"Qua o ci arrestano a tutti quanti, o stiamo tutti in grazia di Dio. Tanto, come si dice, chi è senza peccato scagli la prima pietra". Parlavano così due dirigenti medici dell’ospedale "San Rocco" di Sessa Aurunca intercettati dai Carabinieri che indagavano sull'assenteismo nella struttura pubblica su ordine della Procura di Santa Maria Capua Vetere
Il dono dell’ubiquità. Essere in viaggio all’estero, ma risultare presente al lavoro: in ospedale. C’è anche questo episodio nella miriade di casi di assenteismo accertati dai Carabinieri che in due anni di indagini hanno filmato medici, infermieri e dipendenti dell’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca (Caserta) mentre sgattaiolavano via da un’uscita secondaria dopo aver timbrato il badge e a volte non rientrare neanche. Alcuni in verità, contando sulla complicità dei colleghi, in corsia o sala operatoria neanche ci arrivavano. Perché in ospedale non ci mettevano piede. Non solo assenteisti: ad ascoltare le intercettazioni i camici bianchi pensavano anche di poterla fare franca nonostante avessero capito che c’era un’indagine in corso dopo un controllo dei militari dell’Arma.
Sono 28 le persone indagate: sedici medici dell’ospedale casertano e due del Policlinico dell’Università Federico II, a Napoli. Gli altri dieci indagati sono dipendenti amministrativi ed infermieri. A 18 indagati è stata applicata dal tribunale la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del luogo di svolgimento del lavoro, immediatamente prima e subito dopo l’ingresso alla sede lavorativa. In pratica saranno costretti ad andare a lavoro. sono stati raccolti elementi indiziari riguardo al reato associativo per la commissione di truffa e false attestazioni ai danni della Asl di Caserta.
L’intercettazione: “Io ho detto e allora l’ospedale rimane vuoto”
Tra i medici esistevano un vero e proprio patto secondo gli inquirenti che contestano l’associazione a delinquere e la truffa aggravata. “Qua o ci arrestano a tutti quanti, o stiamo tutti in grazia di Dio. Tanto, come si dice, chi è senza peccato scagli la prima pietra” dicevano due dirigenti medici. Durante una telefonata – dopo un controllo amministrativo effettuato dai militari dell’Arma – i due camici bianchi ridono e pensano di poterla fare franca, contando sul fatto che molti colleghi sono coinvolti: “Quello dice che si rischia il posto di lavoro… e ho detto, e allora l’ospedale rimane vuoto, ci licenziano a tutti quanti“. Tra i medici sette sono in servizio al reparto di Anestesia, gli altri lavorano Psichiatria, Pediatria e al 118. Le frasi captate dimostrano “il clima di illiceità presente all’interno delle strutture oggetto dell’indagine” e “la spregiudicatezza con cui venivano poste in essere le condotte criminose”.
Per gli indagati obbligo di firma prima e dopo il lavoro
Il danno complessivo alle case dello Stato è stato stimato in 21.406 euro, che sono stati sequestrati sui conti correnti degli indagati. La misura emessa dal gip è stata eseguita in varie località di residenza dei sanitari indagati, a Napoli, Caserta, Carinola, Sessa Aurunca, Mondragone, Cellole, Casagiove, Teano, tutte in provincia di Caserta, e a Gragnano (Napoli). L’inchiesta è iniziata nel febbraio 2017: oltre alle intercettazioni i carabinieri hanno installato telecamere vicino a tutti gli orologi presenti nell’ospedale e vicino all’uscita secondaria sul retro della struttura che molti usavano per andare via durante l’orario di lavoro. Secondo gli investigatori tra medici esistevano un accordo per timbrare il cartellino ed assentarsi. Anche per tutto l’intero turno. In alcuni casi timbravano e andavano via in altri casi non varcavano neanche la porta dell’ospedale mentre altri colleghi timbravano per loro. Per sei posizioni – fanno sapere i carabinieri – sono stati raccolti elementi indiziari riguardo al reato associativo per la commissione di truffa e false attestazioni ai danni della Asl di Caserta. “Saremo inflessibili con chi ha sbagliato, applicando, non appena avremo le carte della Procura, la legge Madia sul licenziamento immediato degli assenteisti – dice il direttore generale dell’Asl di Caserta Mario De Biasio, interpellato dall’Ansa – Questi fatti sono gravissimi – ha aggiunto De Biasio – ma sono avvenuti quando ancora non eravamo intervenuti per installare il dispositivo con le impronte. Da quel momento, era la fine del 2017, le cose sono sicuramente migliorate”.