Gli Stati Uniti tornano a rammaricarsi con l’Italia per il memorandum firmato con la Cina sulla Nuova Via della Seta. “E’ un bene che il 5G sia stato rimosso dal memorandum Italia-Cina – ha detto l’ambasciatore Usa a Roma Lewis M. Eisenberg, al convegno sui 70 anni della Nato promosso dal Centro studi americani – ma c’è rammarico perché l’Italia è il primo Paese G7 a firmare l’accordo sulla Via della Seta”. “Gli Usa non possono condividere informazioni con Paesi che adottano tecnologie cinesi, ci saranno implicazioni a lungo termine, siamo seriamente preoccupati per le conseguenze sull’interoperabilità Nato. Tutti vogliano fare affari con la Cina, ma ci sono minacce informatiche“.
La prima replica arriva da Matteo Salvini: quelli della Via della seta “sono accordi commerciali che non mettono a rischio la sicurezza dei dati, di quello mi occupo io”, ha detto a Firenze il ministro dell’Interno parlando con i giornalisti che gli chiedevano dell’allarme lanciato dall’ambasciatore.
Il primo allarme da oltreoceano era arrivato il 9 marzo: “Non c’è bisogno che il governo italiano dia legittimità al progetto di vanità cinese per le infrastrutture”, aveva scritto su Twitter il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale Garret Marquis. Dopo pochi minuti Guglielmo Picchi, sottosegretario leghista agli Esteri, aveva risposto al tweet: “Condivido le preoccupazioni”
Anche il New York Times torna a sottolineare la portata della scelta compiuta dal governo M5s-Lega. In una mossa che ha segnato un cambiamento geopolitico da ovest a est, l’Italia ha rotto con i suoi alleati europei e americani durante la visita del presidente cinese Xi Jinping ed è diventato il primo membro del gruppo delle 7 maggiori economie ad aderire ufficialmente al vasto nuovo progetto dell’infrastruttura globale ‘One Belt One Road’, quanto scrive il quotidiano newyorkese, che torna sul memorandum d’intesa siglato sabato 23 marzo a villa Madama da Xi e dal premier Giuseppe Conte.