Il dicastero ha presentato le 22 azioni contenute in 55 pagine per la "conservazione e gestione" della specie, eliminando le uccisioni che erano previste nel piano del 2017, per questo motivo congelato dalla Conferenza Stato-Regioni. Il ministro: "Serve prevenzione attiva" e un censimento formale
Il ministero dell’Ambiente cancella le uccisioni dei lupi. Nel nuovo “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” gli “abbattimenti controllati” che erano previsti nel precedente piano redatto dal governo Gentiloni nel 2017 sono stati esclusi. “Ribadiamo che non servono“, ha spiegato il ministro Sergio Costa, sottolineando come invece serva “una strategia, che abbiamo delineato in 22 azioni“. Gli abbattimenti avevano provocato polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza Stato-Regioni. Esclusa dunque la riapertura della caccia, mentre rimangono tutte le altre misure per permettere la convivenza fra lupi e bestiame.
Il ministro Costa osserva che “serve una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti”. Per prevenire i conflitti con la zootecnia, il ministero dell’Ambiente si sta confrontando, ad esempio, con il Ministero delle Politiche agricole per valutare la possibilità di sperimentare interventi innovativi in specifici ambiti territoriali, anche ristretti, che vivono problematiche uniche, come avviene in altri Paesi europei. Nel periodo di campionamento 2017-2018, la stima del numero di lupi presenti sulle province delle Alpi è triplicata, passando dai 100-130 del 2015 a 293 individui. Mentre sugli Appennini la stima è confermata in 1.580 animali in media. Ma manca una stima formale basata su un programma nazionale di censimento del lupo. Il ministro Costa spiega che “spesso si grida ‘al lupo, al lupo’ ma si tratta di ibridi o di cani vaganti“.
Il nuovo piano, che sostituisce quello in vigore del 2002 ed è stato consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione, prevede 22 azioni che puntano “alla conservazione” della biodiversità e a “minimizzare il suo impatto sulle attività dell’uomo”. Il documento di 55 pagine, redatto dopo consultazioni con Regioni, Province Autonome, Ispra e portatori di interesse, porta a un rafforzamento del ruolo del ministero dell’Ambiente: ad esempio sostiene il monitoraggio del lupo attraverso il supporto tecnico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale in modo da avere dati più affidabili – in assenza di un censimento preciso – e punta ad una maggiore informazione e comunicazione pubblica dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie.