Diritti

Carceri, in Italia quasi 20mila detenuti in attesa di sentenza definitiva e la metà di loro aspetta ancora il primo processo

Nei penitenziari italiani la percentuale più alta in Ue di non condannati (definitivamente). Il Consiglio d'Europa che definisce "un problema serio" quello del sovraffollamento dei penitenziari italiani, in aumento rispetto al 2016

Quasi 20mila detenuti non condannati in via definitiva. Quasi la metà attende ancora che inizi il primo processo. Gli altri hanno fatto appello o aspettano di farlo. E’ questa la popolazione in attesa di giudizio, “non colpevole sino alla condanna definitiva”, come dice l’articolo 27 della Costituzione. Ed è a causa di questi numeri che per il Consiglio d’Europa l’Italia ha un serio problema di sovraffollamento carcerario, aumentato rispetto al 2016. Le cifre sono contenute nel rapporto “Space” che cristallizza la situazione dei 47 Paesi membri al 31 gennaio 2018.

Dei 40 Stati presi in esame, l’Italia risulta il Paese dell’Unione europea con la percentuale più alta di detenuti non condannati in via definitiva. Rispetto a una media europea del 22,4 per cento, quella italiana è pari al 34,5, quella francese è 29,5 e quella tedesca 21,6. Quella del Regno Unito varia tra il 32 per cento nell’Irlanda del Nord e l’11,4 di Inghilterra e Galles. L’Italia è tra gli otto Paesi del Consiglio d’Europa che “hanno indicato di avere un serio problema“. Dal rapporto risulta che per ogni 100 posti disponibili nelle carceri italiane ci sono 115 detenuti e che tra il 2016 e il 2018 la popolazione carceraria italiana è aumentata del 7,5 per cento. L’Italia è al quarto posto, dopo la Francia che ha 116,3 detenuti per ogni 100 posti, la Romania (120,3) e la Macedonia del Nord (122,3). Gli altri 4 Paesi che hanno più di 105 detenuti per 100 posti disponibili sono la Moldavia (113,4), la Serbia (109,2), il Portogallo (105,9) e la Repubblica Ceca (105,5). Dalle informazioni fornite dall’Italia il motivo dell’incremento nel numero di carcerati sembra essere legato “alla progressiva riduzione dell’effetto che aveva avuto” il provvedimento “svuota-carceri” del 2014, motivato proprio dalla necessità di alleggerire la situazione nei penitenziari dopo le sentenze della Corte europea dei diritti umani.