex premier Binali Yildirim, candidato dell’Akp fermatosi al 48,51%. Il candidato del Chp ha ottenuto 4.169.987 voti, mentre quello dell’Akp si è fermato a 4.146.042. Il partito di Erdogan ha tuttavia già annunciato di voler contestare i risultati, presentando ricorso nei prossimi giorni alla Commissione elettorale suprema (Ysk) di Ankara. Secondo l’Akp, ci sarebbero circa 320mila schede da ricontare.
IL RISULTATO GLOBALE
Nel paese, l’ Akp del presidente resta il primo partito con circa il 45% dei consensi e vince anche con il contributo del 6% degli alleati nazionalisti del Mhp. Ma le opposizioni ottengono buoni risultati. Il socialdemocratico Chp è sopra il 30% e i liberal-conservatori dell’Iyi permettono alla coalizione di avvicinarsi al 40%. La terza città, Smirne resta nelle mani dell’opposizione nonostante la fine del quindicennio di governo di Kocaoglu. Inoltre, la coalizione avversa all’ Akp strappa al governo tutta la fascia mediterranea, togliendo alla destra islamica e nazionalista Adana e Antalya, centri chiave per l’economia e il turismo. Tra le altre opposizioni, i curdi – concentrati nel sud-est del paese – si riprendono molte città, compresa la loro capitale Diyarbakir, commissariata dal governo centrale insieme a un centinaio di altri comuni con accuse di terrorismo per presunti legami con il Pkk. Storico risultato a Tunceli, nell’est: per la prima volta nella storia turca un capoluogo di provincia sarà guidato da un comunista, Mehmet Fatih Macoglu. Il voto è stato accompagnato da gravi episodi di violenza soprattutto nel sud-est del paese, spesso teatro di scontri tra clan rivali durante le elezioni, con almeno quattro morti e decine di feriti.
AFFLUENZA E DEMOCRAZIA
L’affluenza alle elezioni è stata dell’ 84%, di poco inferiore a quella delle precedenti elezioni politiche del 2018. Un dato che soddisfa il capo della missione di osservazione elettorale del Consiglio d’Europa, Andrew Dawson. Dawson ha però aggiunto che il Consiglio d’Europa “non è pienamente convinto che attualmente in Turchia ci sia l’ambiente elettorale libero e giusto che è necessario per elezioni genuinamente democratiche in linea con i valori e i principi europei”. Quanto alle tensioni e alla situazione del sud-est a maggioranza curda, la missione di osservazione ha precisato di non accettare “le affermazioni” di esponenti del governo di Ankara “che sostengono che ogni sindaco dell’Hdp, il partito filocurdo, sia o possa essere un terrorista o abbia connessioni terroristiche”. Dal canto suo, il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, nella conferenza stampa con il suo omologo venezuelano Jorge Arreaza, ha sottolineato che il popolo turco “ha mostrato ancora una volta il suo legame con la democrazia” e che “l’ Akp ha vinto le elezioni in modo schiacciante”.