Tutto mi sarei aspettato meno che un ministro 5 Stelle spalancasse le porte a mutue e assicurazioni. Esattamente come un neoliberista, esattamente come un proto-leghista. Mi riferisco a questa davvero temeraria del regionalismo differenziato, incurante che sulla questione vi sia lo stand by deciso dal governo. Ma ahimè è quello che potrebbe accadere se non si interviene per bloccare la bozza di patto per la salute che la ministra Giulia Grillo ha pensato di sottoporre alle Regioni con la speranza di una intesa.
Questo patto è come offrire un’orgia a dei maniaci del sesso. Senza limiti e soprattutto senza scrupoli.
Vorrei prima chiarire ai lettori cos’è un “patto per la salute”: si tratta di un’intesa finanziaria tra governo e Regioni che in genere riguarda l’organizzazione dei servizi, la gestione della spesa, la possibile razionalizzazione dei costi, varie misure di risparmio, ecc. Questa volta la ministra Grillo – o chi la consiglia (ancora non si capisce bene chi sia) – ha deciso di usare il patto per la salute per cambiare il governo della sanità, per ridimensionare il nostro sistema sanitario nazionale, per foraggiare la peggior speculazione finanziaria, quella per intenderci che, a pelo sullo stomaco, non la batte nessuno.
E già questo basta e avanza per far venire a un normale democratico dei dubbi assillanti sulla correttezza e sulla opportunità di una simile operazione. Ad andare in Parlamento per discutere di queste cose fondamentali nessuno ci pensa.
Non vi voglio tediare con i virgolettati ma, per darvi un’idea delle “bombe” che questa volta la ministra Grillo sembra intenzionata a tirarci addosso, vi dirò che essa intende riconoscere alle Regioni “virtuose” maggiore autonomia e maggiore flessibilità sui “fattori produttivi”, sapendo che tra questi vi sono cose – come i ruoli, le qualifiche, le competenze, le funzioni, i contratti, le garanzie, ecc. – che lo Stato fa dipendere da importanti leggi di principio per evitare l’anarchia e il “fai da te”. Per esempio le Regioni, pur avendo un certo grado di autonomia sul lavoro, sui servizi, sui farmaci, sulla cura, non possono fare quello che vogliono ma si devono attenere a norme; questo per dare al nostro paese la possibilità di avere gli stessi medici, le stesse prestazioni, gli stessi farmaci, la stessa cura sia al nord che al sud. Se su queste cose viene meno la funzione dello Stato si finisce per fare figli e figliastri e per far saltare l’universalismo del sistema.
Secondo la ministra Grillo, dunque, alcune Regioni faranno quello che vogliono e le altre, come si dice a Roma, se la pigliano in “saccoccia”. Non c’è male per un ministro pentastellato!
La ministra Grillo non sembra preoccupata neanche del gigantesco favore che è disposta a fare ai fondi (ossia le mutue private), detassandoli in modo esteso così da incentivare le persone a preferirli al servizio pubblico e persino permettere loro di servirsene. Cornuti e mazziati. Tutto questo in nome della “sostenibilità” – così sta scritto nel testo – che è come dire che, siccome la sanità costa troppo (siamo il paese che in Europa spende meno) non c’è altra strada, che privatizzarne una parte.
Queste operazioni lo sanno tutti sono delle colossali fregature sociali:
– per chi si fa le mutue perché pur potendo avere un servizio pubblico gratis: spenderà soldi per avere un’assistenza comunque di pessima qualità;
– per chi non ha soldi per farsi una mutua ed è costretto a restare nel servizio pubblico che per dare gli incentivi fiscali alle mutue sarà de-finanziato;
– per i soggetti più deboli, anziani, pensionati, precari, regioni del sud: si dovranno accontentare di una parvenza di servizio pubblico;
– per tutti i cittadini che vedranno crescere le difficoltà ad accedere al servizio pubblico e che dovranno aspettare il loro turno. Permettere alle mutue di usare i servizi pubblici significa che questi diventeranno un gigantesco servizio per “solventi”.
L’unico grande beneficiario di questo straordinario patto neoliberista propostoci dalla ministra Grillo è la grande speculazione finanziaria che si arricchirà con la benedizione dello Stato sulle malattie delle persone. Non so se Grillo lo sa ma l’intermediazione ha un costo e pure alto. A questo punto viene spontanea una domanda: perché non finanziare come si deve il pubblico, assumere gli operatori che servono, riorganizzare i servizi, e offrire ad ognuno di noi una tutela civile e adeguata?
Un ultimo dubbio tutto politico: se la proposta di patto è una decisione della ministra della Salute, allora il M5S ha un grosso problema perché, in questo settore, perderà un mucchio di voti; se invece la Grillo non decide direttamente ma attua le linee politiche che le vengono imposte, allora il M5S sul regionalismo differenziato e sul ritorno delle mutue fa un gioco sporco e ci ha preso in giro.
Attendo fiducioso dei chiarimenti.