Una vittoria netta con qualche pesante battuta d’arresto. È su questo doppio binario che viaggiano i risultati del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) alle Amministrative del 31 marzo in Turchia. Da una parte la conferma del dominio a livello nazionale, con oltre 20,5 milioni di preferenze che hanno portato la formazione al 44,3% (+1,5% rispetto alle Amministrative del 2014 e quasi due punti in più delle Parlamentari del giugno 2018), con il Partito Repubblicano (Chp) che segue al 30%. Dall’altra, la caduta delle due più grandi città del Paese: la capitale Ankara e Istanbul, cuore economico del Paese, in mano ai conservatori da circa 25 anni. Oggi il partito del Presidente Recep Tayyip Erdoğan controlla solo tre delle dieci città più popolose del Paese. “Se la retorica nazionalista rimane ancora forte, nonostante abbia già ottenuto il massimo da questa strategia, – spiega a ilfattoquotidiano.it Valeria Giannotta, docente di Relazioni Internazionali all’università di Ankara e autrice del libro Erdogan e il suo partito (Castelvecchi, 2018) – l’altro cavallo di battaglia del presidente Erdoğan, la crescita economica, è venuto meno con la crisi e il crollo della Lira turca. E i primi a fargliela scontare sono stati gli elettori delle due grandi città del Paese”.
Le sconfitte più amare per il partito di governo sono certamente quelle di Ankara e Istanbul. Nella città sul Bosforo si è assistito a un testa a testa che ha però premiato il Chp, nonostante le proteste sulla regolarità del voto. Qui l’Akp governava da 15 anni e negli ultimi 25 l’amministrazione era sempre stata di stampo conservatore, dopo l’elezione dello stesso Erdoğan nel 1994. Situazione simile a quella di Ankara, dove dal 1994 al 2017 il sindaco è stato Melih Gökçek, membro dell’Akp, che negli ultimi due anni ha passato il testimone a un altro compagno di partito, Mustafa Tuna. Qui, però, la vittoria dei Repubblicani è stata più netta: 51% delle preferenze contro il 47%. “Fondamentalmente, il popolo turco è stanco degli allarmi sulla sicurezza, il terrorismo e del nazionalismo – continua Giannotta – Sono tutti messaggi che trovano riscontro quando le cose vanno bene. Oggi, però, l’inflazione è alle stelle (intorno al 20%, ndr) e la disoccupazione è all’11%. I prezzi dei beni primari sono cresciuti moltissimo, così il turco medio si trova spesso in gravi difficoltà economiche. Il governo ha anche aperto dei punti vendita che distribuiscono frutta e verdura a prezzi più moderati rispetto a quelli dei supermercati e in fila si trovano persone che fino a oggi erano elettori dell’Akp”.
Se si dà uno sguardo alle dieci città più popolose del Paese, però, la perdita di terreno dell’Akp nelle grandi aree urbane risulta più evidente. Sotto il loro controllo ne rimangono solo tre, Bursa, Gaziantep e Konya, e alcune di quelle passate al Chp erano governate proprio da sindaci Akp. “Va detto – continua la docente – che il partito di governo controlla ancora 15 comuni metropolitani e che alcune delle maggiori città, come Smirne e quelle che si affacciano sulla costa mediterranea, sono storicamente roccaforti del Chp. Ma è chiaro che un cambiamento c’è stato. L’elettorato aveva la sensazione di vivere in un sistema bloccato, senza ricircolo, anche a causa della svolta presidenzialista che ha trasformato l’Akp in un partito di Stato. Questa sensazione è meno percepibile quando le cose vanno bene, con l’economia in crescita, ma quando i problemi iniziano a emergere ecco che arriva velocemente l’esigenza di un cambiamento. Almeno possiamo dire che il Paese vive ancora in un sistema fortemente democratico, cosa che qualcuno aveva messo in dubbio, altrimenti Erdoğan non avrebbe mai perso Ankara e Istanbul”.
Passati ormai quasi tre anni dal fallito colpo di Stato del 2016, durante i quali il governo ha arrestato migliaia di sospettati, con la stagione del terrorismo interno che non interessa più i grandi centri del Paese, grazie anche alla graduale perdita di terreno dello Stato Islamico in Siria, e con la crisi economica e la svalutazione della Lira turca che invece sono diventate la principale emergenza del Paese, i messaggi di stampo fortemente nazionalista non hanno più presa su una parte della popolazione: “Mentre nelle aree rurali, più legate alle tradizioni e alla necessità di uno sviluppo infrastrutturale al quale il governo ha risposto in questi anni, il consenso rimane alto, nelle città la crisi ha tolto voti all’Akp – dice Giannotta – le sparate come quella sulla reintroduzione della pena di morte o l’ultima sulla riconversione di Aya Sofya in moschea non possono colmare le difficoltà economiche in città come Istanbul. Inoltre, Erdoğan ha presentato candidati che erano spesso politici di alto livello ma poco legati al territorio. Anche il ruolo esercitato dai circa 53mila rifugiati siriani con diritto di voto può aver influito: per loro non era certo conveniente dare la preferenza a un partito fortemente nazionalista”.
Adesso, salvo stravolgimenti, la Turchia tornerà al voto nel 2023. Quattro anni in cui Erdoğan, recepito il segnale, dovrà offrire risposte al paese: “Ieri, nel suo discorso, il presidente mi ha stupito – conclude Giannotta – Ѐ stato diplomatico e ha ammesso che esistono questioni che richiedono riforme urgenti. In questi quattro anni credo che si dedicherà proprio a questo. Sarà una stagione di riforme e di cambiamenti interni, sia nel partito che nel governo”.
Twitter: @GianniRosini
Mondo
Turchia, Erdogan perde Ankara e Istanbul. Il voto si polarizza: ai repubblicani le città. Akp forte nelle campagne
Per Valeria Giannotta, docente di Relazioni Internazionali all’università di Ankara e autrice del libro Erdogan e il suo partito (Castelvecchi, 2018) uno dei cavalli di battaglia del presidente Erdoğan, la crescita economica, è venuto meno con la crisi e il crollo della Lira turca. E i primi a fargliela scontare sono stati gli elettori delle due grandi città del Paese
Una vittoria netta con qualche pesante battuta d’arresto. È su questo doppio binario che viaggiano i risultati del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) alle Amministrative del 31 marzo in Turchia. Da una parte la conferma del dominio a livello nazionale, con oltre 20,5 milioni di preferenze che hanno portato la formazione al 44,3% (+1,5% rispetto alle Amministrative del 2014 e quasi due punti in più delle Parlamentari del giugno 2018), con il Partito Repubblicano (Chp) che segue al 30%. Dall’altra, la caduta delle due più grandi città del Paese: la capitale Ankara e Istanbul, cuore economico del Paese, in mano ai conservatori da circa 25 anni. Oggi il partito del Presidente Recep Tayyip Erdoğan controlla solo tre delle dieci città più popolose del Paese. “Se la retorica nazionalista rimane ancora forte, nonostante abbia già ottenuto il massimo da questa strategia, – spiega a ilfattoquotidiano.it Valeria Giannotta, docente di Relazioni Internazionali all’università di Ankara e autrice del libro Erdogan e il suo partito (Castelvecchi, 2018) – l’altro cavallo di battaglia del presidente Erdoğan, la crescita economica, è venuto meno con la crisi e il crollo della Lira turca. E i primi a fargliela scontare sono stati gli elettori delle due grandi città del Paese”.
Le sconfitte più amare per il partito di governo sono certamente quelle di Ankara e Istanbul. Nella città sul Bosforo si è assistito a un testa a testa che ha però premiato il Chp, nonostante le proteste sulla regolarità del voto. Qui l’Akp governava da 15 anni e negli ultimi 25 l’amministrazione era sempre stata di stampo conservatore, dopo l’elezione dello stesso Erdoğan nel 1994. Situazione simile a quella di Ankara, dove dal 1994 al 2017 il sindaco è stato Melih Gökçek, membro dell’Akp, che negli ultimi due anni ha passato il testimone a un altro compagno di partito, Mustafa Tuna. Qui, però, la vittoria dei Repubblicani è stata più netta: 51% delle preferenze contro il 47%. “Fondamentalmente, il popolo turco è stanco degli allarmi sulla sicurezza, il terrorismo e del nazionalismo – continua Giannotta – Sono tutti messaggi che trovano riscontro quando le cose vanno bene. Oggi, però, l’inflazione è alle stelle (intorno al 20%, ndr) e la disoccupazione è all’11%. I prezzi dei beni primari sono cresciuti moltissimo, così il turco medio si trova spesso in gravi difficoltà economiche. Il governo ha anche aperto dei punti vendita che distribuiscono frutta e verdura a prezzi più moderati rispetto a quelli dei supermercati e in fila si trovano persone che fino a oggi erano elettori dell’Akp”.
Se si dà uno sguardo alle dieci città più popolose del Paese, però, la perdita di terreno dell’Akp nelle grandi aree urbane risulta più evidente. Sotto il loro controllo ne rimangono solo tre, Bursa, Gaziantep e Konya, e alcune di quelle passate al Chp erano governate proprio da sindaci Akp. “Va detto – continua la docente – che il partito di governo controlla ancora 15 comuni metropolitani e che alcune delle maggiori città, come Smirne e quelle che si affacciano sulla costa mediterranea, sono storicamente roccaforti del Chp. Ma è chiaro che un cambiamento c’è stato. L’elettorato aveva la sensazione di vivere in un sistema bloccato, senza ricircolo, anche a causa della svolta presidenzialista che ha trasformato l’Akp in un partito di Stato. Questa sensazione è meno percepibile quando le cose vanno bene, con l’economia in crescita, ma quando i problemi iniziano a emergere ecco che arriva velocemente l’esigenza di un cambiamento. Almeno possiamo dire che il Paese vive ancora in un sistema fortemente democratico, cosa che qualcuno aveva messo in dubbio, altrimenti Erdoğan non avrebbe mai perso Ankara e Istanbul”.
Passati ormai quasi tre anni dal fallito colpo di Stato del 2016, durante i quali il governo ha arrestato migliaia di sospettati, con la stagione del terrorismo interno che non interessa più i grandi centri del Paese, grazie anche alla graduale perdita di terreno dello Stato Islamico in Siria, e con la crisi economica e la svalutazione della Lira turca che invece sono diventate la principale emergenza del Paese, i messaggi di stampo fortemente nazionalista non hanno più presa su una parte della popolazione: “Mentre nelle aree rurali, più legate alle tradizioni e alla necessità di uno sviluppo infrastrutturale al quale il governo ha risposto in questi anni, il consenso rimane alto, nelle città la crisi ha tolto voti all’Akp – dice Giannotta – le sparate come quella sulla reintroduzione della pena di morte o l’ultima sulla riconversione di Aya Sofya in moschea non possono colmare le difficoltà economiche in città come Istanbul. Inoltre, Erdoğan ha presentato candidati che erano spesso politici di alto livello ma poco legati al territorio. Anche il ruolo esercitato dai circa 53mila rifugiati siriani con diritto di voto può aver influito: per loro non era certo conveniente dare la preferenza a un partito fortemente nazionalista”.
Adesso, salvo stravolgimenti, la Turchia tornerà al voto nel 2023. Quattro anni in cui Erdoğan, recepito il segnale, dovrà offrire risposte al paese: “Ieri, nel suo discorso, il presidente mi ha stupito – conclude Giannotta – Ѐ stato diplomatico e ha ammesso che esistono questioni che richiedono riforme urgenti. In questi quattro anni credo che si dedicherà proprio a questo. Sarà una stagione di riforme e di cambiamenti interni, sia nel partito che nel governo”.
Twitter: @GianniRosini
Articolo Successivo
Brexit, bocciati tutti i progetti alternativi all’accordo della May. Verhofstadt: “No deal quasi inevitabile”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Giustizia & Impunità
Pioltello, una sola condanna per il disastro ferroviario del 2018. Assolti quasi tutti i dirigenti Rfi, anche l’ex ad Maurizio Gentile
Politica
Alla Camera doppia sfiducia per Nordio e Santanchè. Opposizioni contro il guardasigilli: “Ha detto cose false, si dimetta”. Vuoti i banchi del centrodestra
Mondo
Ucraina, è corsa alle terre rare: Putin offre a Trump un accordo su quelle del Donbass. Onu, Usa e Russia votano insieme contro Kiev
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'impegno di Danone per far conoscere alle persone l'importanza di un microbiota in salute nasce 35 anni fa, quando lanciammo Activia, un prodotto che ha la vocazione di migliorare il benessere intestinale di tutti gli italiani. Oggi diamo un'accelerazione a questo impegno grazie alla nuova campagna con la quale lanciamo un nuovo strumento: un questionario online molto semplice, creato su basi scientifiche e in grado di dare un risultato, una specie di assessment, sullo stato di salute del microbiota intestinale dei rispondenti". Così Yoann Steri, digital & data director di Danone Italia, in occasione dell'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro', organizzato dall'azienda, illustra l'iniziativa del questionario online validato scientificamente da Giovanni Barbara, tra i massimi esperti di microbiota, che analizza lo stato del microbiota intestinale e consente, in modo semplice, di indicare come le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita influenzano lo stato del microbiota.
"Attraverso il questionario, il rispondente può avere indicazioni e risultati che gli permettono di migliorare il suo stato di salute attraverso l'analisi di diversi fattori, come lo stress, l'attività fisica, la qualità del sonno e la nutrizione, in cui Activia ha un ruolo molto importante", conclude.
Roma, 25 feb (Adnkronos) - "A due anni dalla tragedia di Cutro, parteciperò questa notte alla veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro e alle varie iniziative promosse dalle associazioni della società civile che ringrazio per l’impegno quotidiano". Lo dice il deputato Paolo Ciani, segretario di Democrazia solidale e vicecapogruppo del Pd-Idp, sull’anniversario della tragedia di Cutro.
"Ricordare le oltre cento persone che andavano protette e invece sono morte sulle nostre coste è un dovere, anche perché ancora devono avere giustizia; così come è un dovere denunciare le politiche sulle migrazioni messe in campo da questo governo, che osteggiano il soccorso in mare e di fatto considerano la vita dei migranti, vite di scarto", prosegue Ciani.
"Gli inutili e costosi centri in Albania sono il monumento eretto con le tasse degli italiani per mostrare questa logica. Noi vogliamo contrastare in ogni ambito la “cultura dello scarto” e non ci rassegniamo alla logica e alla narrazione del “migrante invasore”. Proponiamo l’implementazione di ingressi legali, accoglienza diffusa, investimenti sull’integrazione, corridoi umanitari per situazioni di vulnerabilità, tutela dei diritti umani. Le persone migranti non sono nemici; il dieci per cento della nostra popolazione non ha cittadinanza italiana: basta dipingerli come “il nemico'", conclude.
Londra, 25 feb. (Adnkronos) - Famiglia reale al completo per le celebrazioni del Giorno della Vittoria in Europa. Re Carlo, la regina Camilla, il principe William e la principessa Kate Middleton si riuniranno per guidare a maggio la nazione nell'80mo anniversario del VE Day. Le celebrazioni, che commemorano la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, sono destinate a essere un momento clou del calendario reale, con i Windsor impegnati in una serie di eventi in onore degli eroi di guerra della nazione.
L'occasione più significativa? Un omaggio ai caduti durante un servizio del Ringraziamento presso l'Abbazia di Westminster l'8 maggio. Oltre ai sovrani e al principe e alla principessa del Galles, ci saranno anche il principe Edoardo e Sophie e si prevede che la duchessa di Edimburgo renderà omaggio, insieme al primo ministro Keir Starmer, ai veterani e alle loro famiglie. Secondo The Express, re Carlo è "determinato a rendere omaggio ai nostri eroi di guerra", mentre continua la sua lotta contro il cancro. Alcune fonti hanno ipotizzato che Sua Altezza Reale potrebbe inviare un messaggio personale di ringraziamento alle forze armate della nazione.
Starmer ha definito le celebrazioni un'opportunità per "rendere orgogliosa quella generazione". Una parata di veterani si farà strada dall'Abbazia di Westminster, passando per il famoso balcone dove Winston Churchill annunciò la fine della guerra in Europa, fino alla Horse Guards Parade, dove saranno accolti da un sorvolo della Raf e delle Red Arrows. È previsto anche un concerto presso Horse Guards e re Carlo guiderà i reali anziani per le commemorazioni al Cenotafio.
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "Abbiamo imparato a conoscere il microbiota solo negli ultimi vent'anni grazie alla metodologia nuova che possiamo applicare per identificarlo. Il microbiota è un vero e proprio organo che vive dentro di noi, soprattutto nell'intestino, ed è in grado di controllare tantissime funzioni, non solo quelle intestinali, ma anche quelle di tanti altri organi come il cervello, il cuore, il rene e il fegato". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Giovanni Barbara, professore di Gastroenterologia dell'università degli studi di Bologna e direttore dell'Uoc di Gastroenterologia ed epatologia all'Irccs policlinico Sant'Orsola di Bologna, all'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro' organizzato oggi a Milano da Danone, durante il quale sono stati presentati i risultati inediti della survey che ha indagato il rapporto tra italiani e benessere intestinale.
"Per mantenere in salute il microbiota dobbiamo prima di tutto essere attenti ad avere un'alimentazione corretta - spiega Barbara - essendo l'alimentazione uno dei principali fattori che modula il microbiota intestinale. E' importante mangiare molta frutta e verdura, alimenti di cui il nostro microbiota si nutre e grazie ai quali cresce".
Nell'illustrare i segni clinici e i campanelli d'allarme dei disturbi a cui prestare attenzione e che potrebbero derivare da una disbiosi, l'esperto ricorda che "circa il 40% della popolazione globale nel mondo soffre di almeno un disturbo gastrointestinale, che sia dello stomaco o dell'intestino. I sintomi più comuni che si correlano a un'alterazione del microbiota intestinale sono il gonfiore addominale e le alterazioni delle modalità di evacuazione. E' necessario però prestare attenzione perché - avverte Barbara - il microbiota è un organo che coinvolge tutti gli organi e tutti i tessuti, quindi a volte anche un mal di testa oppure la pressione alta possono essere i campanelli d'allarme di un'alterazione del microbiota".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'efficacia del vaccino contro l'Herpes zoster è molto alta, raggiunge l'87,7% dopo 11 anni, un dato molto importante e almeno non comune relativamente alla prevenzione vaccinale".
Lo ha detto Sara De Grazia, direttore medico area vaccini Gsk, intervendo all'incontro organizzato oggi a Roma da Gsk in occasione della Settimana della prevenzione dal Fuoco di Sant'Antonio, in programma dal 24 febbraio al 2 marzo.
E sulla formulazione del vaccino anti Herpes zoster, De Grazia ha sottolineato che si tratta di "un vaccino costituito da due componenti fondamentali: da una parte l'antigene, quindi la porzione che deriva dal virus della varicella che è in grado di stimolare il sistema immunitario e quindi dare la protezione, dall'altra il sistema adiuvante. Quest'ultimo - spiega - rappresenta la parte anche più innovativa del vaccino. Un sistema adiuvante significa un insieme di componenti che vanno a modulare, a supportare la risposta del sistema immunitario, rendendo quindi il vaccino protettivo anche nei confronti di quelle popolazioni che hanno per diversi motivi, per età, per condizioni, per patologie o per trattamenti, un sistema immunitario meno forte, meno efficace, meno in grado di rispondere appunto alla presenza di un antigene. In questo sta appunto la particolare innovatività del vaccino e l'impegno di Gsk - conclude - di sviluppare vaccini che siano sempre i più innovativi e specificamente disegnati nello sviluppo per la popolazione che più ne può beneficiare".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - "Ormai siamo alle comiche: anche oggi il Consiglio dei Ministri sull’emergenza bollette lo facciamo domani. Nuovo rinvio di Meloni, che ha provato vergogna in prima persona per il decretino che il suo brillante Governo aveva preparato dopo quasi 2 anni e mezzo di nulla". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"Ora litigano anche tra di loro sulle misure, non hanno idea di che fare, Meloni è alla ricerca di 1 miliardo che si è persa per strada (o in mare, in Albania). Tutti compatti solo quando si aumentano gli stipendi di ministri e sottosegretari".
"Noi -sottolinea il leader M5S- da settimane e con atti ufficiali reiteriamo le nostre proposte al Governo: interventi su Iva, oneri di sistema e fasce Isee; disaccoppiamento del prezzo del gas nel mercato dell’energia; fornitura a prezzo equo dell'energia rinnovabile attraverso l'acquirente unico; tassazione degli enormi extraprofitti delle società energetiche per finanziare sostegni alla fasce medio-basse, incremento delle rinnovabili, introduzione dei prezzi amministrati per i settori strategici e così via. Siamo già oltre ogni ritardo possibile. Le aziende chiudono. Il nostro Paese è spettatore sull'Ucraina, dopo aver buttato soldi in armi mentre gli italiani pagavano di tasca loro questa crisi. L'industria crolla da 23 mesi e torna ai livelli del Covid. Non per colpa di un virus, ma per una schiera di incapaci al Governo".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "Noi viviamo assieme ai nostri pazienti. E' molto probabile che ci sia un episodio di Herpes zoster, visto che sappiamo che un terzo dei pazienti con età superiore a 40 anni andranno incontro a questa infezione". In questo contesto "penso che il nostro ruolo sia essenziale nel portare i pazienti a una scelta ragionata, convinta, di vaccinarsi, proprio perché siamo loro vicini e inoltre sappiamo quali sono i più fragili, quelli che pagherebbero un costo più alto se andassero incontro a un episodio di zoster, che è un 'incidente' grosso, imprevedibile, ma prevenibile con il vaccino". Lo ha detto Tecla Mastronuzzi, medico di medicina generale di Bari, responsabile nazionale della macroarea Prevenzione della Simg, Società italiana di medicina generale, intervenendo oggi all'incontro organizzato a Roma da Gsk in occasione della Settimana della prevenzione dal Fuoco di Sant'Antonio, in programma dal 24 febbraio al 2 marzo.
Attingendo dalla sua esperienza, Mastronuzzi ricorda "lo sguardo di una paziente, Maria, con un diabete capriccioso, che all'improvviso ha avuto lo zoster e che si sta lamentando molto del suo dolore, che 'brucia' come dice lo stesso nome della malattia, Fuoco di Sant'Antonio. Maria non sa che, come diabetica, ha il 20% delle probabilità di portarsi appresso questo dolore, questo fuoco, questa nevralgia post erpetica, per molti mesi o per la vita; non sa che rischia di essere ricoverata con lo zoster: abbiamo un tasso di 11 ospedalizzazioni ogni 100mila pazienti/anno, significa che in una città come Bari abbiamo 30 ricoveri con zoster, in una regione come l'Umbria più di 700". Il medico le aveva "proposto il vaccino - sottolinea Mastronuzzi - ma era stata esitante, diceva che ci avrebbe pensato, che non era il momento. Questa posizione esitante è di chi non ha consapevolezza di quanto lo zoster sia un incidente grave e imprevedibile, ma prevenibile con un vaccino sicuro, efficace e disponibile per i pazienti, a partire dai 65 anni, e per quelli fragili, che rappresentano la nostra quotidianità. Sono pazienti con diabete, malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche, ma anche con malattie più semplici come quelle dermatologiche, che però impiegano, per le cure, farmaci che interferiscono con il sistema immunitario: rischiamo che il paziente sia in qualche modo più predisposto a sviluppare lo zoster".
Si deve inoltre "considerare - conclude - che le medicine a disposizione contro lo zoster, per essere efficaci, devono essere assunte immediatamente, entro le prime 72 ore dall'inizio della malattia e che i risultati sono frustranti. Questi farmaci infatti non interferiscono né sui sintomi, come la nevralgia post erpetica, né sui rischi a lungo termine, come la patologia cardiovascolare".